Quante voci nella Notte, un’armonia difforme e coesa al lume delle fiammelle che al tramonto illuminavano l’ingresso del Liceo Marzolla.
Non era facile né scontato confermarsi, la lieta incoscienza dello scorso anno sostituita da una maggiore consapevolezza dell’impegno, da una più attenta e matura valutazione dei dati e degli obiettivi.
Ci siamo riusciti.
L’enthusiasmòs che ci aveva visti operosamente febbrili un anno fa oggi ha assunto le forme regolari della costruzione , della programmazione, della creazione di un mondo/luogo in cui accogliere il visitatore e portarlo a spasso tra suggestioni molteplici e diversamente dislocate nel tempo.
Compare così il palco, che da corpo alla voglia di rappresentare “l’aereo pensiero” per dirla con Sofocle, e si popola dunque di Dante e di Shakespeare, delle Antigoni e Giuliette e Cassandre e Lea Garofalo, vittime illustri della filìa, dell’amore per l’altro, che sia fratello , amante, verità o giustizia , dei tanti Faustus occultati alla vista dall’amore per la conoscenza e macerati, letteralmente, consumati, -fisicamente-come lo straordinario interprete del monologo, dall’ansia impotente a superare il limite concesso agli umani.
Presenze leggere e leggiadre, i “folletti” ammiccanti della parodia dell’Inferno , le ciniche eroine del mito alle prese con l’eterna sfida alla prevaricazione maschile, le note fresche dei violini acuite nel sax, declinate energicamente nel rock e nel melancholic acustico delle chitarre in chiusura , poi la strana coppia dei presentatori, l’impegno civile, la testimonianza e la scuola fusi nei saggi di Platone, Gramsci, Pasolini, Montale, Falcone, mixati in percorsi in apparenza labirintici convergenti ad un concetto: il classico è contemporaneo.
Così sintetizza l’ospite d’onore, l’attore Enzo Decaro, che di classico ha la formazione e la tendenza sofistica a proporre “discorsi forti e deboli” , come spiegare la differenza tra credenza e verità e tra tecnologia e cultura , per giungere all’auspicio che questa generazione, che cresce sotto i nostri occhi invidiosi- ma la gioventù è un sogno, una chimica follia e non solo per F.Scott Fitzgerald- possa finalmente tornare all’unità primigenia, quella in cui la cultura della tecnologia , oggi imperante, si fonda naturalmente alla tecnologia della cultura.
Nel nostro piccolo crediamo in questo interscambio, in questo rimando di specchi, di voci, i nostri ragazzi dissertano di chimica e matematica così come traducono e speculano, ma, aldilà di ciò che apprendono, essi diventano e sono.
Artefici, come è accaduto per i film makers, gli scienziati in erba e i registi, di quello che non discende direttamente dai libri ma dalla comprensione delle potenzialità e debolezze che in essi si celano, eternamente uguali, come gli istinti primari, come quel notturno dall’Iliade di Omero (che conclude ufficialmente la Notte in tutti gli istituti partecipanti) , delicato e fragile alito di vita nel desolato scenario della guerra di tremila anni fa, così rabbiosamente simile a tutte quelle venute dopo.
La vera provocazione è qui, nell’ essere noi , oggi, contemporanei dei classici.
E lo gridiamo nella Notte.
Prof.ssa Daniela Franco
Liceo Classico B. Marzolla
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