June 10, 2025

IN_CHIOSTRI 2018 è evento organizzato dall’Associazione Diecieventotto – Manifesto per la Cultura e dalla sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia col patrocinio del Comune di Brindisi e il concorso di enti, istituzioni culturali, associazioni e scuole della città.

 

L’edizione 2018 di IN_CHIOSTRI intende approfondire, a 50 anni da quella “stagione”, i tanti volti, aspetti ed espressioni, nonché i riflessi negli anni che seguirono, del Sessantotto. Stagione di imprevedibili e inaspettate dinamiche socio culturali che cambiarono alla radice i “segni e le espressioni” dei costumi, dell’economia, della comunicazione, della politica, delle arti, delle fedi, dell’organizzazione della vita quotidiana e sociale. La rassegna cinematografica di film del e sul Sessantotto prevista nell’ambito di In_Chiostri 2018, avviatasi venerdì 21 settembre con la proiezione di I pugni in tasca di Marco Bellocchio proseguita il 28 con 2001. Odissea nello spazio, il 29 con Easy Rider, il 4 e 5 ottobre con La meglio gioventù si arricchisce ora di nuovi titoli. Una interessantissima mostra documentaria sul Sessantotto, organizzata dal polo bibliomuseale di Brindisi con l’apporto di Dedè couture, è in corso presso il museo “Ribezzo” (MAPRI) di Brindisi. L’esposizione è visitabile negli orari di apertura del museo e può essere arricchita col concorso di apporti personali.

 

Venerdì 12 ottobre. Ore 18.00. Fragole e sangue, USA 1970. Un film di Stuart Hagman. Con James Coco, Bruce Davison, Bud Cort, Bert Remsen, Kim Darby. Titolo originale The Strawberry Statement.

Si tratta del film manifesto della contestazione giovanile americana. Tratto dal romanzo Strawberry Statement di James Simon Kunen, Fragole e sangue è uno dei film-simbolo dei movimenti studenteschi americani, contro il razzismo e la guerra in Vietnam: lo spirito dell’epoca, rappresentato da una colorata San Francisco, viene così fissato emblematicamente nella sequenza finale, in cui gli studenti raccolti cantano in coro Give Peace a chance prima di essere brutalmente dispersi dalla polizia. Notevole la colonna sonora con pezzi di Joni Mitchell (The Circle Game che apre il film) e Crosby, Stills, Nash e Young. Vincitore del Premio della giuria al 23º Festival di Cannes.

 

Sabato 13 ottobre. Ore 18.00. Come eravamo, USA 1973. Regia di Sydney Pollack. Con Robert Redford, Barbra Streisand, Viveca Lindfors, Bradford Dillman, Lois Chiles. Titolo originale: The Way We Were.

Sullo sfondo degli anni trenta fino a guerra fredda inoltrata, si consuma la storia d’amore tormentata di due anime agli antipodi. Katie Molosky (Barbara Streisand) è una militante comunista con l’implacabile aspirazione di rendere il mondo un posto migliore. Eppure al college è affascinata dal giovane Hubbell (Robert Redford) che rappresenta tutto ciò che disprezza. I due si rincontrano alcuni anni più tardi dopo essersi persi di vista, iniziando una difficile convivenza. Le loro prospettive di vita sono distanti anni luce e col tempo la marcata diversità prenderà il sopravvento. Tratto da un romanzo di Arthur Laurents, Come eravamo è l’affresco di un’incomunicabilità esistenziale insanabile con gli anni e con il progredire delle situazioni, un tratteggio di personaggi umanissimi. (Anna Mazzucca)

 

Venerdì 19 ottobre. Ore 18.00. Buongiorno notte, Italia 2003. Regia di Marco Bellocchio. Un film con Maya Sansa, Luigi Lo Cascio, Pier Giorgio Bellocchio, Giovanni Calcagno, Paolo Briguglia.

Gli “anni di piombo” rivivono attraverso la vicenda di Chiara, brigatista coinvolta nel rapimento di Aldo Moro. L’ideologia si intreccia con la sua esistenza quotidiana, l’anima della combattente crede nella rivoluzione che sta per compiersi. Ma l’utopia non riesce a compensare la ferocia della lotta e Chiara comincia ad avvertire un dubbio morale che indebolisce le sue certezze. Del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro sembrava si fosse detto e scritto ormai tutto. Bellocchio non teme i confronti e ci propone un altro punto di vista. Si tratta di un punto di vista al femminile a cui la brava Maya Sansa conferisce il giusto mix di realismo e onirismo. Quando le contraddizioni dell’agire si fanno troppo forti non resta che rifugiarsi nel sogno? Forse sì. Se poi il sogno è narrato da un regista che ne conosce le dinamiche si può sferrare anche un attacco pesante alle BR (in un periodo in cui sembrano rinascere) paragonandole ai fascisti durante la Resistenza. Proprio nell’apparente contraddizione tra immagini di repertorio e attori che interpretano personaggi reali (Herlitzka regge benissimo il confronto con il Volonté del film di Ferrara) sta la forza di un film che non cerca ‘verità’ alla Martinelli ma che riflette dolorosamente non su un ‘caso’ ma, ancora una volta per Bellocchio, sull’animo umano. (Giancarlo Zappoli)

 

Sabato 20 ottobre. Ore 18.00. Blues Brothers, USA 1980. Regia di John Landis. Un film con Dan Aykroyd, John Belushi, Kathleen Freeman, James Brown, Henry Gibson, Carrie Fisher.

