Non c’è limite al male che si sta facendo agli italiani e, in specie, ai giovani. Un male che, attentando alla nostra Storia, alla nostra Religione, alla nostra Cultura, alla nostra Economia costruite nei secoli a costo di sacrifici, rischia di distruggere lo stesso Stato.
È di questi giorni la notizia che la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, circa un anno fa, preso atto dell’onda nera di odio che avvelena il Paese, aveva formata una Commissione parlamentare sull’“intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio”, al fine di indagare la portata di questo fenomeno. Una denominazione tanto lunga di fronte al nome così breve della persona a cui è intitolata, Jo Cox, la deputata inglese contraria alla Brexit e per questo barbaramente uccisa da un nazifascista.
Una Commissione all’interno della quale ha lavorato, fino all’ultimo giorno della sua vita, anche il linguista Tullio De Mauro con un testo intitolato “Parole per ferire”, un lungo viaggio letterario nell’ignoranza e nella volgarità delle parole, anche di quelle che appaiono le più insignificanti.
Quali sono state le motivazioni per la costituzione di un’ennesima Commissione? La troppa paura che un passato recente possa tornare ed il troppo timore che questa lunga onda nera possa sfociare in qualche fondamentalismo.
I numeri resi noti in questi giorni dall’Istituto di Statistica dimostrano che in un Paese “civile” quale noi riteniamo di essere, un cittadino su quattro considera ancora l’omosessualità una malattia. E un trenta per cento è convinto che gli immigrati residenti siano il trenta per cento della popolazione, anziché l’otto per cento.
Riflettendo sull’iniziativa della presidente Boldrini non posso fare a meno di chiedere: la colpa dell’odio, dell’intolleranza e della xenofobia di chi è? Secondo me non c’era bisogno di nominare una Commissione (distraendo i parlamentari da altri compiti) per conoscere quello che tutti ben conosciamo. Senza contare che, se non saranno indicati i rimedi per impedire questa escalation, i risultati della Commissione rimarranno parole, parole, parole… come dice Mina.
Infatti non ha senso costituire una Commissione per scoprire che gli esseri umani non si amano tra loro. Ce l’ha spiegato Sigmund Freud e ce lo aveva già detto la Bibbia: l’odio muove il mondo.
A differenza del suo contrario, l’amore, l’odio è poco nominato. Esso è il risultato di sentimenti più grezzi e immediati: la gelosia, l’invidia, la paura. Non nasce con noi ma dal nostro rapporto con gli altri. Lo nominiamo per offrirlo ai nostri nemici; noi riteniamo di esserne immuni.
L’odio si alimenta in un Paese in cui, come afferma Ernesto Galli della Loggia, la politica è oramai senza potere. Un handicap, questo, che finisce per ritorcersi contro i suoi stessi cittadini che chiedono “servizi pubblici migliori, una giustizia più spedita, un Fisco meno complicato, una Sanità più veloce ed economica”. In parole povere: una vita quotidiana più sicura, più semplice, più umana.
Come si fa a non caricarsi di odio quando, in Italia, di mille progetti si riesce a vararne solo uno e anche quell’uno non si porta a termine nei tempi previsti?
Quando non si riesce a far pagare le tasse a tutti e a fare rientrare i milioni degli evasori dai forzieri della connivente Svizzera?
Quando si ha una burocrazia che con la sua atavica lentezza manda all’aria quel poco su cui le parti politiche sono faticosamente riuscite a mettersi d’accordo?
Quando non si licenziano in tronco i “furbetti” colti in fragrante o, peggio, si rilasciano permessi per buona condotta a malavitosi che, nemmeno a dirlo, tornano subito a delinquere?
Quando non si è in grado d’imporre la propria autorità ai tanti corpi dello Stato che tendono ad agire in autonomia?
Quando non sempre si riesce a tutelare l’ordine pubblico e a proteggere l’interesse collettivo contro quello dei sindacati e dei “poteri forti”?
Quando non si mantiene a tutti i livelli, a cominciare dal Capo dello Stato la promessa di consegnare, entro il Natale del 2016, le “casette” ai terremotati dell’Italia centrale…?
Recriminazioni, queste, che attengono alla sfera nazionale. Ma che, diversificate nei contenuti, sono presenti anche nella realtà regionale e comunale. Per cui c’è un risentimento per il “baricentro” politico della Regione Puglia e per i danni che le amministrazioni comunali hanno causato a Brindisi con il loro fare e, soprattutto, non fare.
Da tutto questo ed altro ancora nasce e si alimenta l’odio che poi sfocia nelle violenze di strada e nelle case. L’odio che emerge dai post dei social network. L’odio contro una classe politica che, imperterrita, continua a difendere i propri privilegi di casta.
Se i politici tenessero gli occhi ben aperti si renderebbero conto del perché l’odio stia dilagando nella società. Del perché gli italiani se la prendono con uno “ius soli” concepito male. O perché sono contro l’invasione d’immigrati “economici”.
Insomma lo si vuole capire che i cittadini sono disgustati dal fatto che l’Italia non abbia la forza di farsi sentire a Bruxelles? E dalla mancanza di coraggio nel porre fine a questa farsa di una Europa unita, che poi tanta farsa non è se il rinato asse austro-ungarico guidato dal ministro degli Esteri Sebastian Kutz e dal premier ungherese Viktor Orbán si permette di dare a noi italiani un ultimatum. Ed il gruppo Visegrad, il forum nel quale Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia coordinano e fanno pesare le loro pulsioni antieuropee, fa pervenire al premier Paolo Gentiloni una lettera piena di consigli molto “interessati”.
Era dalla parte del giusto Indro Montanelli quando definì la nascita dell’Europa un funerale voluto da De Gasperi, Adenauer e Schuman, tre democristiani interessati più al destino dei morti che a quello dei vivi!
Mi pare dunque che l’odio e l’esasperazione degli italiani siano in qualche modo comprensibili. Dirò di più: quest’odio funge da valvola di sfogo per chi non ha altri mezzi leciti per denunciare il proprio malcontento. Come i giovani che vanno a cercare lavoro all’estero o i pensionati costretti ad emigrare verso Paesi che consentono loro di recuperare una dignità che qui sembra preclusa.
Può sembrare, la mia, una provocazione quando dico che, a fronte delle livorose “hate news”, dei brutti vocaboli elencati nello studio di De Mauro e dei post troppo crudi, è sempre meglio esternarlo questo odio, anche se nelle forme dovute.
Rodolfo J. Wilckock disse: «L’amicizia e l’amore vanno e vengono. L’unico sentimento durevole è l’odio». E dopo un attimo di silenzio aggiunse: «Se qualcuno ti odia, non sei mai solo». Dunque essere odiati può aiutare a vincere la solitudine. Io aggiungo che talvolta l’odio aiuta anche a fare scattare un allarme (come la nomina delle Commissioni) se, una volta analizzato il fenomeno, si trovano le soluzioni per ripristinare l’ordine delle cose. Altrimenti si sarà trattato dell’ennesimo sperpero di denaro pubblico per fare fronte al pagamento dei gettoni di presenza dei parlamentari.
Guido Giampietro
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