Si susseguono in queste ore le analisi sul voto delle recenti elezioni regionali.
Con l’autolesionismo che caratterizza da sempre il PD amplificato dalle incomprensioni, dai rancori e dal proverbiale scarso acume politico sono iniziate a livello cittadino le rese dei conti e la ricerca di capri espiatori.
L’impressione è che pochi abbiano capito fino in fondo che ad uscire sconfitto da questa tornata elettorale non è stato questo o quel partito ma il sistema dei partiti nel suo insieme.
Se si fanno un po’ di conti solo un pugliese su 3 ha espresso con chiarezza la sua fiducia al candidato di un movimento politico di tipo tradizionale.
I restanti 2/3 sono coloro che non sono andati a votare, coloro che hanno annullato la scheda nell’urna e non me ne vogliano gli elettori del “Movimento 5 Stelle” anche molti tra coloro che li hanno scelti per pura e purtroppo sterile protesta, visto che si autoescludono dal governo delle istituzioni “a prescindere”.
Il cuore del problema a Brindisi come in tutta Italia è il progressivo abbandono della democrazia partecipata da parte di masse sempre crescenti di cittadini.
Questi chiedono soprattutto più lavoro, più giustizia sociale e meno tasse.
Tutte queste cose si possono ottenere con gradualità e sacrifici attuando riforme radicali come quelle che l’attuale governo, pur con innegabili sbavature, sta cercando di portare avanti.
La dialettica interna è importante ma pensare che una “resa dei conti” possa cambiare le sorti della nostra città e della nostra regione sa più di bieca lotta per il potere che di sana conflittualità mirata al bene comune, facendoci concludere che la dura lezione che i cittadini ci hanno voluto dare il 31 maggio non è stata capita.
Salvatore Valentino
Presidente Associazione politico-culturale “Brindisi Democratica”
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