“Psycho ha l’obiettivo di infilzare tutte le vacche sacre dell’America: verginità, privacy, mascolinità, sesso, amore materno, matrimonio, santità della famiglia… e il bagno.”
Sul finire degli anni 60 Alfred Hitchcock si trovava in una fase di stallo. Stava lavorando da tempo alla sceneggiatura di un nuovo film, un progetto piuttosto complesso, e si era ritrovato più volte a riflettere sul da farsi. Un giorno prese una decisione drastica: abbandonare tutto e dedicarsi a un nuovo progetto. L’intento era quello di cimentarsi in una sorta sfida: realizzare un film di qualità con poche risorse disponibili. Attori poco celebri, ambienti e scenografie semplici, un soggetto di basso livello.
La scelta ricadde su un romanzo di Robert Bloch, un libro che non aveva avuto grandi consensi, né di pubblico né di critica, e che raccontava la storia di un serial killer realmente esistito. Si partiva da un punto fermo: la trama doveva passare in secondo piano, ciò che doveva contare realmente doveva essere il modo in cui la storia veniva narrata.
L’idea non piacque molto ai produttori della Paramount e alcuni dirigenti si rifiutarono di finanziare la pellicola. Fermamente intenzionato ad andare avanti, Hitchcock finanziò il progetto di tasca propria e, finalmente, nel novembre del 1959, iniziarono le riprese. Il regista elaborò una serie di stratagemmi allo scopo di ottenere il massimo coinvolgimento dello spettatore, fino al raggiungimento di un risultato arduo: l’identificazione con i colpevoli. Dapprima il pubblico doveva preoccuparsi per le sorti della ladra, poi per l’assassino, temendo che non riuscisse a cancellare le tracce della morte della donna. L’utilizzo del bianco e nero gli consentì di esasperare i contrasti (nella scena dell’accoltellamento nella doccia venne utilizzato del cioccolato fuso per simulare il sangue che scorre, in modo che potesse risaltare il più possibile rispetto al bianco della bagno), il ricorso frequente di immagini allo specchio per suggerire inconsciamente lo sdoppiamento di personalità, l’uso delle false piste per disorientare. Altri espedienti ben riusciti allo scopo di creare un senso di smarrimento furono quelli di far morire la protagonista principale a metà film, e l’assassinio del detective privato, l’unico personaggio privo di ambiguità del film.
Psycho ebbe un enorme successo sia di pubblico che di critica, e tuttora è considerato uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi.
In un’intervista rilasciata a François Truffaut, Hitchcock disse: “Psycho è un film puro. È un’opera che appartiene a tutti, a noi registi, a lei a me, al pubblico. È questo il mio orgoglio “.
Vito Santoro
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