In pieno periodo ferragostano il comunicato stampa dell’ASL di Brindisi relativo all’apertura dell’ambulatorio Medico Sociale “ San Giuseppe Moscati- Croce Rossa Italiana” crea non poche perplessità. Non per l’iniziativa in sé, che vede già in Italia molte realtà di associazioni di volontariato di medici e altro personale sanitario mettere le proprie competenze a disposizione, gratuitamente, dei cittadini, sopperendo alle carenze di un Servizio Sanitario Pubblico sempre più in difficoltà per le ragioni che tutti conosciamo: tagli alle risorse del fondo nazionale, personale sottodimensionato, riorganizzazione dell’assistenza territoriale di fatto solo dichiarata, ma parliamo di Associazioni. Allora pur considerando meritoria la disponibilità del personale sanitario a offrire il proprio contributo in questo ambulatorio, la domanda che desideriamo rivolgere al management dell’ASL è: l’accesso alle cure è ancora un diritto costituzionale? Per noi la risposta non può che essere SÌ. Quindi non è costituzionalmente accettabile che si crei un ambulatorio medico dedicato alle persone economicamente più fragili, indirizzate a tale ambulatorio dal proprio medico di famiglia o dai servizi sociali! E’ un enorme passo indietro rispetto al diritto alla salute e alla grande riforma sanitaria attuata con il Sistema Sanitario Pubblico Universale. Ed è anche fortemente in contraddizione con tutto ciò che normativamente si è cercato di concretizzare attraverso un sistema territoriale integrato di servizi sociali e sanitari. L’Asl deve impegnarsi perché si realizzi, anche a Brindisi, un servizio sanitario pubblico universale che rispetti la dignità delle persone, soprattutto di coloro più svantaggiati economicamente. Altrimenti cosa si intende quando parliamo di presa in carico della persona che ha bisogno di cura? Siamo quindi d’accordo con l’appello rivolto all’ASL da Bruno Mitrugno di rivedere la proposta dell’ambulatorio Medico Sociale, indirizzando l’impegno a snellire le liste d’attesa o a realizzare, per esempio, quanto già si è appena definito con l’Accordo Integrativo Regionale con i Medici di Medicina Regionale. Perché al Di Summa non si costituisce logisticamente una delle AFT (Aggregazione Funzionale Territoriale), così come previsto dall’Accordo e non si lavora nel connettere questa con le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità? Nella delibera Regionale relativa all’Accordo si fa chiaro riferimento agli obblighi delle ASL riguardo il funzionamento di tale ulteriore “struttura” del sistema sanitario territoriale, e si dichiara anche che: “E’ fatto obbligo alle Aziende Sanitarie Locali fornire ai cittadini, adeguata informazione e comunicazione in merito ai servizi resi nonché agli orari di apertura degli studi e delle sedi afferenti a ciascuna AFT”. Sarebbe sicuramente un percorso alternativo per chi, avendo un problema di salute, è costretto a rivolgersi al Pronto Soccorso. Ma nell’ASL di Brindisi riguardo alle AFT siamo a conoscenza solo di quanto dichiarato attraverso un comunicato stampa a fine giugno scorso.
È evidente che il problema è complesso e che, specialmente nell’ASL di Brindisi, il percorso di riorganizzazione della rete sanitaria è ancora impervio, ma ciò non significa che l’ASL o tutti gli altri livelli istituzionali deputati a garantire il diritto alla salute possano scegliere scorciatoie che riportano indietro nel tempo, a un’idea di risposta caritatevole, a ciò che invece è un sacrosanto diritto di ciascuna e di ciascuno di noi, e che non si svende sulla base dell’ISEE. Come Sindacato Pensionati della CGIL, siamo pronti a dare un il nostro contributo per il miglioramento del sistema sanitario territoriale, riprendendo quel confronto costruttivo che si era avviato con le parti sindacali, interrotto però circa un anno fa.
Rosa Savoia
La Segretaria Generale SPI CGIL Brindisi
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