Il Palazzo dell’Episcopio, storicamente luogo di importanti riunioni e di stipula di contratti nonché sede del tribunale ecclesiale, a seguito di restauro conservativo del piano terra, da parte della Società Restaurea Srl, sarà il fulcro del Museo Diocesano di Arte Sacra “Giovanni Tarantini”.
Giovedì 10 agosto alle ore 19,00 l’Arcivescovo di Brindisi-Ostuni S.E. Mons. Domenico Caliandro inaugurerà il nuovo Museo Diocesano di Arte Sacra di Ostuni.
Il progetto di restauro (finanziato dal FSC 2007/2013, Accordo di Programma Quadro “Beni ed Attività Culturali”, Delibera CIPE n. 92/2012), eseguito dalla Società Edile Restaurea S.r.l. del Geom. Franco Caldarulo, scaturisce dall’espressa volontà della Diocesi di Brindisi – Ostuni di tutelare e riqualificare il complesso architettonico dell’intera Piazza Cattedrale (Episcopio, Ex Seminario, Ponte e Curia) al fine di farlo divenire il fulcro culturale della città antica.
Cenni storici
Così come descritto dall’arch. Carmine Specchia (progettista e direttore dei lavori) nella relazione tecnica del progetto di restauro, il palazzo dell’Episcopio “funge da quinta architettonica e sfondo prospettico di Largo Arc. Trinchera (piazza Cattedrale) segnando fisicamente il perimetro nord della piazza per chi percorre in salita il centro storico attraverso l’arco, voluto da Federico II di Svevia, detto degli Incalzi, risalente al periodo 1228 – 29, mediante il quale si accedeva alla Piazza del Baglio e al castello normanno. All’ingresso della piazza sul lato destro si può contemplare la Cattedrale, dalle linee tardo gotiche risalenti alla seconda metà del XV secolo. Collegata alla Cattedrale e fronteggiante l’ingresso alla piazza è ubicata la facciata dell’Episcopio, a seguire l’arco di collegamento voluto dal Vescovo Francesco Antonio Scoppa nel 1750 tra l’episcopio e l’edificio della Cura, il cui fronte costituisce il quarto fronte della piazza”.
Inoltre, le pergamene custodite nell’Archivio Capitolare menzionano locali e ambienti dell’antico Palazzo a partire dal 1307. Un primo spazio riferibile all’Episcopio, anticamente della “Curia”, era l’ufficio amministrativo della diocesi e venivano compilati gli atti e i documenti ufficiali disposti dal vescovo. Luogo di importanti riunioni e di stipula di contratti nonché sede del tribunale ecclesiale da cui dipendevano i chierici maggiori e minori, gli oblati, le cappellanie, le opere pie e le associazioni religiose.
Ed ancora, dal chiostro fornito di cisterna si accedeva ad una grande stalla sotto l’attuale Salone del piano superiore. Altri locali annessi e forse ipogei servivano da depositi, mentre al di sotto della scala era situato il carcere criminale.
Il portale del Palazzo era decorato con lo stemma di Duchessa Isabella D’Aragona che ancora oggi è sull’ingresso dell’edificio.
Successivamente alla morte del vescovo Brancaccio la sede episcopale ostunese venne soppressa e unita a quella di Brindisi. Nel 1821, a seguito delle insistenti richieste di reintegrazione dei diritti perduti, la Cattedra di Ostuni fu riconosciuta dal pontefice Pio VII separata e distinta da quella di Brindisi, dichiarata nello stato, nel grado e nell’onore di sede vescovile e ritornando a godere del pieno possesso del proprio patrimonio finanziario; veniva però retta dall’arcivescovo di Brindisi in qualità di amministratore perpetuo.
Infine, rimasto disabitato per molti anni, il Palazzo vescovile fu riparato e risarcito dal vescovo Pietro Consiglio (1825-1839).
Spazi Museo
Gli spazi museali al piano terra del Palazzo dell’Episcopio sono così composti: spazi espositivi, servizi al museo (laboratori di restauro, depositi, uffici), servizi all’utenza (biglietteria, libreria e gadget de museo, bagni) e spazi non destinati al museo di pertinenza del piano superiore.
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