Lo scorso 24 settembre il Comune di Brindisi ha pubblicato l’ennesimo avviso per l’alienazione della piscina comunale di via Ligabue, al rione Sant’Elia. L’atto è a firma del dirigente del settore contratti e appalti, Nicola Zizzi. Il prezzo a base d’asta è pari a 439.200 euro: il 20 percento in meno rispetto alla somma (549mila euro) fissata tramite il bando pubblicato lo scorso agosto, che a sua volta era inferiore del 10 percento rispetto al prezzo (610mila euro) posto a base d’asta a ottobre 2024.
Mi chiamo Valentina, sono mamma di due ragazzi che amano lo sport, educatrice e cittadina di Brindisi, residente nel quartiere Sant’Elia. Scrivo questa lettera con profonda amarezza e con la speranza che la mia voce rappresenti quella di tante altre famiglie, sportivi e cittadini che credono ancora nel valore dei beni pubblici e della partecipazione collettiva.
Da anni assistiamo impotenti al degrado della piscina comunale di Sant’Elia, un impianto che potrebbe essere un punto di riferimento straordinario per i nostri figli, per le scuole, per le persone con disabilità, per le società sportive e per tutta la città. Invece, quello che vediamo oggi è un luogo vandalizzato, abbandonato e dimenticato, simbolo di una politica che troppo spesso sceglie di rinunciare invece di costruire.
A rendere tutto ancora più grave è la decisione del Comune di Brindisi di continuare a tentare di vendere questa struttura. Dopo una prima gara andata deserta, con una base d’asta superiore ai 600.000 euro, si è scesi a 549.000 euro. Anche quella volta nessuno si è fatto avanti.
Ora, un nuovo bando è stato pubblicato: la piscina viene messa in vendita a 439.200 euro, ben 110.000 euro in meno rispetto alla precedente base d’asta.
Mi chiedo: è davvero questa la soluzione? Svendere un bene pubblico che appartiene a tutti noi, solo perché finora non si è stati capaci di pensare a un progetto diverso?
Come madre, so quanto lo sport possa cambiare la vita di un ragazzo. Come educatrice, so quanto sia fondamentale offrire spazi sani e inclusivi in cui crescere. E come cittadina di Sant’Elia, so quanto il nostro quartiere abbia bisogno di opportunità, non di ulteriori privazioni.
Per questo, chiedo con forza che l’amministrazione sospenda l’alienazione della piscina comunale e apra invece un vero percorso di partecipazione, coinvolgendo famiglie, scuole, associazioni e società sportive per immaginare insieme una riqualificazione pubblica. Esistono fondi regionali, nazionali ed europei che possono essere intercettati: quello che serve è la volontà politica di non voltare le spalle ai cittadini.
La piscina di Sant’Elia non è un relitto da mettere all’asta. È un’opportunità. È un diritto. È un simbolo di ciò che possiamo essere come comunità. E io, come madre, educatrice e cittadina, non smetterò di chiedere che venga riqualificata e restituita alla città, invece di essere cancellata con un bando.
Valentina Antonino
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