May 1, 2025

“ LE DONNE (SOLO QUELLE) E NON I CAVALIER, L’ARMI E GLI AMORI, IO CANTO “
OMAGGIO ALLE PRINCIPALI FIGURE FEMMINILI PRESENTI NELLA LETTERATURA MONDIALE
di Gabriele D’Amelj Melodia

 
I PARTE – QUASI UN PROEMIO
Donna, tutto si fa per te, tutto pur di piacere a te. Tutto per un sorriso e per un sì o per un no, per te. Perché sei donna, gioia di vivere, donna, favola splendida. Sei tu, solo tu, quel desiderio che l’uomo chiama amor

E’ incredibile come delle paroline così piatte, banali siano poi assurte, nella congiunzione con la musica, a gradevole, storica canzonetta, inno monumento al gentil sesso. Gli inventori di questo omaggio alle femminee grazie furono Garinei-Giovannini Kramer (1959), gli azzeccati esecutori furono quelli del Quartetto Cetra, indimenticabili protagonisti di una stagione canora che è durata oltre trent’anni.
Ancora una breve riflessione sull’ ineffabile fragilità dei testi delle canzoni, ma anche dei libretti delle opere liriche. Il peculiare tipo di scrittura da musica in sé non ha alcun rilievo artistico, né tanto meno letterario. E’ la veste musicale a nobilitarlo e a renderlo immortale nella misura in cui lo è la stessa veste musicale.

Del medesimo mio parere è, per esempio, il noto critico letterario Asor Rosa che recentemente, sulle pagine di Repubblica, ha sottolineato come sia stato incongrua l’assegnazione del nobel per la letteratura ad un artista come Bob Dylan, proprio perché anche i testi di Dylan, pur essendo belli e suggestivi. sono tuttavia privi del requisito specifico della “letterarietà”.

 
Ma torniamo al tema in argomento.

Voglio proporvi, con questo mio scritto, una carrellata di personaggi femminili passati alla storia perché immortalati da grandi scrittori.

E’ il mio modo di rendere omaggio alla donna, enigmatico, sensibile, dolce essere senza della quale noi…non ci saremmo, per dirla con una boutade alla Nino Frassica.

Inizierò la galleria delle femmine famose da una dama che in verità non è la protagonista di una storia letteraria in senso tradizionale, e cioè di un romanzo, ma che è in assoluto una Prima Donna, in quanto è proprio la storia del mondo ad aver avuto origine da lei… signori, ho l’onore di presentarvi

 
LA SIGNORA EVA
Com’ è noto, Bibbia alla mano, la prima donna fu creata da una costola di Adamo. Poiché non le era stato dato un nome, provvide alla bisogna lo stesso Adamo, che la battezzò (sa va sans dire) “Eva”, che av-eva una vaga assonanza col termine vita.

La signora del Paradiso terrestre era una brava ragazza, anche se, a dirla tutta, era una concubina, una compagna, perché non ricordo nozze ufficiali col signor Adamo.

Comunque era una compagna fedele ( e del resto, anche a volerlo, non c’erano in giro giovanotti focosi), onesta, senza grilli per la testa. Malgrado questo, una velenosa campagna denigratoria a sfondo sessista-maschilista, dette origine a quella frase ,offensiva e ingiusta, ancora oggi molto in uso “Puttana Eva!”

E solo per il fatto di aver dato ascolto al serpentello che l’aveva convinta a mangiarsi una mela a metà col povero Adamo. Eh, successe l’ira di Dio! Manco che avessero fregato una pernice in salmì dal desco divino! Cacciati in malo modo dal paradiso solo per aver mozzicato una mela, quando poi, per secoli, i signori dottori ci avrebbero rotto le scatole col monotono invito a mangiare “una mela al giorno, ché toglie il medico di torno”.

Questo vi da l’idea del concetto di giustizia che aveva lo scorbutico Javé.

 
UNA MOGLIE FEDELISSIMA…
La sposa fedele per antonomasia è naturalmente Penelope ( in greco Penelopeia, che significa anatra ma anche tela, insomma nomen omen…).

D’accordo, in senso stretto non è una protagonista, ma è pur sempre un’importante deuteragonista, il modello ideale di moglie, regale, seria, con proverbiale grado di HI FI. Furba forse non tanto, visto che è evidente la sua ingenuità a voler ingannare i pretendenti (mnesteres) con il trucchetto della tela da tessere all’infinito ( ma anche i Proci, come tutti i principi, non dovevano essere poi tanto svegli…).

Intanto fa specie che, in un mondo in cui i matrimoni si combinavano, il nobile spartano Icario abbia dato la mano della bella figliola ad un avventuriero parvenu come Ulisse. E poi, questa ostinazione ventennale a rimanere fedele e a non cedere a nessuno dei 108 principini è sospetta: vuoi vedere che ci teneva ad essere regina di Itaca e a lasciare lo scettro al figlio Telemaco?

