April 30, 2025

Negli ultimi giorni tante attenzioni sono state rivolte a questo annoso problema, soprattutto da chi ha concorso a crearlo, da chi non ha fatto nulla per evitarlo, e da chi, ancor peggio, con le sue trovate elettoral-propagandistiche tende addirittura a peggiorarlo.
In un quartiere dove i residenti hanno dovuto subire danni ingenti a causa degli allagamenti, e dove è prevista una prima non sufficiente risposta al problema concordata con l’Autorità di Bacino, si pensato bene di proporre la derubricazione del livello di rischio.
In base ad un opinabile cavillo interpretativo, si propone di far rimuovere il vincolo idrogeologico, per consentire agli sfortunati proprietari degli immobili e delle aree edificabili di recuperare valore economico dei loro beni. In parole povere, diciamo che il rischio non esiste e continuiamo a costruire!
Quindi di fronte ad un problema causato dal cemento e dall’asfalto si propone come soluzione altro cemento; gente nuova con idee e metodi vecchissimi e di provenienza indubbia.

Una amministrazione responsabile prima valuta poi rimuove il rischio e se ci riesce in seconda battuta si preoccupa eventualmente di ripristinare la edificabilità dei suoli.
Piuttosto bisognerà riuscire a realizzare le opere in progetto, ed a prevederne altre e non solo in quella zona della città, ma in prossimità di numerosi compluvi che in caso di pioggia intensa risultano sempre insufficienti a smaltire il carico di pioggia.
La prossima amministrazione dovrà pianificare e nel tempo realizzare molti interventi per dare una risposta ecologicamente ed economicamente sostenibile a questo problema.
Le canalizzazioni in cemento (ancora cemento), e le pompe di sollevamento già previste nel progetto di via Refice, sono un metodo facilmente sostituibile o perlomeno integrabile e migliorabile con altri metodi.

Intendiamo ad esempio, i sistemi di drenaggio urbano sostenibile quali canali a cielo aperto filtranti, i cosiddetti “rain gardens”, o la ripermeabilizzazione di ampie parti di superfici asfaltate con pavimentazioni drenanti di vario tipo.

Questi sistemi permettono la cattura e il trattamento del volume d’acqua di piena, sono facilmente realizzabili e manutenibili, e oltre a gestire le grandi quantità di acqua piovana filtrano il contenuto inquinante della stessa impedendone l’immissione in falda.
Non spostano il problema da un’altra parte ma distribuiscono il carico in modo naturale su una superficie più ampia. Parliamo di futuro che per altri è già presente o addirittura passato prossimo.
Certo ci rendiamo conto che dagli errori non si impara, quando guardiamo la previsione di piano relativa a comparto CU7c (nuovo impianto per servizi e residenza in via Ostuni) una delle due zone di espansione edilizia per intenderci.
Questa zona è praticamente attaccata all’altra area ad alta pericolosità idraulica (AP) individuata dal P A I, che è il Canale Reale. In quel tratto il piano prevede la edificazione di “palazzine”, piazzali in cemento, strade asfaltate e marciapiedi, e di aumentare notevolmente la popolazione residente, in prossimità di un ambiente già compromesso dal punto di vista idrogeologico.

Un cambiamento di impostazione riguardo la soluzione di questi problemi e la progettazione del futuro della città, sarà necessario, e non negoziabile.

 

COMUNICATO STAMPA PD – FRANCAVILLA FONTANA

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