April 30, 2025

Mentre Monica Setta raccoglie i frutti del successo del suo programma “Storie di donne al bivio”, tornato in prima serata su Rai2 dopo i buoni ascolti in seconda serata e nel pomeriggio del sabato, una questione legata all’imitazione di Giulia Vecchio nel GialappaShow su TV8 ha riportato la giornalista al centro dell’attenzione. L’imitazione, come spesso accade in contesti satirici, è stata marcata, caricaturale, e non del tutto gradita dalla diretta interessata, che ha chiesto ai suoi legali di scrivere a TV8. «Non per bloccare la Gialappa’s – ha precisato – ma per tutelare il marchio Rai e arginare derive social che rischiano di generare confusione sul mio nome».

 

Il punto non è la libertà della satira – che Monica Setta afferma di rispettare, riconoscendo che «fa il suo mestiere, dà fastidio e mi sta bene» – quanto l’effetto dell’indicizzazione sui motori di ricerca: chi cerca il suo nome trova la parodia prima della persona, un corto circuito digitale che la giornalista desidera correggere.

Il confronto, sebbene portato in sede legale in forma garbata e senza palesi intenti censori, acquista un significato particolare se si considera che Monica Setta e Giulia Vecchio sono entrambe brindisine, e che tra le due non mancano la stima e il rispetto reciproci.

 

Due percorsi molto diversi, due generazioni, ma un’origine comune: Brindisi, città di mare, città del Sud che ha visto nascere e crescere queste due donne determinate e di talento, oggi protagoniste del panorama televisivo nazionale.

 

Monica Setta, classe 1962, è una figura storica del giornalismo italiano. Figlia unica di un dirigente d’azienda abruzzese e di Liliam, una insegnante elementare di Rieti, entrambi trasferiti in Puglia per lavoro. Dopo l’esperienza con il Quotidiano di Brindisi,  si trasferisce a Roma per laurearsi in filosofia, poi a Milano per la redazione economica de Il Giorno, e infine torna nella Capitale seguendo Indro Montanelli a La Voce. In televisione approda nel 2002 con Omnibus, per poi affermarsi negli anni in Rai, fino agli ascolti record con Unomattina in famiglia e ai successi più recenti con Generazione Z e Storie di donne al bivio.

 

Giulia Vecchio, più giovane, è cresciuta tra le chianche del centro storico brindisino e ha scoperto il teatro grazie a una gita scolastica a Siracusa. Allieva di Sara Bevilacqua, dopo il diploma al liceo classico e una formazione teatrale al Piccolo Teatro di Milano, ha costruito una carriera poliedrica tra palcoscenico e televisione. Dai varietà satirici come La TV delle Ragazze e Bar Stella, all’impegno personale nel promuovere la cultura della sua città, fino al suo applauditissimo monologo teatrale “Non so piangere a comando”, Giulia è oggi una delle attrici emergenti più interessanti della sua generazione.

 

Il suo sentito discorso per la candidatura di Brindisi a Capitale Italiana della Cultura ha colpito per autenticità e profondità, ricordando come arte, bellezza e immaginazione possano salvare vite, a partire dalle periferie dell’anima. In quelle parole, Giulia Vecchio ha reso omaggio non solo alla sua città, ma anche a chi – come Monica Setta – ha tracciato sentieri prima di lei, dimostrando che dal Sud si può partire e conquistare l’attenzione nazionale restando fedeli alla propria identità.

 

L’episodio dell’imitazione, se letto in controluce, racconta qualcosa di più ampio: la complessità del successo, la delicatezza dell’immagine pubblica, il valore del rispetto anche nel gioco della satira. Ma soprattutto, ci ricorda che dietro ogni figura pubblica c’è una storia, un cammino, un legame profondo con le proprie radici.

E a volte, come in questo caso, le radici affondano nella stessa terra. Una terra che, pur tra difficoltà e contraddizioni, continua a generare fiori.

 

Ore.Pi.

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