… e all’improvviso due giorni di caldo …
… caldo vero …
… inaspettato e torrido …
… un preludio dello scirocco asfissiante di luglio e dei pomeriggi che si protraggono fino all’ora di cena …
… un assaggio del variegato mondo di zoccoli e magliette e di tatuaggi sempre più invadenti …
… un’anticipazione della lotta che ingaggeremo per non farci assimilare in questa estate di periferia cittadina sbracata casciarona e maleducata …
… e in questo bar immenso e incasinato c’è già tutto …
… V. mi ha invitato a prendere qualcosa con lui e sono qui a gustare il mio caffè in ghiaccio buono, dissetante, sufficientemente amaro …
… il posto non mi piace …
… troppa gente, troppo rumore, troppe vetrate sulla strada …
… già troppa estate ed io non sono ancora pronto …
… i ragazzi che ci servono al bancone non hanno tempo e voglia di un sorriso … sono presi dalla fretta di servire ai tavolini pienissimi nel patio e a quelli altrettanto affollati nel giardino …
… il caffè in ghiaccio è operazione che richiede tempo e pensieri rilassanti e dietro di me qui al bancone invece c’è già gente che preme …
… decido di bere in fretta e andarmene …
… e in quel momento arriva D. che si avvicina per salutarmi …
… mi chiede come va … è entrato qui nel bar proprio per scambiare due chiacchiere con me … è sorridente e positivo come sempre … e come sempre è un piacere incontrarlo …
… non ha l’aspetto di un professore universitario in pensione ma per l’Inps lo è …
… non si direbbe un discreto giocatore di calcetto ma penso che lo sia ancora …
…. non si direbbe un nonno premuroso ma so con certezza che attualmente è la sua occupazione principale …
glielo chiedo e si illumina raccontandomi delle sue giornate trascorse appresso alla nipotina …
mi parla di passeggiate al parco, di attenzioni, di premure e nella foga del racconto quasi si china in avanti a mimare forse la difesa da una caduta, forse per evitarle lo scontro con un tronco, forse il tentativo di fermare una corsa verso un marciapiede … quella bambina è in buone mani …
mi viene in mente mio padre …
quel poco che ha fatto e tutto ciò che poi non ha fatto in tempo a fare con i miei figli … anche lui sarebbe stato felice di stancarsi in quel modo … anche l’altro nonno, quello che ha comunque visto crescere i miei figli un po’ di più … l’amore che avevano per i miei figli quasi si toccava …
non avevano riserve o pudore nel dimostrarlo …
penso a mio padre nei momenti più strani …
e mi manca …
la casciara nella quale mi trovo non permette questo tipo di pensieri …
qui è già estate … cerco di riprendermi … non è tempo di poesia …
voglio essere prosaico … si, gli dico, da nonni si rincoglionisce …
mi guarda e mi corregge con fare da professore …
no, mi risponde guardandomi negli occhi, si rinsavisce …
ha ragione … ma io sto già difendendomi da questa estate pacchiana e sbracata che è arrivata troppo in fretta …
non posso commuovermi con questo caldo …
D. se ne va dicendomi che legge spesso Apunto Serni e che gli piacciono le mie cose …
sa che sono io …
dice che la scrittura è come le impronte digitali … alcune parole, certe sequenze, determinati costrutti sono più personali delle pieghe sui polpastrelli …
ci sorridiamo e ci salutiamo …
alla prossima …
alla prossima …
mentre va via mi sovviene che con alcuni amici, prima delle ultime amministrative, continuavamo a chiederci cosa avremmo potuto fare per proporre D. come sindaco di questa città … io, M., G., e tanti altri ci abbiamo pure provato ma non ci siamo riusciti … peccato …
un sindaco colto come un professore universitario e tenero come un nonno innamorato …
ciao D. …
chissà …
alla prossima …
Apunto Serni
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