Da questa settimana Brundisium.net pubblica, in esclusiva e a puntate, il saggio del Prof. Eugenio De Salvatore intitolato “Attitudini di organismi viventi (animali e vegetali) ed i concetti astratti“.
Premessa:
I concetti reali ed astratti.
Per capire meglio il significato del concetto di attitudini, relativi a tutti gli organismi viventi ed in particolare all’uomo, è necessario prima conoscere e definire il termine concetto e suoi tipi.
Il concetto è stato, sin dal periodo della filosofia greca Aristotelica, tema di ricche discussioni che hanno deciso nettamente sul suo significato e definizione, che deve essere improntato sull’universalità della sua:
° comprensione (complesso di qualità che si riferiscono ad esso);
° estensione (complesso di entità con stessa qualità).
Ad esempio il fatto che: “ la somma degli angoli interni di un triangolo è 180°” deve essere verificato in tutti i triangoli, perché questa caratteristica appartiene, per sua natura, alla stessa essenza del concetto di triangolo e, se una figura geometrica non ha questa caratteristica, il triangolo non esiste.
Il concetto di triangolo, è applicabile a tutti i suoi diversi tipi, che sono molteplici (triangolo isoscele, equilatero, scaleno, rettangolo e rettangolo isoscele), a parte le loro dimensioni che sono infinite.
Quindi, poiché questa è la definizione universale di triangolo, essa coincide con l’essenza stessa del suo concetto.
Nella filosofia moderna di Kant si identifica il concetto come elaborazione dell’intelletto, per quel che riguarda l’universalità, mentre all’intuizione è riservata la sua rappresentazione (estensione particolare), ottenuta tramite la sensibilità.
Il concetto è l’astrazione della realtà, quindi, come per Aristotele, si riferisce sempre ad una molteplicità di entità reali, anche se non ben definiti.
I concetti possono essere:
• empirici, derivati dall’esperienza, che sono la sua astrazione ed enti specifici con forme e dimensioni precise della realtà (letto, sedia, papà, mamma…);
• puri (violenza, bontà, onestà, paura, attitudine, alieno, intelligenza, ragione, vita….), cioè contenuti a priori nell’intelletto che sono per loro natura l’essenza stessa del concetto e possibilità di essere precedenti ad ogni tipo di esperienza, quindi apriori non rappresentano entità specifiche della realtà sensitiva con dimensioni, forme e
caratteristiche precise, ma hanno significato unico e senso reale se applicati ad essa.
Perciò l’universalità dei concetti puri è che non specificano niente dei contenuti che nell’astratto rappresentano e sono ricchi di entità sperimentali sensitive generali, senza specificarne ed indicarne il tipo e l’intensità.
I concetti astratti possono essere:
° empirici o astrazione della realtà dell’inieme di sue etità che vi esistono con forme e dimensioni specifiche;
° puri o astrazione della realtà dell’insieme di sue etità che possono esistere in essa con forme e dimensioni specifiche.
Le attitudini sono, quindi, un concetto astratto puro.
Esempi di concetti sperimentali:
– letto, papà, mamma, albero,…;
– comportamento ambientale, che s’intende, in generale, il modo con cui un individuo agisce o reagisce in seguito a stimoli provocati all’esterno del suo corpo, detto ambiente di vita, di cui esso fa parte, ed al suo interno che sono
sempre acquisite come caratteristiche dell’ambiente.
– l’ambientamento: è l’adattamento, necessario all’ambiente di vita per quel che riguarda la tutela, la residenza dei figli e l’approvvigionamento degli alimentari.
Il termine attitudini, deriva dal verbo latino àgere (ago agis, egi, actum, àgere = agire), e dal participio passato del suo verbo, cioè: atto a, fatto per, predisposto a…., senza nulla specificare, perché l’agire indica un’azione generica fisica o psichica.
A ben pensare le attitudini indicano una varietà non specificata di azioni o possibilità future in un ambiente di vita in cui si sviluppano con l’esperienza.
Il primo tipo di attitudine di cui un organismo vivente compresi i vegetali, ha bisogno è l’intelligenza, caratteristica dell’ambiente,cioè l’intelligenza ambientale, utile per poter sopravvivere nell’ambiente di vita (terra, acqua, mare, aria).
