May 2, 2025

Mi presento: Sono Alfredo, ho 19 anni e sono appena ritornato dall’estero.
Ho deciso di ritornare nella mia città per riprovare adesso, con una base curricolare, a condurre una vita fiorente qui, a Brindisi.

Le mie prime 48 ore passate nel centro cittadino hanno conosciuto un teatro lugubre, materializzando uno scenario criminale degno della pellicola cinematografica Gomorra, che impazza tra i giovani.

 

Nonostante l’inspiegabile silenzio delle cronache nazionali, ho deciso di esprimere un mio pensiero riguardo l’esplosione del Tabacchino in Piazza Vittoria e la sparatoria in pieno centro cittadino ai danni di un mio coetaneo.

Il paese che m’ha ospitato nel mio viaggio migratorio in cerca di una vita migliore, m’ha offerto la possibilità di integrarmi sotto ogni punto di vista economico e sociale.
Nel mio soggiorno estero, ho iniziato a conoscere il sistema amministrativo della nazione e chiaramente, ho iniziato a notare le differenze con il nostro paese.
L’esperienza m’ha dato la possibilità di conoscere molte persone provenienti da diverse altre nazioni europee e non, con cui scambiare una chiacchiera dopo l’orario lavorativo.

 

Tra i vari dialoghi che ricordo, vorrei soffermare l’attenzione sul più comune tra migranti: “gli, stereotipi”.
All’estero l’Italiano è Pizza, Pasta, Mafia; è tutto vero, la stragrande maggioranza ci rappresenta in queste 3 parole.
Altro aspetto, riguardo lo stile di vita, ci raffigura come un popolo troppo tranquillo, perennemente rilassato.
Siamo visti come il popolo del: “Si, dopo lo faccio”.

 

Collegandomi a questo discorso vorrei discutere della serata di sabato 19 Maggio, postuma agli accaduti, durante la quale la presenza delle forze armate nel centro cittadino era chiaramente intensa e, riguardo questo, c’è poco da sorprendersi.
Ciò mi ha fatto riflettere su come il mio paese, con enormi possibilità, in effetti, decida spesso di agire solo dopo che i fatti accadano.
Non intendo giudicare in alcun modo la presenza di Polizia e Carabinieri durante la serata, ma, d’altro canto, l’intensità dei controlli, che a mio avviso evidenzia questo velo pietoso d’una triste normalità, presente ogni giorno nella nostra città.

 

È triste ammettere che viviamo in un sistema malato, che deve dare corda ai criminali, cercando di chiudere entrambi gli occhi e facendo finta di non notare il controllo che hanno sulla città, costretta ad intervenire solo nel momento di culmine della situazione.

 

Dobbiamo sempre lasciare tutto a dopo, dobbiamo attendere il morto, dobbiamo attendere che le acque si calmino nell’indifferentismo generale, dobbiamo attendere che la gente si dimentichi di tutto, per tornare ad essere normali d’innanzi a tutto questo.

 

Dobbiamo aspettare di essere ancora una volta i soliti brindisini, oggi come 20 anni fa, quando per le nostre strade impazzava il contrabbando e ancora una volta abbiamo aspettato la morte, come scena finale di una recita raccapricciante, raggiungendo finalmente il dopo, quel dopo, che è troppo anche per le orecchie del sordo Stato, deciso ad intervenire solo quando il “dopo”, diventa “adesso”.

 

Purtroppo, la società attuale, in parte conosce la scomparsa tra i giovani dei valori. Ed è proprio a questi miei amici, compagni, fratelli, che voglio raccontare qualcosa:

 

Sono scappato da questa città, non ho paura a dirlo; sono corso via da Brindisi, per paura di rimanere inghiottito fra le sue strade, nelle sue piazze, spesso palcoscenico della desolazione sociale di questa città, sempre più coinvolta in giochi loschi, senza via d’uscita, tra droghe e false speranze, offerte da una situazione di malcontento e rinuncia generale.
Sono corso via per ritrovare me stesso e poter finalmente ragionare lontano da giudizi altrui, versando lacrime nella speranza di poter tornare un giorno a Brindisi, per vivere con la mia famiglia e permettere a mio figlio, un giorno, di parlare italiano, d’essere orgoglioso di poter dire:” io sono brindisino”.

 

Da queste parti si nasce con delle etichette addosso, i nostri quartieri valgono di più della persona stessa.

Nessuno crede più in nulla, la situazione ci appare ancora una volta, lontano dal momento di agire, perché non si hanno i mezzi e le qualità giuste.

