May 4, 2025

Etichetta: Temporary Residence Ltd.

Genere: post-rock

I MONO sono una delle rare gemme dell’ingolfato panorama post-rock mondiale. In un genere tanto inflazionato e saturato da continui “copia e incolla”, crescendo prevedibili ed interminabili arpeggi senza senso, la band è stata in grado di emergere mettendo in mostra una forte personalità, tratto che è rimasto pressoché costante nel corso della carriera del gruppo, partito con i suoni duri e cupi degli esordi, per approdare poi ad un sontuoso impasto romantico-orchestrale, rappresentato dall’imprescindibile “Hymn to the immortal wind”.

Il nuovo “The Last Dawn/Rays Of Darkness” è un album, come suggerisce il titolo stesso, diviso in due sezioni distinte, i cui titoli sono adeguate premesse alle emozioni che permeano le due parti.

In “The Last Dawn“l’orchestra ha un ruolo di primo piano: il pianoforte di “Katana”e archi di “The Land Between Tides/Glory”, disegnano paesaggi crepuscolari delicati il cui senso di distacco è cesellato dalla decadente melodia di “Where We Begin”. I delay, i feedback e le armonie quasi spettrali sono mitigate dal calore dell’orchestra, il sole di questa simbolica ultima alba. Ma il giorno termina per lasciare spazio alla notte ed alla seconda parte dei disco. “Rays of Darkness”, stravolge il paesaggio malinconico della precedente sezione, virando violentemente verso le distorsioni ed il noise. “Rays of Darkness” è un tripudio di attacchi elettrici, i tredici minuti di “Recoils, Ignite”, sono la colonna sonora di una piana senza fine sconquassata dalla tempesta. “Surrender” è un brano spiazzante: l’apocalissi sonora viene improvvisamente lacerata dalla tromba di Jacob Valenzuela, in forza ai Calexico, con un impatto emotivo esplosivo. La conclusiva “The Last Rays” seppur nella sue scariche e convulsioni rappresenta quasi una salvezza dalla precedente “The Hand That Holds The Truth”, brano doom appesantito nella sua carica dalla voce del connazionale Fukagawa, frontman degli storici Envy.

The Last Dawn/Rays Of Darkness” è un album da ascoltare e “sentire”. I MONO centrano ancora una volta il bersaglio, riuscendo a catturare l’essenza stessa del post-rock: l’emozione.

James Lamarina

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