Per intelligenza animale bestiale s’intende la loro capacità a reagire agli stimoli ambientali del loro corpo (come fame e sete) od ai doveri familiari:
Quindi l’intelligenza animale bestiale si manifesta in modo sensitivo ed istintivo.
Quella umana ha una diversa e più complessa definizione perché è razionale.
Secondo me, la definizione dell’intelligenza umana, migliore e più generale, è la seguente:
“è l’attività psichica,caratteristica dell’ambiente di vita che, mediante l’osservazione (cioè tutti i sensi) individua, affronta e risolve i vari problemi ambientali, per poterci vivere più preparato insieme alla propria famiglia”.
L’intelligenza umana, in generale è concetto astratto puro, apriori incalcolabile e non misurabile e capacità futura attitudinale, perché postuma all’osservazione ambientale, non genetica, attualmente inconscia e dormiente cioè, nello stato attuale, è qualità inesistente in qualsiasi forma pratica, ma sempre disponibile e pronta se si verificano le condizioni ambientali necessarie e casuali ad essa favorevoli, esemplificandosi in infinite possibilità reali ed ambientali per potersi manifestare e sviluppare.
Capitolo 2
Alcuni esempi pratici delle attitudini.
Ogni organismo vivente, animale e vegetale, di un ambiente terrestre (acquoso od aereo),nasce con il corpo munito di qualità naturali o innate dette attittudini, che sono per:
° i vegetali le moltissime radici;
° gli altri animali, razionali come l’uomo ed irrazionali tutti gli altri, che nascono muniti di arti, compresi le pinne fluidodinamiche dei pesci dell’ambiente acquatico, in assenza dei quali è impossibile l’ambientamento nell’ambiente di vita.
Alcuni esempi importanti di attitudini sono:
– le moltissime radici delle piante che, collegate tra loro:
. fanno da gambe e braccia, arti utili per attività motorie e prensili;
. costituiscono il cervello della pianta con intelligenza innata e funzionano come un tutt’uno in collaborazione tra loro che le danno, ben radicate nel terreno, uno stabile sostegno e, attraversando il terreno roccioso, lo frantumano e lo polverizzano rendendolo più fertile: sono la loro parte motoria in cerca di acqua, di sostanze nutrienti ed ossigeno;
– per l’uomo l’attitudine alla ragione ed all’intelligenza razionale, capacità attitudinali di creare nell’astratto mondi da conquistare o respingere.
Per fare un esempio pratico delle attitudini, le considero un’estesa informe massa d’argilla che, in mani esperte artigianali, danno forme oggettive ad infiniti temi.
Infatti l’uomo si può permettere con la ragione à ripetere liberamente un esempio reale di attitudine in vari modi ad essa equivalenti correggendo e migliorando i risultati, buoni o cattivi. Allo stesso modo può essere un qualsiasi individuo nato della stessa specie, perchè tutto ciò che si fa e si impara deriva dall’educazione, che esige un istruttore che deve essere sempre estremamente controllato per poterne valutare i contenuti educativi, specialmnte per un bambino cucciolo dell’ uomo, perché solo lui ne è il responsabile.
L’argilla è un o non litificato molto fine (formato da micro cristalli con forti capacità di assorbimento d’acqua), costituito da allumino-silicati idrati, caratteristiche che le conferiscono una sensibile plasticità se miscelato con acqua e, se disidratato, una refrattarietà, proprietà che hanno permesso lo sviluppo dell’industria laterizia e ceramica.
2.1 Un altro esempio pratico di attitudine
S’immagini che due uomini, cioè due adulti inizialmente identici in ogni senso anche comportamentale, come se fossero formati dallo sdoppiamento di un individuo, come si può razionalmente sdoppiare una figura geometrica, debbano attraversare l’ostile ambiente della jungla (quale è, quasi, come comportamento attuale, la varia società umana), che essi non conoscono per pregressa esperienza personale, senza mai incontrarsi per non influenzarsi e per non collaborare e non aiutarsi tra loro, ma con questa ipotesi:
° nessuno dei due ha armi di qualsiasi tipo né deve morire, perché riescono a superare per caso o con coraggio gli ostacoli e pericoli incontrati casualmente.