 

Nessuno crede che a 18 anni si possa ricoprire una posizione determinante nella ricostruzione della nostra città, pensando di essere troppo giovani per battersi contro gente radicata in questo sistema da oltre 30 anni.
Alcuni di voi credono che per fare politica servano d’obbligo i capelli bianchi, le lauree e gli agganci giusti.

 

Purtroppo è triste da dirsi, ma questo è un pensiero comune, così intrinseco nella normalità cittadina che ci si ritrova sotto periodo di elezioni, senza conoscere i progetti e neppure i candidati presenti, che dovrebbero, attraverso il loro lavoro, porre fine a questa involuzione e favorire lo sviluppo economico e sociale del paese, come riporta lo stesso articolo 1 della nostra costituzione.

 

Il barcone affonda, ma nessuno ne è interessato, perché nessuno crede che quella barca sia di nostra proprietà.
Si crede che la nostra città non sia nostra, ma sia di altri, che non conosciamo, che prendono decisioni per noi.
Ancora una volta siamo gli italiani del “dopo”.

 

Siamo i brindisini della bomba all’istituto Morvillo-Falcone, rassegnati a ciò che gli altri hanno da offrirci, perché non ci reputiamo pronti a pensare.

 

Siamo stati dimenticati dalla nostra madre Italia in una città senza bandiera, fatta di porti e marinai, che sembra aver perso Identità e voglia di reagire, aspettando l’asfissia di un sistema che in breve tempo ci porterà all’impossibilità di respirare aria pulita, in una sopravvivenza tra poveri, spinti dalla rabbia comune che riconosce solo la violenza e la forza criminale come reali opportunità d’espressione, confermando come la mafia non sia scomparsa dal nostro paese, ma si sia radicata sempre più nelle nostre menti, senza esserne coscienti.

 

Abbiamo saputo esportare un unico sistema dettagliato all’estero, la gente ci conosce per questo. Un sistema fatto nonostante tutto di regole ben precise, che non attende il “Dopo” ma agisce sul presente.

È proprio nella semplicità che la criminalità trova le sue radici, offrendo per qualsiasi domanda una soluzione ben precisa: vita o morte.

 

Si tratta d’un organizzazione senza sottofondi, che non lascia opportunità di aggirare e trovare l’escamotage adatto ad ogni situazione.

La mafia si sa, è capace di punire chi sbaglia, attraverso i propri metodi, che si voglia o no tutti rispettano, per paura di subire un preciso trattamento, utilizzando la paura che, ancora una volta, le armi valgano più delle parole.

 

È qui che vi chiedo: “Abbiamo quindi bisogno di aver paura per rispettare le leggi? Abbiamo quindi bisogno di vedere i morti per strada, i furti nei negozi e le bombe in giro per la città per essere partecipi e rispettosi di un sistema?
Potremmo alzarci la mattina, rifiutandoci di accettare , ma in ogni caso, anche senza rendercene conto, l’accetteremmo.
Io, come noi tutti, sono stanco di pensare che si debba aspettare l’evolversi delle situazioni per credere che qualcosa cambi, sono stanco di attendere che il mondo si plasmi e da un giorno all’altro il nostro popolo si svegli con un’altra marcia, con un altro spirito.

 

Ragazzi, Oggi, è la nostra ora.

 

Non è più il momento adatto per lasciare tutto a “dopo”; è il momento di reagire, e non da domani, ma da oggi, perché domani , è Oggi, come lo sarà anche il prossimo mese e il prossimo anno; siamo frutto di quello che facciamo ogni giorno, non c’è più tempo per rimanere a guardare la barca che affonda, è tempo di agire, è tempo di credere in noi stessi, cittadini del presente e del futuro .

Ora è il momento di vivere il nostro tempo e costruirci la nostra vita, portando tra i potenti la nostra parola, la parola dei giovani brindisini ; è arrivato il momento di credere in se stessi e lasciare le lacrime fuori da tutto questo, perché adesso serve credere, adesso serve partecipare, adesso è giunto il momento di crescere e prendere questo paese in mano.

 

È il momento di essere italiani, è il momento di essere brindisini, è il momento di dimostrare d’avere coraggio e di combattere contro tutto e tutti; è il momento di cambiare, è il momento di reagire; è il presente, il nostro presente.

 

È arrivato il nostro momento: Ora Tocca a Noi!

 

 

Alfredo Rospi

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