Correva l’anno 1951 quando Silvana Pampanini cantava “Ma dove vai bellezza in bicicletta, così di fretta pedalando con ardor…?”. E con questa canzone di D’Anzi e Marchesi interpretò anche un film che fece ottimi incassi.
Si era da poco usciti dalla guerra e allora la bicicletta costitutiva un bene prezioso per raggiungere il posto di lavoro, ma anche per fare le prime gite fuori porta. Fu pedalando ˗ non solo in senso metaforico ˗ che cominciò la lenta scalata al benessere degli anni Sessanta. Bicicletta ed entusiasmo, il binomio che fece dimenticare la vita grama e contribuì a migliorare non solo le condizioni esistenziali delle famiglie, ma anche quelle morali di un’intera società.
Tanto tempo è passato e la bicicletta, mortificata dall’affermarsi dei ciclomotori e delle auto, ha rischiato ˗ almeno dalle nostre parti ˗ di scomparire del tutto. A riportarla alla ribalta, a dimostrazione del fatto che non tutti i mali vengono per nuocere, ha contribuito un inquinamento dell’aria oramai fuori controllo. Tuttavia, a livello europeo, non si può dire che siamo ancora messi bene.
Infatti, pur essendo il Paese del Giro e delle sfide leggendarie fra Bartali e Coppi, pedalare costituisce pur sempre una fatica che mal si concilia con le comodità che offre la vita moderna. Così tra spezzoni di piste ciclabili, strade martoriate dalle buche e incidenti in aumento, siamo al quindicesimo posto ˗ a pari merito con l’Estonia ˗ nella classifica delle nazioni più ciclabili d’Europa.
Dietro di noi ˗ ma è una magra consolazione ˗ Grecia, Spagna e Portogallo. Perché il quinto posto della Germania o il settimo dell’Austria sembrano inavvicinabili. Per non parlare dei primi della classe, Danimarca, Olanda e Svezia che compongono il podio dell’European Cycling Barometer.
A questo risultato gli esperti della Federazione europea per la bicicletta sono arrivati assegnando un punteggio a una serie di indicatori: dalla sicurezza alle infrastrutture, dalla percentuale di persone che utilizzano la bici come primo mezzo di trasporto allo sviluppo del cicloturismo.
In un’altra graduatoria, il Copenhagenize Index, ideato da consulenti in mobilità sostenibile per misurare le città più aperte alle due ruote, addirittura non è presente alcuna città italiana!
E Brindisi, di fronte alla criticità del fenomeno-bici nel resto d’Italia, conferma una certa refrattarietà all’utilizzo di questo mezzo.
Né certamente può invertire il trend negativo l’annuale e folcloristica manifestazione cicloturistica “Brindisi in bicicletta” (inaugurata nel lontano 1974, l’anno della grave crisi energetica che aveva colpito tutta l’Europa), con i suoi cinquemila e passa partecipanti di tutte le età e fasce sociali. O l’utilizzo che della bici fanno (sicuramente obtorto collo) gli extracomunitari ospiti della città.
La conferma della mancanza di una cultura ciclistica (anche a livello agonistico) è emersa a seguito della 21^ edizione di Ecosistema urbano, l’indagine ˗ pubblicata sul “Sole 24Ore” ˗ che Legambiente e Ambiente Italia propongono ogni anno, segnalando i Comuni più “verdi” d’Italia.
Infatti, in contrasto con la notizia che Brindisi, su 104 capoluoghi di provincia, occupa la 46^ posizione (prima in Puglia e ben al di sopra della media italiana) in fatto di vivibilità, c’è quella che la relega al 97^ posto per le piste ciclabili e al 93^ per le aree pedonabili. Né potrebbe essere diversamente visto che c’è solo una pista ciclabile (lontana dal centro storico), di circa 5 km, che partendo dalla nuova caserma dei Vigili del Fuoco e costeggiando il parco Cesare Braico, raggiunge le zone periferiche di Sant’Elia e Sant’Angelo.
In questo quadro s’inserisce l’esperimento del “bike sharing” (letteralmente: bicicletta condivisa) inaugurato proprio in questi giorni. Bicincittà ˗ questo il logo del servizio ˗ offre l’opportunità di distribuire ai cittadini, in modo semplice, una certa quantità di biciclette pubbliche e di monitorarne in tempo reale la presa e il deposito.
Dunque si tratta di una seria alternativa al proprio mezzo di trasporto privato a motore e risponde bene anche alla logica dell’intermodalità dei diversi mezzi di trasporto (treno, bus, navi, aerei). Ma, soprattutto, è un sistema che non inquina l’aria.
Ci sono pertanto le premesse perché, teoricamente, si riduca il volume del traffico automobilistico nelle anguste strade del centro, a tutto vantaggio anche della endemica scarsità dei parcheggi. Dico “teoricamente” perché l’attuale dislocazione delle cinque stazioni di cicloposteggio (tutte nei confini del centro storico) non consente ai residenti dei popolosi quartieri della periferia di utilizzare questo servizio per raggiungere il centro ove è ubicata la maggior parte degli uffici pubblici.
È fin troppo evidente come, in tal modo, venga penalizzata la priorità di non intasare con le auto il centro della città. Senza contare che si lascia parimenti irrisolto il grave problema dei parcheggi.
Un’altra pecca organizzativa (questa attribuibile in toto a Bicincittà) consiste nella obbligatorietà dell’iscrizione online. Un handicap che colpisce le persone (specie anziani) che non hanno dimestichezza con il computer (o non lo posseggono). Con la conseguenza che una percentuale consistente di cittadini (tra l’altro, i più bisognosi) è tagliata fuori dai vantaggi del servizio. Sarebbe pertanto auspicabile che l’Ufficio Relazioni Pubbliche del Comune supplisse all’inconveniente curando l’iscrizione online di quanti si trovano in queste condizioni.
Il veloce esaurimento delle prime cinquecento tessere e l’impegno assunto dall’Amministrazione per aumentarne il numero dimostrano che il servizio ˗ a parte gli inconvenienti facilmente superabili ˗ abbia incontrato un buon accoglimento da parte dei cittadini.
Non so se questa inattesa esplosione d’entusiasmo dipenda dalla voglia di svolgere una sana attività fisica e quindi da una identità di vedute con il d’Annunzio assertore del principio che «meglio conviene credere al corpo che all’anima, meglio alla misura del corpo che alla dismisura dell’anima; troppo sovente l’anima non è se non la menzogna della carne…». O, invece, la sorprendente domanda di tessere sia legata alla loro gratuità per un anno…
A prescindere dalle motivazioni l’imperativo è, ora, quello di pedalare, facendo attenzione agli automobilisti per i quali i ciclisti brindisini rappresentano alieni venuti da mondi lontani…
Guido Giampietro
La foto di copertina è di Domenico Summa ©
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