Essere madri non è un’opinione, una norma morale o una convenzione sociale.
L’essere madre è un atteggiamento che va oltre al ruolo imposto dal vivere collettivo, è un’acquisizione progressiva di comportamenti e disposizioni dell’animo dal quale dipende in primis la sopravvivenza della specie.
Quando abbandona il grembo materno il piccolo umano non sa se ci sarà pronta ad accoglierlo e ad accudirlo colei che lo ha nutrito e cullato nei lunghi mesi di gestazione; se a monte della gravidanza compare una scelta, così è al suo termine e non potrebbe essere diversamente: ogni donna sceglie di essere madre anche se non ne è consapevole.
Ogni scelta presuppone un adattamento, un cambiamento inevitabile perché variano le condizioni iniziali , cioè c’è un prima ed un dopo.
Come afferma Winnicot la costruzione del sé materno presuppone la creazione ( che si estende progressivamente ) di uno spazio mentale interno da destinare al figlio, una parentesi ampia della propria mente in cui il figlio non cesserà mai di esistere , è cioè sempre presente così come lo sono i suoi bisogni di essere prima nutrito, poi educato e progressivamente e sempre amato, indipendentemente dall’età e dalle esperienze che egli a sua volta conduce nella propria esistenza.
Sempre in riferimento al legame madre figlio, si crea quel filo empatico che nella madre rimane invariato anche a distanza di anni, quando la simbiosi dei primi mesi di vita ha ceduto il passo al progressivo distacco dell’uomo che ormai adulto è stato catapultato nel proprio spazio vitale; è quella forma di comunicazione che W. definisce intuitiva e che la madre sa riattivare quando le circostanze lo richiedono.
Ma niente di tutto ciò è innato, cioè scontato, ne’ quantomeno obbligato, è frutto di una costruzione e di un adattamento progressivo che la madre compie operando la scelta di divenire tale.
In questo cammino Lei ha bisogno di essere sostenuta dalle persone che la circondano ed in primis da chi la accompagna nel percorso genitoriale e che a sua volta, da padre, ha operato la sua scelta.
Quando sussistono queste condizioni ideali, tutto procede nel migliore dei modi, ma la realtà può distorcere quelle condizioni ottimali, o meglio, può rispettarne alcune ed altre no; forse possiamo dire che da un estremo di perfezione ad un altro di degrado, ci sono una serie di situazioni intermedie ( le nostre vite ) ove ci collochiamo in posizioni genitoriali varie ed uniche ( un po’ nel bene ed un po’ nel male).
Se oggi pensiamo alla festa della mamma fra frasi fatte, obblighi imposti dalle norme di un codice comportamentale scritto da altri ed a noi imposto, si perde l’essenza , il significato profondo dell’essere madre che non è universale ma specifico ed unico per ciascuna di noi.
Se cediamo il passo a chi vuol rendere questo momento omogeneo nelle emozioni, nei vissuti e nei comportamenti, oltre che sottostare alle logiche ed alla morale della società del consumo facile e guidato e delle scelte imposte dal profitto che rende la maternità un vero e proprio affare, perdiamo il nesso con quello spazio animico (dell’anima) che segna il cammino del nostro sentire materno e che ci accompagna nelle varie tappe della vita.
Ogni fase del ciclo vitale racchiude in sé qualcosa di prezioso ed unico nelle emozioni e nei vissuti che rimangono scritti in maniera indelebile nell’animo materno: dal primo tocco al momento della nascita , incerto, indefinito e quasi timoroso, all’abbraccio da giovani adulti che intraprendono il percorso della piena autonomia.
Non è facile, come è giusto che sia e come è inevitabile perché ciascuna di noi ha i propri limiti oltre che quella magia personale che rende ogni madre unica ed insostituibile!
Auguri a tutte le mamme, donne in primis che hanno potuto e voluto intraprendere il percorso magnifico anche se a volte tortuoso della maternità.
Un pensiero ed un augurio anche a mia madre che percorre i sentieri dell’infinito…
Iacopina Maiolo
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