Il 14 agosto scorso, dopo i numerosi episodi drammatici relativi al deprecabile fenomeno del caporalato, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina è intervenuto asserendo che: “Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. Chi conosce situazioni irregolari deve denunciarle senza esitazione”.
Per l’esperienza acquisita dallo scrivente nei suoi 84 anni di vita, posso dire che la mafia una organizzazione che non si limita a compiere atti illegali, ma punta alla gestione del potere ed al controllo del territoro ove lo Stato lascia che ciò avvenga.
In questo contesto va segnalata l’opera svolta S. E. Mons. Armando Franco, vescovo di Oria Città in provincia di Brindisi e presidente della locale Caritas Diocesana che, il 27 giugno 1995, fu ascoltato dall’apposita commissione del Senato per esporre la propria esperienza acquisita sul campo, come apprendiamo dal 13° Resoconto stenografico del Senato della Repubblica, pag. 212, XII Legislatura (alla presenza – tra gli altri – del Vice Presidente Senatore Pietro Alò – Caporalato e del senatore Euprepio Curto).
Nel corso dell’audizione, il Vescovo accenna il ricorso a mezzi di trasporto che esulano la vigilanza degli organi preposti con l’uso di pullman invece dei pulmini, che il fenomeno investe i datori di lavoro che insieme con i caporali operano per lo sfruttamento della manodopera occasionale. Rammenta le tre donne decedute ad Oria nell’agosto di due anni prima.
Mons. Franco sostenne che, grazie alla vigilanza delle forze dell’ordine, il fenomeno del caporalato viveva una fase di stagnazione, ma che avrebbe potuto attenuarsi con l’astensione dal lavoro e con mezzi sostitutivi in attesa di un miglioramento delle condizioni d’ingaggio.
I suggerimenti alle donne di astenersi dal lavoro per un breve periodo (affinché si creasse terra bruciata intorno ai caporali) non fu mai ascoltato, ma cominciò una fase caratterizzata da una maggiore sicurezza nei trasporti, con il Comune che mise a disposizione i mezzi. Ed anche se non mancarono le critiche per la spesa di quaranta milioni di lire, i lavoratori non dovettero più cedere parte dei loro introiti al caporalato.
Come apprendiamo dal quotidiano La Repubblica del 9 luglio 1994, alla vigilia della raccolta degli ortaggi, Mons. Franco scese in campo affermando che “i sindacati dormono sul caporalato”.
Uno dei maggiori collaboratori di Mons. Franco, fu il Suo Vicario Generale, Mons. Domenico Caliandro, attuale Arcivescovo di Brindisi ed Ostuni.
Fu proprio lui ad inaugurare il 16 Aprile 2008 ad Oria il monumento Nazionale per le vittime del caporalato, alla cui base fu posata una mitria, copricapo vescovile, per ricordare proprio l’impegno di Mons. Armando Franco, deceduto il 15 dicembre 1997.
In questo periodo in cui si parla di caporalato e sono in molti ad assumere meriti e vantare impegno, il mio ricordo va sempre al rapporto di amicizia e collaborazione con Mons. Armando Franco, iniziato nei primi anni 1950, quando Mons. Franco era Vicario Generale dell’ Arcivescovo Mons. Nicola Margiotta e lo scrivente era Capo Scout degli Esploratori Cattolici.
Non dimenticherò mai quando Mons. Franco, divenuto Vescovo il 25 ottobre 1976, il giorno di Sant’ Aldo 10 gennaio 1977, venne a casa per porgermi personalmente gli auguri dell’onomastico ed intrattenersi con i miei sette figli.
Aldo Indini – Cultore di storia locale
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