Le gravi carenze di organico fatte registrare nel settore sanitario hanno portato da oltre un decennio allo spropositato ricorso alle assunzioni a termine.
In tal modo le ASL e le aziende ospedaliere hanno garantito i LEA (livelli essenziali di assistenza) per lo più con personale precario i cui contratti venivano sistematicamente prorogati alla scadenza, dando luogo ad una “precarietà stabilizzata”, inducendo nei lavoratori il convincimento che tali loro posizioni sarebbero state definite non appena ci fosse stato lo sblocco del turn over e la liberalizzazione delle assunzioni.
In realtà, malgrado il Decreto Lorenzin del marzo 2015 e la nuova Legge di Stabilità in fase di approvazione in questi giorni, lo Stato italiano non è in grado di dare una risposta esauriente alle centinaia di migliaia di precari della sanità che invano aspettano il consolidamento della loro posizione lavorativa.
Infatti i concorsi che saranno banditi a norma del Decreto Lorenzin e della Legge di Stabilità del 2016, non potranno costituire la formula di soluzione del problema in quanto comunque non potranno garantire a tutti i precari l’assunzione a tempo indeterminato, potendosi riservare agli stessi la quota massima del 50% delle risorse disponibili dei posti vacanti che si andranno a ricoprire.
Ciò significa che, procedendo alle ricognizioni di organico, statisticamente potranno trovare una definitiva sistemazione in media solo un precario su sei o su sette di quelli attualmente utilizzati nel mondo della sanità.
Si rilevi ancora che comunque non solo si espone tali lavoratori all’alea di un concorso, ma si vanificano legittime aspettative degli interessati ed in particolare vengono violati i diritti di questi lavoratori che comunque ai fini previdenziali ed economici perderebbero, nel computo dell’anzianità di servizio gli anni fino ad oggi prestati.
In definitiva la stabilizzazione tanto pubblicizzata dal Governo italiano, non solo non risolverebbe il problema di circa il 60/70% degli attuali precari, ma, anche per i più fortunati (quelli che dovessero vincere i concorsi), non rende completa giustizia, cancellando con un colpo di spugna il loro passato lavorativo a tempo determinato.
Ecco allora che risulta quanto mai importante analizzare l’ipotesi del ricorso all’Autorità Giudiziaria per la richiesta della trasformazione del rapporto da tempo determinato a tempo indeterminato.
Ci troviamo infatti di fronte a casi molto simili a quelli dei precari della scuola rispetto ai quali la Corte di Giustizia europea con la pronuncia del 26.11.2014 ha sentenziato l’illegittimità del comportamento dello Stato italiano con la conseguente trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato dal primo giorno del primo contratto.
A tal proposito si va dunque formando una giurisprudenza (vedasi Tribunale Larino sentenza n. 214/2015, Tribunale Larino sentenza n. 215/2015, Tribunale di Trani sentenza n. 1528/2015) che sostiene l’illegittimità del ricorso ai contratti a termine anche nel mondo della sanità, per evidente violazione del D.Lgs 368/2001 art. 5 c. 4 bis, con condanna delle aziende sanitarie al risarcimento del danno e/o alla trasformazione del rapporto da tempo determinato a tempo indeterminato.
L’elemento essenziale e rivoluzionario delle citate pronunce consiste appunto nella sancita illegittimità dell’uso dei contratti a termine che potrà condurre ad una nuova sentenza della Corte di Giustizia europea, questa volta in materia sanitaria, che sanzioni lo Stato italiano per tale condotta con conseguente condanna delle ASL e delle aziende ospedaliere all’assunzione dei ricorrenti a tempo indeterminato a far data dal primo dei contratti a tempo determinato.
Il Nursind sta portando avanti questa battaglia già in molte regioni italiane ottenendo lusinghieri successi ed inducendo le amministrazioni sanitarie pubbliche ad un “ripensamento” delle loro politiche di reclutamento del personale, tanto più che è interesse di tali soggetti evitare gravi ed onerose esposizioni a posizioni debitorie per il risarcimento dei danni dei lavoratori a tempo determinato.
Anche il Nursind della provincia di Brindisi sta operando in tal senso con una capillare informazione dei lavoratori, soprattutto per quel che concerne gli elementi distintivi tra le stabilizzazioni “promesse” dal Governo italiano con il Decreto Lorenzin e con la Legge di Stabilità del 2016 e la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato.
Si stanno dunque registrando numerosissime adesioni che costituiscono il frutto di un lavoro di sensibilizzazione delle coscienze dei lavoratori nell’ottica di una controinformazione in materia dei diritti violati dallo Stato italiano.
COMUNICATO STAMPA NURSIND
E per quella sporca ventina di precari figli di un dio minore che non hanno avuto la proroga fino al 2018?