Chissà se Nikolaj Ivanovic Vavilov (Mosca 1887 – Siberia 1943), nelle sue 100 spedizioni in oltre 60 paesi raccogliendo semi ed essenze d’ogni pianta, costruendo così la più antica tra le maggiori banche di semi del mondo, pensava a quei fisiocrati del diciottesimo secolo che sulla forza della natura, come origine del tutto, avevano fondato la vera ricchezza per tutti i popoli della terra.
Natura laboriosa e generosa che, ancor prima dell’abilità dell’uomo e delle sue mani trasformatrici, era artefice del contesto in cui è stata possibile la vita e l’esperienza che chiamiamo Storia.
Forse questa convinzione aveva portato Vavilov a non essere gradito al regime staliniano che nell’ideologia del (socialista) homo faber fondava i destini stessi dell’umanità?
L’edizione 2023 del Festival dei Sensi, dal 17 al 20 di questo mese, scruta in molteplici approfondimenti la costante, imperitura e, è il caso di dirlo, sotterranea azione di quei minuscoli agenti che hanno sempre donato agli uomini la sopravvivenza ma anche di riprodursi.
Semi che nascono, germogliano, si diffondono e si tramandano, portati da vento e insetti, come messaggeri di semenze. Risuona uno strano anagramma: questo mese che diviene seme?
A spargere semi per imprese e territori sono Virginia Borla, Vito Albino, Marco Alvisi, Raffaele Nacchiero, Giuseppe Tamburrano e Stefano Cingolani che ci faranno sapere a che punto è il Sud quale protagonista del proprio sviluppo e come si inventano e si fanno crescere le start-up per nuova conoscenza e impresa nel territorio.
Quale seme ha trasformato l’uomo da nomade cacciatore in costruttore di dimore, villaggi, leggi, società? Marcella Frangipane, Accademica dei Lincei, narrerà la nascita dell’Agricoltura nella mezzaluna fertile.
Di semi del tempo della Storia, generatori di storie nei millenni di homo sapiens, narrerà Donald Sassoon, emerito di storia europea comparata; dei semi delle leggi fisiche universali narrerà l’astrofisico Eugenio Coccia, tra buchi neri e onde gravitazionali.
I semi bene comune, i beni come semi comuni: da non sprecare, disperdere, anzi curare nella bio diversità. Ci sono specialisti quali Nicola Pecchioni e Francesco Sottile, con Antonio Pascale.
I semi che han fatto foreste, come l’Amazzonia, che nutre la terra con ossigeno e acqua. Elaine Moreira, antropologa brasiliana, che difende popoli e culture ancora naturali.
Il seme, che sul Mediterraneo e oltre, è la vita: il pane, i pani, tante forme e sapori, lievitato e azzimo, dei morti e dei santi; pane che sfama, pane cunzatu, pane inzuppato, pane consacrato. Fulvio Marino, mugnaio e panificatore da generazioni e Gerard Haddad, già agronomo e poi psicoanalista lacaniano, parlano di flagranze e sacro, pane odorato e baciato.
Hanno semi che fecondano le dinastie industriali? Cosa rimane di casa Agnelli e Gardini? Giornalisti attenti a costumi e storie di uomini, Elena Stancanelli e Michele Masneri, raccontano e questionano.
Semi di essenze che originano e soddisfano bisogni di status e socialità in ogni cultura e latitudine. Francesco Antinucci del CNR li cerca negli stili di vita, oltre la necessità.
E i semi delle carte da gioco? Denari, coppe, spade, l’umile bastoni, picche, cuori ecc. Li scrutano, e li giocano, Nicola De Giorgi, cardiologo, e Marco Bascapé, archivista.
Ma c’è anche il mal seme d’Adamo (Dante, Inferno-3) che nel riprodursi dell’umano genere può seminare dolore, sopruso, nequizia, bramosia, tragedia? Come è stato per Medea e altri miti che, come ricordano Demetrio Paparoni, critico, e Antonella Delfino Pesce, criminologa, son presenti e germogliano tra noi?
Altri semi seminati nei giorni del Festival: mostra e visite al conservatorio botanico di Pomona con Paolo Belloni, agli orti di Ostuni con Enza Aurisicchio, ai semi combattenti con Nico Angiuli. E ancora risveglio di chakra al mattino con Carla Nataloni (Casa Tumbinno) ed Elena A. Vitale (masseria Portaino).
Il Conte di Buffon, illuminista, descriveva l’illimitata riproduzione biologica partendo dal seme dell’olmo: senza antagonisti costruirebbe in 150 anni un bosco a coprire tutta la terra.
Ma in natura, come nella Storia umana competono infiniti antagonismi.
E’ noto, purtroppo, che chi semina vento raccoglie tempesta.
Emanuele Amoruso
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