May 5, 2025

Oggi, come ieri, come trentasei anni fa, San Pietro Vernotico non ha alcun titolo amministrativo, giuridico e costituzionale per poter intervenire sui destini della centrale a carbone di Cerano.

Per la verità, neppure Brindisi, nel cui feudo insiste la centrale, ha titolo, Costituzione alla mano, di decidere alcun ché sui destini della stessa, essendo la materia energetica che riguarda le centrali di esclusiva competenza dello Stato, anche dopo la modifica vigente del Titolo V°, inerente le materie concorrenti.

 

Tant’è che non sono state le innumerevoli iniziative degli Comuni, della Provincia, della Regione, dei movimenti ambientalisti di questi decenni ad aver cambiato, nemmeno di una virgola, quanto decideva di volta in volta lo Stato, con appositi decreti ministeriali attuativi, sulla centrale di Cerano.

 

Allo stesso modo di come decise, in linea con il IV Piano Energetico Nazionale degli anni 90, la costruzione di una centrale a carbone in Puglia, che poi fu localizzata a Brindisi, al confine con San Pietro Vernotico, è lo Stato stesso, attraverso la Strategia Energetica Nazionale licenziata nel 2017, ad aver fissato l’obiettivo, tra altri, della sua dismissione, in virtù dell’”abbandono del carbone per la produzione elettrica entro il 2025”, in dipendenza però “delle condizioni necessarie per realizzare il raggiungimento” degli obiettivi stessi”!

 

Ci si può oggi attardare su una rincorsa malevola e decontestualizzata, cioè artatamente fantasiosa e contraddetta dagli atti, oltre che dalla vicenda politica fattuale, interamente ascrivibile ai dirigenti brindisini (ma anche sampietrani!) del pentapartito dell’epoca, guidato dal Sindaco Carluccio -DC, PSI, PSDI, PRI, PLI-, circa le responsabilità storiche della nascita di una centrale, che ha comunque segnato in vario modo i destini di un territorio del quale San Pietro fa parte? Può oggi interessare i cittadini ed essere ciò più importante dei destini della centrale e, soprattutto, di quelli auspicabili per Cerano a centrale dismessa?!

Si, destini auspicabili! Possiamo cioè dare per scontata la sua dismissione o che essa avvenga davvero entro il 2025? E’ scontato cioè che quella che è semplicemente una previsione programmatica possa necessariamente corrispondere alla realtà? Che la stessa potentissima rete delle lobby del carbone e delle energie fossili non ne rallentino o addirittura non ne possano inficiare la realizzabilità? Trump e compagnia varia del mondo non insegnano niente? E il nuovo Governo che intenzioni ha? Che farà?

 

San Pietro Vernotico, Torchiarolo, la stessa Brindisi non hanno titolo a decidere i destini di Cerano. Ma la politica sì! Questo impegno, la lista “PER SAN PIETRO”, nel suo programma amministrativo, lo assume in modo esplicito e convinto! C ‘è da augurarsi che anche le altre liste lo condividano, per il bene comune.

 

E’ davvero urgente e necessario che le amministrazioni di San Pietro, Torchiarolo e Brindisi (unite dall’appartenenza all’area a rischio di crisi ambientale e che, per un gioco quasi voluto del destino, il 10 giugno rinnoveranno insieme le loro compagini di governo e istituzionali ), subito dopo il voto, assieme a quella di Cellino, e con l’ausilio di Provincia e Regione, nonché delle associazioni ambientaliste, sindacali e datoriali, si seggano attorno a un tavolo congiunto con Enel e Governo per approntare un progetto, con crono programma, come si fece nel ’96, di chiusura della centrale, possibilmente ben prima del 2025!

 

Perché? Fuoruscita dal carbone non può non equivalere a chiusura della centrale! La penosissima oltre che incredibile odissea della Brindisi Nord, oggi A2A, nulla insegna? Nulla insegna che un catorcio come la centrale di Brindisi Nord possa tentare ancora oggi di riciclarsi con la spazzatura e che addirittura possa trovare sponde decisorie in tal senso?! Non può farsi strada la tentazione che la centrale di Cerano possa “sopravvivere trasformandosi” in qualcosa di diverso, ma ugualmente “impattante”, più che dismettersi?

 

La centrale Enel di Cerano va chiusa, dismessa e il terreno su cui insiste va interamente bonificato. Al mai applicato principio del Chi inquina paga va, per la prima volta, applicato il principio del Chi inquina bonifica!

 

Rinaturalizzazione e recupero a nuovi fini eco industriali e/o turistici di Cerano e salvaguardia di tutti i lavoratori diretti e indiretti della centrale devono costituire l’assillo, contestuale alla sua dismissione, di un progetto innovativo di riconversione ecologica dell’area dismessa e di rigenerazione urbanistica di tutta la costa, la cui erosione, causata dal suo bradisismo naturale, è stata accelerata in questi decenni dal corpo “aggettante” della centrale. Per Cerano occorre un “progetto integrato del dopo carbone”.

 

Nondimeno, occorre studiare da subito, sulla base di un censimento accurato e completo di tutti gli impianti fotovoltaici disseminati nel territorio, un piano per lo smaltimento del silicio, -cosa ancora totalmente sottovalutata! -di modo che non ci restino cimiteri di carcasse inquinanti dopo il loro “fine vita”, senza che i titolari abbiano provveduto allo smaltimento dello stesso e alla bonifica dei relativi terreni.

 

Ernesto Musio
già Coordinatore del Comitato 8giugno

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