Sabato sera, Brindisi, ristorante del centro.
Il caso, questa sera in vena di benevolenze, non ha impedito a me ed ai miei amici più cari di incontrarci per una cena che tutti speriamo possa trasformarsi come al solito in un piccolo cenacolo più affettivo che gastronomico.
Il cibo è un pretesto per stare assieme ma se fosse anche buono non guasterebbe.
Il tavolo ad angolo è posizionato benissimo, giusta luce, giusta distanza dagli altri avventori, giusto clima senza spifferi: niente di cui le donne possano lamentarsi.
La conversazione è già brillante, gli spunti arguti, gli stuzzichini in attesa del cibo ottimi ed il prosecco Valdobbiadene superbo.
Le ordinazioni sono precise e, tutto sommato, abbastanza veloci: abbiamo quasi tutti optato per dei primi piatti a base di crostacei che il proprietario del locale ci ha quasi sceneggiato ed ai quali il caldo antipasto ci ha già ben predisposto.
Frasi, battute, motti di spirito e nessi fra i più audaci ci hanno portato a disquisire di miti e mitologia in attesa degli schiaffoni alla crema di scampi: e da essi agli dei greci il passo è stato breve.
Apollo sembra essere fra i più amati ma io ed L. difendiamo Ermes con ostinazione: G., più attuale, ci descrive dettagliatamente quanto di apollineo ci sia nel sindaco e quanto di ermetico nel suo vice …
su questi temi io la so lunga e sto per avventurarmi in una difesa ad oltranza del dio incantatore quando sento sulle mie spalle due mani muscolose … che se c’è una cosa che non sopporto …
tento di girarmi costringendomi ad una contorsione fra le più temibili per l’artrosi …
incredibile …
è un mio conoscente con il quale non ho grande confidenza.
Pochi giorni fa è stato insignito di un incarico pubblico.
Mi saluta con affetto eccessivo. Comprendo al volo che a spingerlo a questi gesti di confidenza è la vanità di rincontrarmi nella sua nuova veste.
Mi alzo a salutarlo e accenno una sorta di presentazione smozzicata.
Capisco dalla reazione dei miei amici che nessuno lo conosce e nessuno sa del suo nuovo incarico.
Brutto colpo per lui.
Non si demoralizza; sa come riprendersi: inizia a parlare ad alta voce, di tutto, di quanto ci conosciamo, di quanto mi stimi e di altre stronzate davvero imbarazzanti.
I miei amici lo guardano stupiti.
Mentre continua a parlare un cameriere arriva con il primo piatto caldo. Naturalmente nessuno mangia.
Mentre è ancora in piedi vicino al nostro tavolo riceve una telefonata alla quale risponde ad alta voce
… non ti preoccupare … è cosa fatta … adesso rimetteremo le cose a posto … disponi … ciao ciao ciao ciao …
Chiude il telefono, non ci chiede scusa.
Incurante dei primi piatti fumanti in tavola si rivolge ad una signora seduta al mio tavolo e le comunica di aver fatto le medie assieme al figlio; la signora non sa che dire se non un mi fa piacere che avrebbe allontanato chiunque.
Chiunque ma non lui.
Sono in imbarazzo, non so che dire, accenno un “mi ha fatto piacere vederti” e cerco di sedermi, penso che capirà.
Non capisce.
Comprendo all’improvviso che non se ne andrà finchè non comunicherò a tutti il suo nuovo incarico …
lo faccio… è contento… adesso può andarsene ma prima naturalmente ci abbraccia tutti con lo sguardo …
io prego in silenzio il dio della discrezione che non avvenga ciò che temo ma gli dei, si sa, giocano con il destino degli umani …
e infatti il giovanotto lo dice: sono a vostra disposizione per qualunque cosa avete bisogno …
non “aveste”, non “abbiate”, e neanche “avrete” …
niente che, se pur errato, dimostri un minimo di impegno, ma “avete”, così, nudo e crudo …
nessun dio mi ha ascoltato …
andando via mi dice che mi aspetta … che vuole parlarmi … che ha bisogno di me …
capisco che nella sua immaginazione sta gratificandomi …
sono distrutto …
i freddi schiaffoni alla crema di scampi hanno oramai un che di triste …
biascico frasi che hanno a che fare con lo stop evolutivo che sovente si manifesta nel genere umano, con l’anello mancante, con la fisiognomica applicata al cretinismo …
lo rincorro e salutandolo gli dico di essere su FB sotto il nome di Apunto Serni …
gli chiedo di consultare la mia pagina …
ho già in mente di scrivere questo pezzo …
ritorno al tavolo ma il primo piatto è andato, freddato, perso …
i miei amici commentano increduli …
gli epiteti non si contano … pazzo scatenato … demente … povero cristo … povero diavolo …
G. non ci stà : “Ma che povero diavolo e povero cristo, quello è solo un povero stronzo”.
Le dispute teologiche definitivamente risolte dalle certezze intestinali.
A.Serni
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