May 4, 2025

la cena non è stata un granchè …
per carità, la “shkuma” era davvero fresca e l’ho condita poco : un filo d’olio Lillo, quello quasi verde per intenderci, e un’idea di sale rosa …
il resto non me lo ricordo neanche ma, d’altronde, il cibo, nelle cene del martedì è un pretesto e io, E. ed M. lo sappiamo bene …
sono passate da poco le 11 e arriviamo sul lungomare …

l’aria che arriva su questa strada deserta è umida e sa di salsedine … dobbiamo percorrerlo tutto per lasciare E. al suo albergo e non è proprio la serata adatta per godersi questo angolo di città …
le luci del villaggio pescatori sono ovattate e quelle gialle del monumento irradiano un alone compatto che sembra formato da migliaia di goccioline come quelle che mi stanno inumidendo il giubbotto …
ogni tanto una folata di vento più freddo mi colpisce la nuca e mi accorgo che ho le spalle rigide, contratte, tese …
il canale Pigonati è un buco nero fra due luci … una verde ed una rossa … evocano inseguimenti di contrabbandieri e uscite di pescherecci …
ho il tempo per guardarmi attorno …
abbiamo già parlato per tutta la sera …
come al solito, di tutto …
abbiamo rispolverato il vezzo di sentirci vecchi, abbiamo riso e scherzato sugli ultimi acciacchi e fatto programmi per i prossimi cento anni …
abbiamo raccontato in modo surreale gli ultimi drammi personali …
abbiamo sparlato di questa città come solo chi la ama può sparlarne cercando di coinvolgere nel nostro amore anche E. , affermato imprenditore romano … stiamo bene, sufficientemente sereni e abbastanza in pace con noi stessi … adesso c’è un attimo di silenzio e mentre camminiamo le nostre ombre si allungano e si accorciano mentre superiamo, uno dopo l’altro, questi nuovi bei fanali … non c’è nessun altro …

 

 

e all’improvviso la voce che mi arriva alle spalle mi stupisce …
scusate, sapete a che ora c’è l’ultima motobarca per il casale? …

 

 

è una ragazzina di quindici o sedici anni …
è bionda tinta, ha un trucco leggermente pesante che stride con le fattezze ancora da bambina …
è bassina, impacciata, grassottella …
rimane a distanza mentre ci guarda ed è quasi spaventata di avere a che fare con tre sconosciuti su un lungomare deserto …
rispondo che forse l’ultima motobarca era alle 11 e che dovrà prendere la corriera …
a Brindisi, quelli della mia generazione dicono ancora così … dice che non ce ne sono più …

 

è dispiaciuta, spaventata, indecisa, ansiosa …
nessuno di noi tre sa cosa dire …
la ragazzina ringrazia e accenna ad andar via ma non è indecisa …
ha lo sguardo preoccupato …
potrebbe essere mia figlia ..
dovrei, dovremmo dirle qualcosa …
forse accompagnarla …

 

siamo paralizzati …
tre uomini fatti, grandi e grossi, sufficientemente sereni e abbastanza in pace con se stessi …
tre padri …
tre persone per bene che rimangono fermi a guardare una ragazzina che sta quasi per piangere per il ritardo di cui le chiederanno conto …
per la strada lunghissima che dovrà fare a piedi …
per la situazione nuova e pericolosa nella quale si trova per la prima volta nella sua vita …
adesso biascica una frase che non capisco ma nella quale riconosco la parola passaggio …
non lo ha chiesto a noi, ci sta semplicemente informando che se ne andrà così …
chiedendo un passaggio …

 

 

siamo ancora fermi a guardarla mentre se ne va …
adesso il silenzio che c’è fra me, E, ed M, è un silenzio diverso …
ma dura poco …
ma guarda come siamo diventati …
e si, forse avremmo dovuto accompagnarla …
ma no, avremmo potuto passare dei guai …
e chi ci dice che per giustificarsi non avrebbe inventato qualcosa che ci avrebbe fatto passare un brutto quarto d’ora …
ma forse avremmo dovuto …
no, io non l’avrei mai fatto, conosco chi si è cacciato nei guai seri per cose del genere …
ma la strada sarà lunga e pericolosa …
fermerà una pattuglia … speriamo …
speriamo …

 

 

continuiamo a camminare e adesso che siamo quasi vicini all’albergo le ombre cominciano a sparire per la luce forte dei lampioni piantati nel pavimento …
forse avremmo dovuto … si ma come potevamo dire? vieni con noi … e se avesse telefonato al padre ….
avremmo dovuto telefonare noi e spiegare la situazione …
forse ….

 

 

adesso siamo vicini all’ingresso dell’albergo quasi sopra i fanali arancioni e potenti che illuminano la facciata …
non ci sono più le ombre … mi guardo attorno …
a nessun lato c’è l’ombra ….
mi sembra una metafora … un segno … quasi una sentenza …
… non mi piaccio …

 

 

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