May 1, 2025

Vedendo giocare domenica sera il neo acquisto dell’Enel Brindisi, Blaz Mesicek, ho trovato la risposta ad un quesito che in tanti, soprattutto negli ultimi anni, addetti ai lavori e non, si sono posti. Ovvero, come mai, la Brindisi cestistica in queste ultimi stagione nella massima serie non sia riuscita a sfornare un solo prodotto del vivaio locale e lanciarlo in pianta stabile in prima squadra?

 

La risposta è molto più semplice di quanto si possa immaginare e sta tutta in una parola…talento. Lo stesso che a 19 anni anni ha permesso alla giovane ala slovena di entrare in campo senza farsi tradire dall’emozione, mostrare il piglio del veterano, avere la freddezza e la lucidità di mettere dentro canestri importanti.

Tutto questo, ripeto, a 19 anni. Del resto se non hai talento difficilmente puoi immaginare un simile esordio che è coinciso con la migliore prestazione stagionale dell’Enel Brindisi che ha letteralmente annientato Caserta (100-72) al termine di 40′ minuti nei quali la formazione di coach Sacchetti specialmente nel primo e nell’ultimo quarto ha praticamente rasentato la perfezione, mettendo alla corde una Juve che, verso la fine del terzo quarto era riuscita a prendere in mano le redini del gioco ed evidentemente credere nella rimonta.

Sul -10 e palla in mano ai bianconeri, però, due grandi giocate (la prima difensiva con lo sfondamento subito e la seconda offensiva, con una tripla pesante) di capitan Marco Cardillo hanno definitivamente spento la luce a Caserta che, nell’ultimo quarto, è caduta sotto i colpi di Brindisi.

 

Il tutto sotto gli occhi dei 3500 del PalaPentassuglia, gremito in ogni ordine di posto, festante come non mai.

Un palasport che, semmai ce ne fosse bisogno, ha messo a nudo tutti i suoi limiti. Gli stessi che gli inviati de “L’Equipe” non hanno esitato a mettere in evidenza in occasione del servizio dedicato ad Amath M’Baye.

E’ inutile continuare a far finta di niente: Brindisi ha bisogno di un nuovo palasport.
Sia ben chiaro però, a questa città non serve una struttura faraonica, una cattedrale nel deserto, serve un impianto al passo con i tempi. Una struttura adeguata sia per il pubblico che per gli addetti ai lavori.

Non si può più ignorare il fatto che ci sono spettatori che pagano il biglietto per non godersi lo spettacolo o giornalisti (intesi anche cameramen e fotografi) che, la domenica, per svolgere il proprio lavoro devono fare i conti con mille difficoltà logistiche.

 

La partita contro Caserta rappresenta la migliore occasione per denunciare ancora una volta tutto ciò, perché la spettacolare vittoria di domenica rappresenta il migliore spot possibile sia in termini sportivi che d’immagine che questa realtà oggi è in grado di offrire non solo alla città, ma all’intera regione e senza dubbio all’intera penisola.

 

L’esordio di Mesecik ha rappresentato non solo un ulteriore sforzo economico portato a termine dalla società biancoazzurra, ma al tempo stesso la competenza e la lungimiranza di uno staff che è riuscito a strappare alla concorrenza (e si parla di numerose società europee) uno dei più interessanti prospetti a livello continentale, un giocatore che nei prossimi anni è destinato a vestire la casacca di una delle franchigie della Nba.

 

Senza considerare che, in questa stagione, con un budget notevolmente ridotto rispetto agli anni scorsi, il general manager Alessandro Giuliani è riuscito a portare a Brindisi delle vere e proprie scommesse che oggi si stanno prepotentemente ponendo all’attenzione del massimo campionato italiano.

 

 

La vittoria con Caserta è stata la conferma della crescita già mostrata nelle scorse partite.

Già su due campi difficili come quelli di Avellino e Milano questa Enel Brindisi ha dimostrato di poter giocare alla pari contro qualsiasi avversari. Ma ora che insieme alla condizione tecnico-tattica sta crescendo di pari passo quella psico-fisica, il risultato è che questa squadra ha ormai assimilato il credo cestistico del suo allenatore, gioca e si diverte ma soprattutto diverte. Certo, ogni tanto si concede qualche amnesia difensiva di troppo, qualche brusco passaggio a vuoto, ma anche a questo l’esperto e navigato sacchetti sta provando a porre rimedio.

 

Del resto quando hai a disposizione “tre moschettieri” in grado di assicurarti il 60 per cento del fatturato (Carter, M’Baye e Scott autori di 61 punti), una batteria di esterni di assoluto valore (Goss, Moore, lo stesso Scott) e soprattutto una condizione mentale in continua crescita, puoi permetterti di guardare all’immediato futuro con ottimismo. Già perchè la vittoria contro la Juve ha consentito a Brindisi di fare un interessante passo in avanti in classifica soprattutto in chiave Final Eight. Ancora due ostacoli da superare, a partire da quello di lunedì 2 gennaio a Capo d’Orlando, contro la rivelazione di questo massimo campionato, alla ricerca di nuovi equilibri dopo la sofferta cessione di Bruno Fitipaldo al Galatasaray, per poi concludere il girone di andata contro la Reyer Venezia.

 

 

P.S.: In apertura parlavo della mancanza di giocatori brindisini nel roster biancoazzurro.

Ieri sera nelle fila della Juve Caserta ha giocato un “ragazzone” con la canotta numero 21, un certo Marco Giuri, brindisino “doc”, figlio di Enzo e nipote di Giuri, due fratelli che hanno fatto la storia della pallacanestro brindisina. Marco ha indossato la maglia della New Basket Brindisi durante la prima stagione di coach Piero Bucchi a Brindisi, quella della vittoria della Coppa Italia di LegaDue e dell’immediato ritorno nella massima serie.

Un gran bravo ragazzo, un grande atleta ed un professionista serio che anche ieri ha dato il massimo pur giocando contro la squadra della sua città, davanti a centinaia di suoi amici.

Nei suoi confronti in più di una occasione sono piovuti fischi apparsi evidentemente esagerati e ingenerosi.

 

Voglio sperare che siano stati fischi per così di dire…di ammirazione (considerate le tre bombe messe a segno nella prima parte di gara) nei confronti di un giocatore comunque temuto.

Se così non fosse sarebbero fuori luogo e rappresenterebbero una ingiustificata mancanza di rispetto nei confronti dell’unico giocatore brindisino, attualmente protagonista nella massima serie, che al contrario ha sempre rispettato i “suoi” tifosi. Intesi quelli biancoazzurri.

 

Pierpaolo Piliego

 

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