La riflessione di Angelo Stanisci sulla rissa in Piazza Cairoli offre uno spunto prezioso per avviare una discussione più ampia sulla nostra realtà cittadina. Il professionista della comunicazione invita a guardare oltre il fatto di cronaca e richiama l’attenzione su fragilità strutturali che richiedono risposte concrete e coordinate. Serve una visione di lungo periodo, con politiche pubbliche capaci di integrare prevenzione, inclusione e ordine, sostenute da una comunicazione istituzionale chiara e trasparente, in grado di rafforzare la fiducia dei cittadini nella gestione della città.
La rissa ha suscitato grande attenzione mediatica, ma fermarsi a questo sarebbe riduttivo e rischierebbe di portare fuori strada.
Brindisi, pur avendo compiuto grandi progressi rispetto agli anni più difficili tra la fine del Novecento e i primi Duemila, continua a fare i conti con criticità rilevanti: incendi di auto, furti, devastazioni di beni pubblici, intimidazioni agli amministratori, gestione complessa della movida, diffusione di sostanze stupefacenti tra i giovani e fenomeni di riciclaggio di denaro sporco. A tutto questo si aggiunge un grande senso di impunità che pervade la città, alimentando sfiducia e disaffezione nei confronti delle regole e delle istituzioni.
Questi episodi non rappresentano singole emergenze, ma segnali di un tessuto sociale che ha bisogno di cura, oltre che di controllo.
E qui si innesta la sfida della trasformazione economica. Brindisi sta attraversando un processo di deindustrializzazione che rappresenta un crocevia decisivo per il proprio futuro: se governato con lungimiranza, può trasformarsi in opportunità per creare nuove filiere produttive e occupazionali; se affrontato senza visione, rischia di alimentare nuove tensioni sociali. Come ricorda l’economista Joseph Stiglitz, «le economie che lasciano indietro intere comunità aprono spazi per l’instabilità e l’illegalità». È quindi fondamentale investire da subito in formazione, riqualificazione professionale e politiche attive del lavoro, perché la storia insegna che la riduzione della forza lavoro e le espulsioni dal mondo produttivo accrescono sempre la vulnerabilità sociale, offrendo terreno fertile alla criminalità.
Brindisi ha bisogno di un piano integrato che sappia mettere in relazione sicurezza urbana, coesione sociale e sviluppo economico. Durkheim ricordava che «la coesione di una società dipende dal senso di appartenenza e dalla fiducia nelle regole comuni». Coltivare questo senso di comunità è il primo passo per ridurre il rischio di marginalità e rafforzare il capitale sociale.
La sfida è trasformare criticità e insicurezze in occasioni di rigenerazione urbana e di crescita condivisa. Le istituzioni possono diventare catalizzatori di questo percorso, con il supporto delle realtà produttive, del terzo settore e delle associazioni locali.
Non è un periodo semplice. Le istituzioni più vicine ai cittadini attraversano fasi delicate: il Comune capoluogo è segnato da divisioni interne e percepito come del tutto inefficiente, mentre Provincia e Regione si preparano a cambiamenti di guida. Eppure, la speranza resta: che il Sistema Stato, il mondo economico e la società civile trovino un terreno comune per trasformare le criticità in leve di sviluppo. Solo così la cronaca potrà raccontare non più una sequenza di emergenze, ma l’avvio di una rinascita condivisa, di una comunità capace di rialzarsi, innovare e costruire il proprio futuro con responsabilità e visione.
Oreste Pinto
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