May 1, 2025

Caro Nichi,

a tuo dire la «diaspora» di Sinistra Ecologia Libertà, almeno nel senso di dispersione di una comunità solidale, non c’è o non sarebbe mai avvenuta, consistendo in un programmato stillicidio di parlamentari senza soddisfazione. Noi invece vorremmo segnalarti, da militanti che godono di una diretta praticata conoscenza dei territori pugliesi, che il partito è fiaccato da una acuta condizione di sofferenza di cui si deve tenere necessario conto.

Su una premessa non potremo non convenire: quel che sta accadendo a SEL, prima ancora di essere definito dalla politologia, è un doloroso accidenti che segna il destino della sinistra italiana moderna ed anche quello di chi a vario titolo ne é protagonista. E sarà difficile non incuneare questo – come vogliamo chiamarlo? – processo di sfaldamento nell’avvento del «renzismo».
L’avvio di una fase nuova, non della «politique politicienne» ma della stessa storia dell’Italia, ha costretto la sinistra di cui, a pieno titolo e con le migliori intenzioni, facciamo parte, a misurarsi con un linguaggio nuovo, con nuove parole d’ordine e con prospettive inedite.
Giunti quindi ad un bivio, avremmo potuto rinvigorire l’impeto delle nostre battaglie sui temi del lavoro, della solidarietà, della salute pubblica, ma rispondendo con un più adeguato registro alle istanze che da più parti ci venivano rivolte.
Sul decreto Irpef (quello della redistribuzione degli 80 euro, per intenderci), avremmo ad esempio dovuto rilanciare, incalzando il Governo a comprendere tra i destinatari del provvedimento anche i pensionati e gli incapienti. Abbiamo invece preferito impantanarci in un dibattito privo di senso, in una conta altrettanto dissennata, con una parte del partito che rivolgeva la testa all’indietro, ricacciando le potenziali opportunità nel «cul de sac» dell’ideologia: una scelta di retroguardia che una larga parte dei nostri blocchi sociali di riferimento non ha condiviso e probabilmente non ha addirittura compreso.

La sofferenza è quindi certamente legata alle non sporadiche curvature della linea politica e della stessa ispirazione originaria di SEL, inquinata da molta poca chiarezza come accaduto per la sgangherata decisione di sconfessare la determinazione ad entrare nel PSE.
E’ allora la gestione del partito, preda di sterili personalismi e ripicche, ad aver inferto al corpo già debole della nostra comunità colpi tremendi. Ciò è accaduto in Italia come in Puglia, regione in cui la recente leadership azzarda nobili ma forse vani tentativi di ricomporre un quadro ormai gravemente compromesso: con tutta evidenza non erano necessarie le tue dimissioni, Nichi, ma erano dovute quelle di altra parte del gruppo dirigente. Come per una improba fatica di Sisifo, infatti, mentre da un lato governavi con accortezza, lungimiranza ed integrità, dall’altro la dirigenza regionale sembrava indulgere al «cupio dissolvi» e smantellare i risultati conseguiti, per di più alimentando il malcontento di quel partito lontano dalle torri d’avorio che insiste nei territori e che si confronta quotidianamente con il disagio ed i problemi delle persone.

Che cosa resta da fare, allora? Si riparta con la più alta tensione morale dalle ragioni fondanti di SEL, sinistra che si candidava ad incidere direttamente, dalle sedi del governo, sui processi. E si abbandonino le velleità testimoniali, che rischiano la deriva minoritaria anche ben al di là delle intenzioni.

Toni Matarrelli (Deputato SEL)
Alfredo Cervellera (Consigliere Regionale SEL)
Michele Ventricelli (Consigliere Regionale SEL)

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