May 9, 2025

Lo avevamo detto in campagna elettorale e lo confermiamo oggi: la riforma Del Rio sulla riorganizzazione e razionalizzazione delle Autorità Portuali penalizza il nostro Porto e con esso la Città di Brindisi.

 

Diciamo ciò non perché animati da uno spirito campanilistico, ma per come si è giunti all’accorpamento del Porto di Brindisi con quello di Bari e per i dati impietosi che svelano il grande scippo che si sta attuando in questi giorni.

 

L’autorevole sito de La Voce. Info riporta in un articolo del 26 luglio scorso di Luca Antonellini dal titolo “ Così cambia il sistema dei Porti Italiani” il confronto dei principali indicatori di traffico ed economici di tutti i Porti italiani basati su dati del Ministero dei Trasporti ed Istat riferiti all’anno 2014. Vediamo cosa ci dicono questi dati, confrontando quelli dei porti di Brindisi e Bari.

 

Brindisi ricava da canoni di concessioni demaniali oltre 3,9 milioni di euro contro i 2 di Bari; Brindisi incassa 7,35 milioni di euro di tasse portuali contro i 3,8 di Bari; Brindisi movimenta ogni anno 8,15 milioni di tonnellate di merci mentre Bari si ferma a 4,7 milioni di tonnellate.

 

Brindisi ha costi di funzionamento di 3,7 milioni di euro inferiori ai 3,9 di Bari. Tutti questi dati portano Brindisi ad avere un risultato economico positivo per 7,5 milioni di euro quasi 4 volte superiore a quello di Bari, che si ferma a 1,9 milioni di euro.

 

Per chi fosse stato disattento ricordiamo che la riforma del Rio prevedeva in origine la definizione di un’unica Autorità Portuale Pugliese che vedeva Taranto capofila insieme con Brindisi e Bari.

 

Un’operazione che aveva una sua logica di razionalizzazione del sistema portuale, permettendo di evitare duplicazioni di investimenti e una loro più efficace programmazione.

 

Ebbene questa importante finalità non si è ottenuta per l’intervento del Sindaco di Bari De Caro, e quindi del PD anche regionale, che ha preteso che il Porto di Bari rimanesse autonomo e fosse sede di un’Autorità Portuale di Sistema accorpando anche Brindisi.

 

Una scelta, e questa è la considerazione più amara, che sovverte anche la realtà dei numeri che evidenziano come il Porto di Bari sia al confronto con quello di Brindisi perdente in tutti i principali indicatori.

 

Dati impietosi che dovrebbero portare ad un’unica conclusione: il Porto di Bari dovrebbe essere accorpato a quello di Brindisi. Solo gli interessi di una classe politica sempre pronta a svendere il nostro territorio è riuscita a capovolgere questi dati concreti ed oggettivi rispetto ai quali c’è poco da argomentare.

 

Per questo motivo Brindisi Bene Comune e Sinistra per Brindisi chiederanno nel prossimo consiglio comunale di impegnare Emiliano a chiedere una moratoria al fine di rivedere gli esiti di questa riforma che penalizzano la nostra città. Il Governatore Emiliano dovrebbe battersi per riottenere l’Autorità Unica Pugliese e in subordine accorpare il Porto di Bari a quello di Brindisi, non per spirito campanilistico ma perché i dati che fotografano la realtà dicono esattamente questo.

 

Siamo stanchi di essere da anni penalizzati come territorio da tutte le riforme e le riorganizzazioni dello Stato, ma questa volta si è andati oltre con un vero e proprio scippo teso ad impadronirsi della cassa di Brindisi, ricca dei traffici maledetti del carbone, per rimpinguare la cassa vuota del Porto di Bari.

 

Comunicato stampa di Giuseppe Cellie e Riccardo Rossi per Brindisi Bene Comune – Sinistra per Brindisi”

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