May 9, 2025

E’ di moda in questi ultimi mesi parlare di una fantomatica ripresa economica e di concerto di quella occupazionale. Dobbiamo considerarla un augurio o una speranza?

 
Dai dati pubblicati qualche giorno addietro dall’ISTAT viene fuori invece con estrema chiarezza come la disoccupazione e le povertà, assolute o relative che siano, sono ancora presenti in tutta la loro drammatica gravità e devono essere affrontate, non solo a parole, e risolte. Il governo da parte sua dispensa fiducia per una ripresa dell’economia già iniziata, mentre continua a portare avanti la politica dell’emergenza: interventi economici tampone, vedi gli 80 euro, gli sgravi contributivi previsti dal Jobs act (consumati 17 miliardi di euro in tre anni con poco più di cinquecentomila assunzioni), senza una politica di welfare a favore dei cittadini più indigenti.

 

Il mercato del lavoro stravolto con l’aumento incontrollato dei voucher e lo sfruttamento accertato dei lavoratori in settori produttivi strategici: agricoltura, edilizia, commercio, turismo, manifatturiero. Il PIL nazionale rimane bloccato a quota zero, i consumi non crescono, la produzione industriale mostra segnali negativi. In un contesto così degradato le tasche dei cittadini continuano a rimanere vuote, mentre si accentuano le distanze e le disuguaglianze sociali. Una situazione veramente desolante che non autorizza aspettative positive per il prossimo futuro, anzi prevale una sostanziale presa d’atto di quanto accade e perfino riconosciuti analisti economici dichiarano che i prossimi mesi saranno ancora difficili e complicati sul versante dello sviluppo economico e della produzione.

 

In un contesto così problematico il sud d’Italia, la Puglia e Brindisi in particolare, sono doppiamente penalizzati, anche se secondo il nostro punto di vista ci sono le condizioni per dare forza e nuove prospettive di crescita coinvolgendo ed integrando le affinità strutturali di aree omogenee tra di loro. Le crisi si possono combattere e superare indirizzando investimenti che coinvolgono più territori sinergicamente integrati in campo industriale e produttivo.

 

In questi giorni l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi ha rilasciato alla stampa una intervista in cui ha sottolineato tra l’altro che “l’Italia presenta un contesto industriale maturo e che anche il Sud presenta molte potenzialità ancora da sviluppare”, “l’ENI ha interessi nella raffinazione e chimica per cui alcune attività non saranno dismesse, ma trasformate in funzione di nuove tecnologie e del rispetto ambientale”, come la chimica verde. Prendiamo lo spunto per sottolineare che quanto già deciso per i nuovi investimenti da realizzare in Val d’Agri per rendere gli impianti più competitivi e tecnologicamente avanzati, sviluppando attività complementari e dell’indotto del territorio, e per la raffineria di Taranto che ha guadagnato attenzione e risorse economiche per il miglioramento del ciclo produttivo, sono sicuramente provvedimenti che avranno ricadute positive per l’ambiente ed i cittadini.

 

La UIL territoriale chiede che la stessa attenzione dimostrata per la Basilicata e Taranto sia riservata al nostro territorio.

Il progetto di integrazione attraverso una pipe-line tra i pozzi di Val d’Agri, la raffineria di Taranto ed il petrolchimico di Brindisi è strategico e rappresenta la soluzione per la rinnovata e non più rinviabile svolta che l’ENI vuole realizzare alla sua politica industriale.

Una risposta seria e concreta per tutti. Se questo non avverrà vorrà dire che il problema ambientale e della salute dei cittadini brindisini è falso e poco considerato. Sollecitiamo perciò un incontro con l’ENI e tecnici esperti per un confronto mirato per discutere nel merito la proposta che avanziamo da anni.

 

Antonio Licchello – Segretario generale UIL Brindisi

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