Qualche storico azzardò che ,in effetti, cedette alla corte di Anfinomo, il più bello e cortese dei pretendenti; un altro che addirittura, dopo il ritorno di Ulisse, sposò Telegono, figlio naturale che il furbo e falso marito aveva avuto da Circe, il quale uccise il padre e portò la (stagionata) sposa-matrigna nel suo isolotto. Ma siccome le malelingue sono tante, c’è chi, come Cicerone, l’accusò di aver fornicato col dio Hermes (Cicero: “La natura degli dei”), mentre, addirittura, altri insinuarono che si fece tutti i cento ve passa proci generando poi un bimbo mostruoso che fu chiamato Pan (tutto).

 

Magari saranno chiacchiere e la regina Penelope fu davvero sposa integerrima. Ma questo non basta a rendermela simpatica. Intanto perché incarna un prototipo di donna antiquato, una femmina schiava del proprio uomo, che non vanta diritti, indipendenza, libertà… la storia sua e di Ulisse rappresenta in fondo una delle prime sceneggiature di soap opera, con questi mielosi stilemi dell’amore eterno, della fedeltà assoluta. Ma poi, questo figlio di.,..Laerte, meritava davvero tanto sacrificio e dedizione? Secondo voi, un marinaio può metterci vent’anni per fare duecentocinquanta miglia marine, o è invece un gran paraculo che non ha nessuna voglia di tornare e se la spassa banchettando a sbafo e riscaldando i letti delle numerose amanti? (Circe, Calipso, e, chissà, forse anche Nausicaa dalle bianche braccia?). Tutto questo sfugge a Penelopeia, che in attico vuol dire anatra e quindi “papera”.

Del resto, una che adotta quel demenziale espediente della tela sfilata di notte, che non riconosce il marito se non quando supera il trabocchetto del monumentale e inamovibile letto ricavato da un ceppo d’olivo ( e lasciamo perdere il cattivo gusto arredatorio, forse neppure Al Bano arriverebbe a tanto), è davvero molto oca! Penelope di Icario, sai che ti dico, a te preferisco Penelope Cruz!

 

 

TANTO GENTILE…
E tanto onesta “PARE”( ma perché, in realtà non lo era?) la donna mia quant’altri saluta…Il celebre sonetto , dedicato da Dante Alighieri alla sua piccola ninfetta, Beatrice (Bice) Portinari,/(figlia di Folco, ricco banchiere fiorentino) , musa poetica conosciuta quando lei aveva appena nove anni e rivista poi dopo altri nove anni. Questa breve lirica fu ispirata all’Alighieri da un tal Rambaut de Vaqueiras, trobador provenzale, che aveva composto una lirica avente questo incipit “ Tanto gentile sboccia/ per tutta la gente/ donna Beatrice…”. Bice, a soli quattordici anni, andò sposa a ser Simone dei Bardi, detto Mone, anche lui banchiere, ed ebbe una vita breve perché morì di parto a soli 27 anni. Dante l’amò sempre di un amore platonico, dedicandole la raccolta di poesia intitolata “Vita Nuova”. Inoltre la inserì nella sua “Commedia” come guida al viaggio nel Purgatorio ( “ Sovra vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto/ vestita di color di fiamma viva “ ( Canto XXX)

 
LAURETTA MIA…
Anche Francesco Petrarca da Arezzo ebbe la sua brava donna scudo. Volle chiamarla Laura in onore al lauro e al suo dio Apollo.

La incontrò la prima volta il venerdì santo dell’A.D. 1327, quando aveva appena 12 anni.

“ Trecce bionde, begli occhi, belle membra, bel fianco”. Complimenti troppo stereotipati per essere veri, sembrano quindi più appartenere ad un canone ideale che ad altro. A lei il poeta dedicò il suo Canzoniere.

 
MADONNA FIAMMETTA
Se avevano avuto una bimbetta ispiratrice sia l’Alighieri che il Petrarca, figuriamoci Giovanni Boccaccio, che era un noto sciupafemmine! Infatti non n fu da meno dei suoi illustri predecessori.

La ragazzetta concupita dal certaldese si chiamava banalmente Maria, era una figlia naturale del re di Napoli, ma lui la volle rinominare Fiammetta, facendo un goffo lapsus perché, già a quei tempi, tale nome era molto diffuso tra le donnine di piacere.

Famosa fu poi, nel 1500, la cortigiana Fiammetta Cassini, che tra gli amanti annoverò anche il Duca Valentino, Cesare Borgia. Boccaccio, che fu un noto … don Giovanni, l’aveva vista per la prima volta il sabato santo del 1327 ( questa di incontrare le donne dei loro sogni alla vigilia di Pasqua doveva essere una fissazione di moda all’epoca) non la toccò mai neppure con un dito. Maria-Laura andò poi sposa ad un gentiluomo di corte.

Il Boccaccio, oltre a scrivere il Decamerone, trovò anche tempo di realizzare un poema in suo onore intitolato “Amorosa visione” e un testo in prosa “Elegia per Madonna Fiammetta” .

 

( continua )

 
Gabrierle D’Amelj Melodia

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