A questo punto, si può fare la domanda :”due individui uguali, perfettamente uguali non esistono! ed allora ?, allora si possono considerare più uomini, ma per il ragionamento posto non è più valido;
° non devono incontrarsi, per non influenzarsi e non collaborare;
° all’uscita della jungla, devono incontrarsi per confrontarsi.
Per permettere una tale esperienza individuale uno di essi entra nella jungla da una sua parte, mentre l’altro dalla parte opposta, per cui gli incontri e conoscenze che possono fare sono quelli ambientali caratteristici di esso ma diversi tra loro per la loro frequenza, intensità e pericolo anche se l’ambiente dell’esperimento è lo stesso.
Però, una volta entrati nella jungla:
– uno dei due è, all’inizio degli incontri ambientali, fortunato perché fa un’ esperienza meno aggressiva e violenta, quindi meno terrificante e meno distruttiva della sua personalità per es.:
° incontra prima animali inoffensivi, diciamo come la lepre, o non molto feroci per cui riesce a prevalere su di essi, magari ucciderli e cibarsi della loro carne e poi gradualmente quelli più feroci.
Ha, così, il tempo di :
* rendersi conto dell’entità della realtà in cui si trova, conoscerla ed iniziare ad ambientarvisi;
* distinguere i vari pericoli, ad affrontarli e, magari, a costruirsi mezzi di difesa ed offesa;
*imparare a conoscere e distinguerne l’eventuale pericolosità imminente, con l’aiuto di tutti i sensi, per es. :
. l’olfatto con l’aiuto del venticello che spira verso di lui;
. l’udito per distinguere i vari rumori della Jungla:
.. animali che si avvicinano ed il fruscio di serpenti …;
.. il comportamento più o meno agitato degli uccelli o scimmie sugli alberi la presenza di qualche pericolo nelle vicinanze;
.. a sentire e distinguere la presenza di altri animali;
.. osservare che sono più al sicuro dalle bestie feroci uccelli e scimmie sugli alberi per cui, per recuperare energie spese durante il giorno riposa la notte più al sicuro, si comporta come loro, magari costruendosi un giaciglio o capanna, anche con alcune comodità; insomma, con la fortuna dalla sua parte, diventa un Tarzan, l’uomo scimmia che dai film ha conquistato tanti fans soprattutto giovani, ha sviluppato i muscoli e le sue capacità sensoriali come le bestie, il suo coraggio e la sua audacia;
-l’altro, invece, è molto sfortunato, perché sin dall’inizio seri pericoli lo colpiscono e non ha tempo libero, utile per riflettere sulle sue sfortune e rimediarle in quanto:
° fa subito brutti incontri con animali violenti e feroci che lo feriscono in ogni parte del corpo e lo fanno diventare sempre più pauroso, ma di cui riesce, comunque, a liberarsi fuggendo, nascondendosi o rifugiandosi dove capita;
° la sua mente, invasa dalla paura, è impegnata, oltre che dal problema della nutrizione, a sfuggire ad essi in cerca di rifugi sicuri e non gli passa nemmeno dalla mente l’idea di procurarsi mezzi di difesa e di offesa;
° continua a fare un’esperienza sempre più regressiva, che tende ad annullare la sua personalità e gli impone una reazione basata solo sulla paura e la fuga;
° i continui pericoli che lo investono non gli permettono nemmeno di sviluppare nel modo ottimale tutte le sue attitudini innate che, anzi, si sviluppano in senso negativo al suo adattamento all’ambiente in cui si trova.
Finalmente escono dalla jungla, si incontrano e quello più sfortunato, che a mala pena si mantiene in piedi e si sostiene con un bastone strisciandosi a terra per le molte ferite subite, nel vedere l’altro baldanzoso e forte si impaurisce ancora e crolla completamente: eppure all’inizio quei due uomini erano per ipotesi uguali da ogni punto di vista sia fisico che psichico.
Alla fine lo sfortunato può dire, pensando a tutto quello che ha passato, che in fin dei conti gli è andata pure bene.
… continua…
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