April 30, 2025

Il nostro Santo Padre Francesco è entrato nella Pasqua eterna!
Nonostante da mesi eravamo in trepidazione per la sua salute, il giorno di Pasqua avevamo gioito per la benedizione Urbi et Orbi da lui impartita dalla Loggia della Basilica di San Pietro; la mattina del 21 aprile 2025, purtroppo è giunta la triste notizia della sua morte.
Il suo ministero di Vescovo di Roma, iniziato la sera del 13 marzo 2013, con un semplice ma incisivo: Buonasera, si è concluso con l’augurio del mattino di Pasqua: Buona Pasqua a tutti.
Due saluti che racchiudono l’essenza non solo del ministero petrino di Papa Francesco ma anche la sua parabola di vita e di fede.
Infatti, si potrebbe racchiudere la sua testimonianza di credente, di religioso e di pastore in tre immagini che ci consegnano il profilo di un Papa che ha svegliato dal torpore la nostra Chiesa in affanno rispetto al travolgente cambiamento dei tempi: l’uomo. il pastore, il profeta.

L’UOMO
Papa Francesco ha fin da subito manifestato la naturalezza del suo agire umano, che non si è sottratto a gesti di vicinanza e contatto fisico con le persone che incontrava. Questo non significa che il Santo Padre si ritenesse perfetto; infatti, anche lui spesso sottolineava l’asprezza del suo carattere, ma era evidente la spontanea genuinità verso chi si avvicinava a lui per un saluto, un conforto, un gesto di gentilezza nella semplicità. È stata la maturità dell’uomo che gli ha consentito di incontrare tutti con la naturalezza cordiale del fratello, compagno di strada, e avvertire un po’ di disagio per il rigido protocollo del cerimoniale.
Questo atteggiamento, umanamente semplice, è stato spesso equivocato ma lui l’ha voluto fortemente perché voleva mostrare con i fatti il volto di una Chiesa che, fuori da ogni formalismo, mostra un volto di madre e si mostra accogliente, nonostante le ferite e le fragilità che appartengono all’umanità che non si vergogna di mostrarsi nella sua verità.
In modo semplice, concreto e diretto, Papa Francesco ha chiesto alla Chiesa di essere esperta in umanità, non con i proclami e le teorie, spesso ideologiche, ma facendosi compagna di viaggio dell’umanità.

IL PASTORE
Ci ha sempre spronati ad essere pastori con l’odore delle pecore, cioè profondamente legati al popolo santo di Dio e attenti alle fragilità, che devono essere curate col balsamo della misericordia.
Pastori scelti da un popolo sacerdotale e chiamati al ministero sacro, che non è un titolo di privilegio, ma un servizio, espressione del potere crocifisso di Cristo. Pastori in relazione intima con Dio, perché non si inaridisca la fonte spirituale che ci sostiene; pastori che si sforzano di curare la relazione col vescovo, ma anche tra di loro, in una comunione che diventa la prima, concreta testimonianza del vangelo nei fatti, e non deve mai mancare la vicinanza del pastore alla gente, che attraverso relazioni e legami genuini deve poter sentire la cura che Gesù aveva verso tutti, fino a commuoversi interiormente.

Alla nostra Chiesa diocesana di Brindisi-Ostuni chiedo di vivere localmente momenti di preghiera comunitaria, di celebrare l’Eucarestia in memoria del Papa e di creare momenti di riflessione da condividere eventualmente anche con la comunità civile.

Andiamo avanti nel cammino di Chiesa con fiducia e fede, consapevoli che lo Spirito Santo non ci farà mancare quello che è utile per vivere l’autenticità della vita cristiana e gli uomini giusti capaci di guidare con la saggezza del Vangelo la Chiesa in questo tempo difficile ma ricco di tante sfide che possono darci l’occasione di testimoniare con coerenza e trasparenza il Vangelo.
Evitiamo di assumere sempre la parte di chi sa tutto e deve dare lezione su tutto, assumiamo uno stile di umiltà e sobrietà e impariamo ad essere obbedienti a quanto lo Spirito Santo suscita nella Chiesa, perché è avvilente, anche in questi giorni di cordoglio, constatare che c’è chi non si ferma nemmeno davanti alla morte e continua a disprezzare e criticare quanto Papa Francesco ha insegnato e operato attraverso il suo ministero.
Serve, con umiltà, lasciarsi educare dal vangelo di Cristo, anziché sentirsi difensori di una dottrina che non trova realmente agganci nella vita concreta e giudici implacabili in nome di un Dio ridotto a schemi.
Raccogliamo l’eredità di Papa Francesco concentrata in quel Spes non confundit, è la speranza che non delude e sostiene il nostro pellegrinaggio terreno anche nelle lotte più cruente della vita; siamo consapevoli che nessuno si salva da solo e perciò abbiamo il dovere di collaborare alla costruzione di comunità dove tutti si sentano fratelli e nessuno si sente escluso.
Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario! (EG 80).
Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! (EG 83).
Non lasciamoci rubare la speranza! (EG 86).
Non lasciamoci rubare la comunità! (EG 91).
Non lasciamoci rubare il Vangelo! (EG 96).
Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno! (EG 100).
«Le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria!» (EG 109).
Questa è la strada tracciata da Papa Francesco, questa è la sua eredità, questa è per noi la sfida in un mondo in cambiamento.
Faccio mio l’invito dell’autore della Lettera agli Ebrei e lo rivolgo a tutta la Comunità diocesana: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!» (Eb 13, 7-8).
Il Signore conceda il premio e la pace eterna al Suo Servo e nostro Papa Francesco!

Brindisi, 25 aprile 2025
Venerdì fra l’Ottava di Pasqua
+ Giovanni Intini

In morte di Papa FRANCESCO

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