May 9, 2025

«La provincia di Brindisi non può e non deve trasformarsi in un grande Cara (Centro d’accoglienza per richiedenti asilo) a cielo aperto».
Lo dichiara l’onorevole Nicola Ciracì (CoR – Conservatori e Riformisti) a proposito degli ultimi sbarchi nel porto del capoluogo adriatico.

 
«Siamo ben oltre il limite di capienza nel Cara – spiega – e sono sempre più gli Sprar (Servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati) che rischiano di spuntare come funghi nel Brindisino: più di mille migranti sparsi per il Brindisino, che sarebbe ora venissero dirottati anche e soprattutto altrove»

 
I profughi salvati nel Canale di Sicilia nei giorni scorsi sono, infatti, approdati a Brindisi per poi essere smistati tra il Cara e i centri privati d’accoglienza della città, ma anche di Carovigno, Mesagne e Ostuni.

 
«Gli arrivi a centinaia delle ultime ore – commenta il deputato – dimostrano per l’ennesima volta la grande professionalità e l’efficienza del personale in forza all’ufficio Immigrazione della Questura, della Prefettura e di tutte le forze dell’ordine, che ormai sono costrette a lavorare in condizioni di perenne stress».

 
«La presenza massiccia dei richiedenti asilo – aggiunge – insiste in un contesto difficile, caratterizzato anche da tensioni sociali, si pensi ai tafferugli e all’incendio nel dormitorio di via San Vito e nel Cie di Restinco, perciò ritengo che il nostro territorio stia già pagando un prezzo altissimo».

 
«Chiedo quindi – prosegue – che le istituzioni locali si oppongano alla realizzazione di nuove strutture dell’ospitalità: anche in quest’ottica e per questo motivo, qualche giorno fa ho portato la mia solidarietà al sindaco di San Vito dei Normanni, Domenico Conte, che mi ha confermato di trovarsi sulla mia stessa lunghezza d’onda».

 
«Il mio auspicio è che tutti i sindaci della provincia – conclude Ciracì – assumano la medesima posizione ed emanino ordinanze tese a scongiurare il rischio di trasformare Brindisi e il suo circondario in un Cara a cielo aperto o, peggio, in un Cie, dove tra i rifugiati vi sono persone con precedenti penali, anche gravi, in attesa di espulsioni che avvengono solo nel 40 per cento dei casi».

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