Genere: art-rock/avant-rock
Ogni nuova uscita degli Swans, per foza di cose, è una tappa obbligata per chi è un appassionato di musica dark. Gli americani hanno rappresentato una tappa fondamentale dell’evoluzione del genere verso fisionomie industrial. Gli Swans partono dai martellanti e robotici Killing Joke, pestando ancora più pesante. I primi due dischi della carriera, Filth e Cop, suonano come se gli Einstürzende Neubauten suonassero metal/hardcore, con il loro incedere marziale, i testi allucinati e le chitarre granitiche.
Nel 1987 arriva la svolta melodica con quello che viene unanimemente riconosciuto il loro capovaloro: Childer Of God, album che apre definitivamente a sonorità gotiche meno soffocanti e claustrofobiche, decretando la loro definitiva incoronazione nell’olimpo della musica dark, intraprendendo un songwriting di chiara matrice teologica. Con tali premesse, ed una carriera costellata da altri album di pregevole fattura come The Great Annihilator, My Father Will Guide Me up a Rope to the Sky e l’ultimo interessantissimo The Seer, è naturale che il nuovo To Be Kind sia giunto al traguardo con un un elevato carico di aspettative.
L’ultima fatica discografica tenta di doppiare in tutti i sensi il successo del suo predecessore: anche questa volta gli Swans ci propongono un doppio album dalla durata sostenuta,che ricalca parzialmente la cifra stilistica del predecessore senza però riuscire a mantenerne la qualità. L’iniziale “Screen Shot” sa di già sentito: struttura circolare in loop, incedere ossessivo, chitarrismi stratificati e sregolati con la voce impegnata nella litania divenuta marchio di fabbrica del deus ex machina Michale Gira. Trovate stilistiche certamente personali, che tracciano una netta linea di demarcazione fra gli Swans e la media dei gruppi analoghi ed omologhi, ma da una band che ha fatto la storia ci si aspetterebbe molto di più in termini compositivi.
Il disco suona quasi artefatto, come se il gruppo si limitasse a riproporre stilemi di cui è stata innegabile ideatrice, senza però riuscire ad aggiungere nulla di nuovo. In questa direzione si muove “Bring The Sun/Toussaint”, pezzo oceanico della durata di trentaquattro minuti, che finisce col suonare perennemente uguale, solleticando spesso l’ascoltatore verso il passaggio alla traccia successiva. Fortunatamente il secondo disco è meno manieristico, regalando momenti di qualità come la solenne “Kirsten Supine”, ballata dark oscura, intrisa di rumorismi di sottofondo e scampanellii, che ci ricorda come gli Swans siano ancora in grado di suonare esattamente come ci si aspetterebbe: melodici e stranianti. Stesso discorso per “Nathalie Neal”, sorta di tribalismo elettrico post-industriale modulato lungo chitarrismi lancinanti spezzati da un intro parodisticamente gitana ed un outro affidata al silenzio.
La chiusura del disco è affidata alla title-track, un brano ispiratissimo che si apre con un tappeto di synth su cui Gira parte intonando un testo “filastroccato”, l’apparente calma è distrutta da un tripudio di distorsioni che irrompe a metà brano, accompagnando l’ascoltatore fino alla fine del mantra swansiano. To Be Kind è un album dalle due anime che rispecchiano le diverse impostazioni dei dischi, con valori altrettanto antitetici: la prima parte è eccessivamente manieristica ed autoreferenziale, mentre la seconda riesce ad alzare l’asticella con prove d’impatto che renderanno felici tutti i fan. Un disco consigliato solo agli appassionati.
James Lamarina
No Comments