Duemilaventuno, annus horribilis?
Ci è mancata la stretta di mano? Le carezze? Il gioco dello schiaffo e il calore delle altrui mani? Tenersi per mano consolando dai lutti. Altro ci è mancato, ma soprattutto il tatto.
E il Festival dei Sensi 2021, 26 – 29 agosto, quest’anno rende omaggio alle MANI.
La mano: organo prensile a cinque dita che misura spazi e pesi, tocca creta e pennelli, impugna coltelli e scimitarre. Dita inanellate che giurano fedeltà. Mani che inventano segni, guidano bambini, tirano redini e sterzano volanti. Mani che battono tastiere e moltiplicano la parola, e con esse il creato.
A ogni dito una specialità, all’insieme giova il dorso, il palmo, il polso ma soprattutto il pollice opponibile. E vediamo allora.
Il Ministro Renato Brunetta dirà (farà fare?) agli statali che è semplice e digitale sburocratizzare e la pianista Beatrice Rana, dal tocco già perfetto, discetterà con Alberto Spano delle sonate per sola mano sinistra (tantissime) e per mano destra (poche).
Franco Farinelli e Pietro Montani andranno oltre le mani con lo smartphone: ultima protesi, per ora, per espressività, comunicazione e relazioni?
Alla mano giova l’altra mano: destra e sinistra insieme possono far cambiare stato all’essere, che sia materia o spirito. Insieme fanno tutti i lavori immaginabili, utili e dannosi. Fanno e disfano, nutrono e sprecano, si levano al cielo e sovente infangano la terra.
Leonardo da Vinci, e le sue mani come pantografi guidati da una mente geniale. Lo racconta Corrado Bologna.
Dal crudo al cotto con Massimo Montanari; ma la nonna quando cucinava inventava? Avere le mani in pasta, nel lungo adattamento, sperimentando.
Tullio Pericoli e i suoi due schemi: in uno parole e nell’altro immagini. E vai col disegno!
Le mani parlano, raccontano molto di noi: lingua, carattere, emozioni, disagi e caos, gioie e disponibilità. Levate, a braccio steso, aperte o chiuse a pugno, sono state riconoscimento politico, illusioni e tragedie.
Quel dito per l’anello: Gian Piero Jacobelli decifra in ciò la fedeltà, lo status, l’auctoritas.
Fare con le mani, ma la manifattura artigianale ha un domani? Ermete Realacci, Italo Rota e René de Picciotto si provano nell’archeo – futuribile.
Oggi, mani alzate e giunte, parafrasano il cuore.
Umberto Rapetto, già generale della Finanza, indaga le impronte digitali che lasciamo come tracce. Siamo noi ora , i media?
Linee, segni tracciati a matita dall’architetto: come sarà quella cosa (casa?) nello spazio, e noi dentro e fuori? La mano che tiene la matita è di Mario Botta.
Come da un po’ di anni si ritorna nei segreti luoghi d’incanto della Valle d’itria a rimettere mano ai sensi, a dargli una mano per ri-sentire e ri-flettere.
Anna Karenina lancia la borsetta di velluto rosso prima di gettarsi sotto il treno. Cosa diranno Paola Jacobbi e Rossella Brescia delle mani “vestite”? Avvertenza per donne (e uomini?): portate la vostra borsa preferita.
Il bao quan li , saluto rituale del kung fu, lo farà a noi Paolo Congelosi, mentre Nancy Dell’olio e Fulvio Abbate si cimenteranno con gli schiaffi. Soccorrerà l’arguzia dei malmenati cara a Totò: e che so’ Pasquale?
Siamo tutti un po’ mancini? Arnaldo Benini esplora usi, funzioni ed emozioni della man destra e della man mancina.
Infine Tommaso Duranti, che legge il destino sulle mani, proverà a disvelare il nostro futuro?
Ma c’è dell’altro: la mostra fotografica, dall’Archivio Storico del Touring Club, sull’ homo faber e l’intelligenza della mano (Martina Franca, Palazzo Ducale) e il “giardino dei sogni” (3 laboratori mattutini – Stazione Ippica di Martina) per manipolare la creta con Kazumasa Mikokami.
E Pratiche Feldenkreis con Emanuele Ernia, per grandi e piccini a Pomona: primordiale andare della mano alla bocca.
E allora attenti alle mani. Mani per ogni disbrigo e accidente. Mani sacre di taumaturghi e benedicenti. Quelle da mettere in gioco senza nascondere le carte in mano.
Rischiamo di mangiarci le mani? Via, togliere il freno a mano ed avventurarsi nel futuro, slegandosi le mani a fare girotondo senza temere la ripresa, nel mondo globale, della legge del taglione.
Non indugiare: non stare con le mani in tasca, sporcarsele, tenerci il cuore e batterle.
Le parole e la lingua, da maneggiare con cura e la perizia delle dita.
Boves se pareva … e negro semen seminaba (impugnava con le dita … e stendeva il nero inchiostro; iscrizione del IX sec. che segna l’inizio dell’italiano).
Ecco: diamoci da fare, manisciamundi!
Emanuele Amoruso
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