May 11, 2025

Si è tenuto un interessante convegno dal titolo Brindisi 2089, in cui si è parlato di portare a termine la transizione economica, sociale e culturale della città, indicando come data di arrivo proprio il 2089. Al convegno hanno partecipato sia il Sindaco che esponenti nazionali del centrodestra. Comprendiamo l’ampio respiro culturale dell’iniziativa, che ha coinvolto anche la prestigiosa Università del Salento, ma alla parte politica di governo, sia locale che nazionale, diciamo chiaramente che il tempo del cambiamento è – e deve essere – adesso.

In un momento in cui l’Europa e le Nazioni Unite fissano il 2050 come data per raggiungere la neutralità climatica ed ecologica, è inaccettabile leggere che a Brindisi la transizione sarà finalmente compiuta nel 2089.È un modo crudele di “risolvere” la piaga della disoccupazione giovanile: lasciarla invecchiare, trasformandola in una generazione da assistenza sociale minima. Una generazione che, tra lavoretti precari e sottopagati, non potrà permettersi una pensione, né tantomeno una casa, una vita dignitosa o una famiglia, se lo desidera. A tutto questo, il Movimento 5 Stelle di Brindisi dice NO.

Il futuro di Brindisi è adesso. Anzi, siamo già in gravissimo ritardo. L’emergenza richiedeva interventi almeno due anni fa, considerando che le problematiche legate alla crisi industriale e alla riconversione produttiva erano già al centro della campagna elettorale delle amministrative del maggio 2023. Campagna sulla quale grava ancora oggi l’ombra di un’indagine giudiziaria in corso, volta ad accertare una possibile compravendita di voti.

Brindisi ha attraversato un profondo mutamento: da economia agricola e portuale florida, si è consegnata per intero a due grandi gruppi industriali – ENI ed ENEL – che hanno segnato profondamente il destino della città. Il porto ha perso gran parte del traffico passeggeri e commerciale, mentre il territorio ha subito danni ambientali e sanitari enormi.

 

Basti ricordare l’ordinanza dell’allora sindaco Mennitti, che vietava la commercializzazione dei prodotti agricoli su quasi 200 ettari nei pressi della centrale di Cerano, contaminati dalla polvere di carbone. O la quasi totalità delle banchine occupate dalle navi per il carbone, che hanno progressivamente espulso ogni altro tipo di traffico portuale, facendo sì che traghetti e altre attività si spostassero altrove.
ENI ed ENEL, due colossi mondiali a partecipazione statale, dispongono di capitali, tecnologie e competenze per attuare una svolta concreta, rapida e sostenibile. Eppure si continua a rinviare, a parlare di transizioni tra decenni, a posticipare decisioni che dovrebbero essere già operative.

Diciamolo chiaramente: questo rinvio non è una necessità tecnica, ma una scelta politica. Una scelta che scarica il costo della trasformazione sulle spalle delle nuove generazioni.
Tutto questo mentre ENI ed ENEL celebrano utili record, dal 2022 in poi, grazie a un sistema che consente loro di vendere energia rinnovabile al prezzo del gas, traendone profitti enormi. I loro titoli volano in Borsa, mentre Brindisi resta ferma. Non c’è più tempo. La riconversione industriale va fatta ora, con l’impiego immediato di almeno due miliardi di euro, solo per bonifiche e messa in sicurezza degli impianti. Il Governo e le aziende pubbliche devono investire oggi, non domani.
Invitiamo quindi tutta la cittadinanza – operai, sindacati, imprese, operatori portuali e non – alla mobilitazione collettiva.

Se non ora, quando?

 

Avv. Roberto Fusco
Capogruppo Movimento 5 Stelle – Comune di Brindisi

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