Tre anni dopo essere finito dietro le sbarre, il rapinatore armato Jake Blues viene liberato per buona condotta. Ad attenderlo fuori dal carcere c’è il fratello Elwood, una ex fidanzata inferocita, la notizia che l’orfanotrofio dove sono cresciuti sta per essere chiuso e l’illuminazione divina. Convinti di essere in missione per conto di Dio i Blues brothers riuniscono con le buone e le cattive la vecchia band e organizzano un grande concerto benefico mentre fuggono da polizia, una banda di musicisti, il proprietario di un locale e i nazisti dell’Illinois che li vogliono fare fuori. Se con Animal House John Landis aveva già messo la sua firma nella storia del cinema, con The Blues Brothers si aggiudicò la corona di re della commedia (più tardi sarebbe stato persino chiamato dal re del pop Michael Jackson a dirigere il più famoso videoclip dell’era MTV, Thriller). Certo, era impossibile sbagliare con un duo comico delle scuderie del Saturday Night Live, una colonna sonora di lusso e irrepetibile, e la partecipazione di alcuni dei più grandi rappresentanti del soul e rhythm and blues come Ray Charles, Aretha Franklin e James Brown. Forti dell’esperienza televisiva e dei concerti macinati in attesa di portare i due irriverenti personaggi sul grande schermo, John Belushi (Jake) e Dan Aykroyd (Elwood) fissano per sempre nell’immaginario collettivo la moda dell’abito nero completo di cravatta, cappello e occhiali da sole e si lanciano a tutto gas per le strade di Chicago a bordo della loro Bluesmobile, seminando macchine della polizia e caos in nome di Dio. La sceneggiatura scritta a quattro mani da John Landis e Dan Aykroyd si basa principalmente sulla carica comico-demenziale della coppia, la sua prepotente presenza fisica e mimica, i balli molli e disarticolati e le canzoni che sono eseguite in veri e propri videoclip d’annata – su tutte Thinkdi Aretha Franklin – o dal vivo con la banda. È la musica che determina il ritmo dell’azione e delle gag e fa (s)correre la storia attraverso le peripezie dei due debosciati e sboccati antieroi. Film cult per eccellenza (fosse anche solo per i tanti cameo, da John Candy a Steven Spielberg) The Blues Brothers voleva essere soprattutto un omaggio alla musica nera statunitense, ma finì per cambiare la storia del cinema. Trent’anni dopo persino l’Osservatore Romano lo ha definito “memorabile, stando ai fatti cattolico”. (Tirza Bonifazi)

 

Venerdì 26 ottobre. The dreamers, Italia, Gran Bretagna, Francia, 2003. Regia di Bernardo Bertolucci. Un film con Michael Pitt, Louis Garrel, Eva Green, Robin Renucci, Anna Chancellor, Florian Cadiou.

Mentre i genitori sono in vacanza, Isabelle e suo fratello Theo invitano Matthew, un giovane americano appena conosciuto, a casa loro. Durante la convivenza, i tre ragazzi sperimentano un codice di comportamento e esplorano le proprie emozioni e pulsioni erotiche.Bertolucci rivisita il ’68 e lo fa con una ricercatezza di stile che sfiora il manierismo. Per chi ha amato un film altrettanto attento a ogni minimo segno portato sullo schermo sembrerà quasi contraddittorio parlare qui di manierismo. Invece di questo si tratta. Se “Ultimo tango” sembrava ormai alle spalle la sua ossessione ritorna. Con in più il raffinato ammiccamento cinefilo che fa sì che il terzetto che si forma trova il primo collante proprio nella passione per il cinema di qualità. Peccato però che lo sfondo di questo sottile gioco al massacro erotico sia il ’68. Sul quale emerge una posizione che farebbe nascere sotto i polpastrelli la parola ‘reazionaria’ se i tempi non fossero cambiati. I gemelli di Bertolucci hanno bisogno di un sasso che spacca una finestra e di un giovane americano tanto ‘puro’ quanto pragmatico e utopista al contempo, per rendersi conto che ‘fuori’ sta capitando qualcosa di assolutamente nuovo che travalica la rappresentazione della realtà offerta dal cinema. Bertolucci torna a raccontare di un mondo medio borghese che ben conosce ma che non è rappresentativo del ’68 e delle sue rivolte politiche e sessuali. C’erano anche loro, è vero, e probabilmente oggi stanno dall’altra parte ma il film non lo dice. Preferisce attardarsi sui giovani corpi nudi lasciando spazio a una frigida ricerca estetica. Per molti di quelli che non c’erano è una lettura consolatoria fatta da un Maestro che forse ha dimenticato i veri, per quanto confusi, sogni di quella generazione. (Giancarlo Zappoli)

No Comments