May 3, 2025

Bisognerebbe chiedersi, dopo la recente sentenza del Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, che afferma che l’Italia viola i diritti delle donne in materia di interruzione di gravidanza, a causa del numero troppo alto degli obiettori di coscienza, perché e come si è arrivati allo smantellamento progressivo di una legge dello Stato, la 194 del 1978. Perché non si effettuano più, soprattutto in questi ultimi anni Ivg, ossia interruzioni volontarie di gravidanza, cioè aborti?

 

 

Prima tutto funzionava, ora da Nord a Sud, in intere regioni l’aborto legale è stato cancellato, oltre l’80% dei ginecologi, e oltre il 50% di anestesisti e infermieri non applica più la legge 194. E questo accade a Roma, a Napoli, a Bari, a Milano, a Palermo. Qual è l’effetto immediato di tutto questo?

Per le donne sentirsi dire “vada altrove”. Le donne respinte dalle istituzioni tornano al silenzio e al segreto, come quarant’anni fa. Alcune muoiono, altre diventano sterili, ma nessuno ne parla. Secondo l’Istat nel 2011 settantacinquemila sono stati gli aborti spontanei, ma un terzo di questi probabilmente interventi “casalinghi” finiti male.

Ma il nostro Paese non può ripiombare ora nel clima cupo degli anni antecedenti al 22 maggio 1978, quando finalmente in Italia l’interruzione di gravidanza diventò legale. Allora gli aborti iniziarono a diminuire, mentre ora con le cliniche fuorilegge, il contrabbando sui farmaci, la fuga all’estero, i costi elevati, le pasticche vendute clandestinamente, sul corpo delle donne è tornato a fiorire l’antico e ricco business, che la legge allora aveva estirpato. Le giovanissime poi fanno uso e abuso della pillola del giorno dopo.

 

Allora chiediamoci chi gestisce oggi questo complesso commercio e quali sono le rotte dell’ aborto clandestino. Le donne meno esperte, le più fragili, le più giovani, le straniere, finiscono nella trappola dell’illegalità. E questa è una sconfitta per tutti, perché la legge funzionava e funzionava bene. La questione è complessa e merita un’attenta valutazione; l’aborto era ed è ancora l’ultima ratio, a cui non bisognerebbe mai arrivare, per i rischi e i traumi, che comporta sul piano fisico e psicologico delle donne.

L’interruzione della gravidanza non deve essere un mezzo per il controllo delle nascite, ma una richiesta estrema secondo le procedure descritte dalla legge.

Obiettivo primario della legge è la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto attraverso la rete dei consultori familiari. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

 

Si rilegga, dunque, attentamente la legge 194, si garantisca piena applicazione della legge e si vigili sulle corrette applicazioni per migliorare il benessere e la salute delle donne, superando inoltre, l’iniquità ideologica della legge 40, che vieta la fecondazione assistita a coppie fertili, ma portatrici di malattie genetiche, vietando anche la diagnosi pre-impianto del feto.

Si investa, infine in educazione all’affettività e sessualità con delicatezza, sensibilità e umiltà per superare le difficoltà che ancora oggi emergono nell’affrontare queste tematiche strette tra ostacoli culturali e stereotipi.

Le differenze tra ragazzi e ragazze non devono essere il pretesto per incanalarle in ruoli precostituiti, ma il punto di partenza per ricostruire l’universo giovanile in tutti i suoi aspetti, sociali, culturali e affettivi, svelandone di sorprendenti e inediti.

 

Maria Concetta Nacci

No Comments