HUMOUR ALLA BRINDISINA
Elogio di un gruppo di ragazzi brindisini davvero spiritosi
di Gabriele D’Amelj Melodia
A PROPOSITO DI COMICO
Ci sono certi temi che non si possono affrontare senza ampie premesse e qualche riferimento teorico e storico. L’argomento con cui vorrei intrattenere i lettori riguarda il comico in generale e l’umorismo brindisino in particolare.
Intanto le articolazioni del comico sono varie e con peculiari sfumature: c’è il comico di situazione, le comiche, le clownerie, il comico basso-triviale e quello colto-sofisticato.
L’umorismo, com’è noto, ha accenti meno marcati, più ironici e beffardi, a volte amari come in Pirandello. Ancora ci sono i motti di spirito ai quali Freud dedicò un brillante saggio, le freddure, spesso definite all’inglese ( ma esistevano già al tempo dei romani e Cicerone le chiamava “Frigida verba”), le barzellette più o meno sconce (sempre figlie di n.n. ), le arguzie seminate nel linguaggio colloquiale (e in questo a Brindisi siamo maestri: pensate al cliente che chiede al pescivendolo ‘na quarta ti cozze pilose e si sente rispondere a brucia pelo “C’è tieni nvitati?”.
Poi c’è la parodia, cioè la storpiatura intelligente di un testo, di un’opera lirica, ma anche di immagini, come vedremo tra qualche rigo, e infine la satira, storica arte con cui, senza pietà e sconti, si castigano vari costumi (morali, religiosi, politici, sociali, e ovviamente culturali, come vedremo tra un attimo).
Tutta questa rete di operazioni comiche porta naturaliter al riso, che ha varia natura, e cioè può essere liberatorio, complice, istintivo, di sollievo, erotico-malizioso, derisorio, sarcastico, sardonico, gioioso, smodato. Guardate che questi aggettivi non me li sono inventati io ma riguardano classificazioni di studiosi dell’argomento, da Bergson a Pirandello, da Freud a Propp.
I NOSTRI TREMENDISISSIMI MANIPOLATORI
Bene, ora finalmente passo a parlarvi del fenomeno locale che meglio interpreta l’intelligente “summa” di questi generi ottenendo risultati brillanti che resisteranno all’usura del tempo in quanto le loro performance hanno una valenza classica. Si è scritto molto sulla deperibilità del prodotto comico, in quanto legato all’attualità del presente. Ma non tutto ha una data di scadenza.
Se in alcune opere si perde la fragranza dei riferimenti e di alcune battute, resta tuttavia il lavoro di aggiornamento e riattamento elaborato da autori e registi. Questa è la ragione che ci fa ancora apprezzare capolavori come “ Le Rane “ di Aristofane o “ Le allegre comari di Windsor “ di Shakespeare. L’essenziale è che il meccanismo comico agisca tramite il topos della sorpresa, dell’effetto contrasto, del rovesciamento , dell’incongruenza. “Alogismi”, li definiscono quelli che parlano bene.
I SOLITI IGNOTI DI F.B.
Torniamo subito a quelli che nel titoletto ho già presentato come “tremendissiimi manipolatori”.
Mi sto riferendo agli arguti, abili, goliardici bontemponi che, con l’arcinota sigla del gruppo f.b. “Meno male che domani è domenica” ci deliziano con le loro trovare assolutamente geniali. Da tempo “I soliti ignoti” (almeno al sottoscritto), ci offrono gag iconiche, frutto di ricerca, intuizione e talento comico-parodico.
Le didascalie che mettono in bocca ai personaggi di foto celebri o di quadri sconosciuti ricorrono a termini ed espressioni indigene di grande impatto comico e che sono ormai un cult su face book.
Una vena felice e inesauribile che, grazie all’illuminazione di una fantasia a buco nero, attira e fagocita ogni malcapitata immagine, foto o tela , in grado di prestarsi al sublime gioco satirico-parodico. Tutto questo senza mai cadere nel volgare o nell’offensivo.
REALI, DIVE E STAR
L’ultima invenzione-trasfigurazione riguarda la decrepita coppia reale inglese: Un’ineffabile regina si rivolge a labbra strette al suo Filippo, che la guarda di sghembo con un’aria tra l’incuriosito e il beffardo. “Quantu a’ misu intra la busta?” “Dopo ti quisti si sposanu atri?” Segue una serie di quesiti risibili: Esilarante.
La povera Elisabetta II diventa la nostra bislacca vicina di pianerottolo, Betty, quella che sgrida sempre il marito, Pippo, ex portiere d’albergo e gran puttaniere. Gli illustri personaggi, al pari delle Dee che alzando gli occhi al cielo gridano “Povera a mei!”, più che dissacrati, sono umanizzati ed empatizzati in una sorta di “reductio ad nos” che, attraverso lo strumento della lingua dialettale, innesca un virtuoso processo di identificazione salvifica.
Siamo tutti figli di questa terra e gli idoli, che già erano al crepuscolo ai tempi di Nietzsche, ora sono quasi estinti e relegati nei recinti del divismo pop (attori, cantanti, calciatori).
E che dire della Serena-Virago immortalata coi dito accusatorio puntato contro l’avversaria : “ T’aggiu ‘ntisa sà! “ esclama incazzatissima., Poesia pura| E quella dolce giovine fanciulla ti ‘na vota che mentre ricama, avendo nei pressi una gabbietta, esclama “Izzaa all’acieddu comu s’è misu…”.
L’avete visto quel bel quadro classico, non meglio identificabile come i più, in cui una giunonica femmina dice all’uomo che le è accanto e che la guarda perplesso “ Amo’ aggio ‘mazzuta? “ . E quell’altro, “ mitico “, che mette in bocca alla venere di Milo la frase “ Mi faci cadìri li razzi “? Anche nelle “ Massime “ l’ironia la fa da padrona “ Se parlate a un brindisino di Boccaccio, lui pensa subito alle melanzane sott’olio “. Questa NON è una battuta, è un asserto sociologico!
E IL MONDO DIVENTA TUTTO BRINDISINO …
La cosa bella di queste manipolazioni è la brindisinizzazione dei variegati contesti: Non è che i personaggi si limitato ad esprimersi in lingua brindisina: No, loro “pensano” nel nostro vernacolo, compiono cioè una piccola rivoluzione culturale sussumendo idee, gusti, tic, mode e tradizioni altre che elaborano e trasformano in brindisinità.
In sintesi, i diabolici falsari che hanno sciacquato i i loro panni nelle acque dell’amata Conca, realizzano una meritoria attualizzazione estetica che si abbina alla viva conservazione dei valori del nostro patrimonio culturale autoctono, ottenendo il risultato di farci non soltanto ridere ma sor-ridere, cioè ridere su persone e fatti, e quindi riflettere, consentendoci inoltre di riappropriarci di quella visione di vita disincantata, genuina e popolare che ci insegna a godere delle piccole cose quotidiane insite nelle relazioni e nel sentire comune di una città come la nostra, fortunatamente ancora a misura d’uomo e legata alla propria cultura e alle proprie tradizioni.
INVITO FINALE
Basta,ora, se volete, andate pure a ispezionare tutta la galleria, ma attenzione, leggete queste avvertenze: fatelo lentamente, a stomaco pieno, centellinando le immagini, altrimenti potreste avere tremolii, fibrillazioni, aumento della pressione ed eccessi di riso isterico che possono nuocere gravemente alla salute.
La settimana finalmente è finita: Meno male che domani è domenica!
Gabriele D’Amelj melodia
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