Un gioco da bambini (2007)
traduttore Castellenghi Piazza Franca
Edizione Feltrinelli (Universale Economica)
Un centro residenziale separato dal resto del mondo. Un isola felice iper-tecnologica i cui abitanti sono borghesi di alto profilo che passano le giornate trastullandosi fra ogni comfort possibile ed immaginabile. E poi ci sono i loro figli, bambini solo per modo di dire, destinatari di un programma educativo rivoluzionario, fondato su concezione totalmente paritaria, che pone genitori e prole sullo stesso piano. I bambini sono proto-adulti che non conoscono l’inconsapevolezza della fanciullezza, discorrono di valori e morale nella più totale indifferenza verso il mondo della spensieratezza che non hanno mai conosciuto. Improvvisamente accade la tragedia: trentadue coppie vengono massacrate in modo ingegnosi ed i loro tredici figli svaniscono misteriosamente. Richard Greville, lo psichiatra proveniente dal “mondo esterno” (poiché il centro residenziale di Pangbourne Village è munito di mura di cinta e guardie armate), viene chiamato ad investigare sull’accaduto, divenendo protagonista di una vicenda dai risvolti inquietanti.
Ecco la trama de Un gioco da bambini, romanzo breve scritto da Ballard nel 1988 e pubblicato in Italia nel 1992. Lo scritto anticipa, nella sua brevit,à un aspetto caratteristico di opere successive quali Super Cannes e Cocaine Nights , ovvero l’impiego di una ambientazione elitaria altamente tecnologica, simbolo di una umanità che ha oramai sconfitto i quotidiani drammi della vita (lavoro, dimora, famiglia),. Tale scelta “sociale” permette all’autore di focalizzare la propria attenzione su questioni sociologiche, esasperandole proprio perché non stemperate in alcun modo da vicissitudini differenti. Detto in altri termini: anche se non viviamo in ville extra-lusso percependo stipendi a sei cifre, i temi toccati dall’autore ci riguardano da vicino, solo che la loro incidenza si mescola, sfocandosi, con le difficoltà che noi comuni mortali viviamo ogni giorno.
In Un gioco da bambini, Ballard ci racconta una favola nera, che si interroga sul concetto di fanciullezza e sulla necessità di preservare la spensieratezza dei bambini, senza volerla snaturare con interferenze “mature”, solo perché ritenute “utili” e maggiormente efficienti. I pargoletti del libro, di infantile non hanno praticamente nulla. Sono proto-adulti che discutono in modo paritario con i loro genitori, vivendo costantemente sotto il vigile controllo delle telecamere installate in ogni angolo della casa e del centro abitativo, come se fossero della cavie, esperimenti di una nuova umanità a venire. Per comprendere a pieno la denuncia del libro bisogna soffermarmi sul concetto di “paritario”: Un gioco da bambini non è un libro scritto da un conservatore che si schiera contro l’emancipazione della fanciullezza, auspicando un ritorno a metodi ben più severi e repressivi. La parola “paritario”, nell’economia del romanzo, ha un carattere negativo, poiché i bambini sono emotivamente e psicologicamente “paritari” dei genitori. Non posseggono la spensieratezza dei loro coetanei e tantomeno quella giocosa inconsapevolezza che è caratteristica di questa età. Ritornando al mai dimenticato Pascoli, potremmo dire che in Un gioco da bambini, il fanciullino è morto e sepolto, al suo posto abbiamo proto-adulti. In questa nuova definizione Ballard, come di consueto, si spinge di molto oltre, chiedendosi se dei proto-adulti proprio perché già paritari dei genitori, non potrebbero evolvere verso qualcosa di altro, sfondando il tetto della maturità che hanno già raggiunto, per approdare una morale diversa, che nel libro diventa sadica e sprezzante.
Inutile sottolineare che, lo avrete già capito dal titolo del libro e dalla trama (e Ballard non fa nulla per nasconderlo), gli autori del massacro sono stati proprio i bambini, i quali, cresciuti secondo i dettami di una società che chiede di essere concreti nella misura in cui ciò rappresenta un vantaggio economicamente e socialmente rilevante, non conoscono il reale valore della vita, finendo col ribellarsi contro l’intero apparato educativo e repressivo attraverso la totale negazione di quest’ultimo, ovvero quella violenza che il Pangbourne Village sembrava aver esiliato dalla comunità.
Un gioco da bambini è un libro dissacrante nel pieno stile ballardiano, uno scritto agevole e rapido che non mancherà di suscitare profonde riflessioni nei suoi lettori.
James Lamarina
No Comments