November 26, 2025

La larga sconfitta del centrodestra nelle elezioni regionali pugliesi rischia di aprire una fase di riflessioni amare e di tensioni interne. A livello regionale, i vertici dei partiti parlano di diserzione dell’elettorato, ritardi nella scelta del candidato presidente, e lasciano intuire tutte le incomprensioni che covavano da mesi. La sensazione è che le differenze di vedute nella coalizione stiano per sfociare in un confronto vero, un “redde rationem” che investirà sia i rapporti tra i partiti, sia gli equilibri interni.

A Brindisi lo scenario è ancora più teso. Uno dei primi a rompere il silenzio è stato l’ex candidato sindaco di Forza Italia, Roberto Cavalera. Nelle ore in cui arrivavano i primi dati aveva scritto:
«In disparte dal risultato (tutto personale) di Luperti, Forza Italia a Brindisi vale 1000 voti. Un dato che la dice lunga sull’incapacità della leadership di costruire e fare squadra con candidati di lunga ed autentica appartenenza».

Poi, ieri, un nuovo affondo:
«Forza Italia elegge consiglieri regionali in tutte le province della Puglia, tranne una: Brindisi! Una sconfitta? Non per tutti: c’è chi si sta sfregando le mani da ieri, con tanto di ringraziamento agli elettori».

Il bersaglio è chiaro: l’onorevole Mauro D’Attis, brindisino, indicato per mesi come possibile candidato unitario del centrodestra alla presidenza e poi rimasto ai margini dopo la virata sul nome di Lobuono. Proprio a D’Attis Cavalera attribuisce un clima trionfalistico fuori contesto, facendo riferimento a un messaggio con cui il deputato ringrazia elettori e candidati e rivendica la crescita percentuale del partito rispetto al 2020.

Il quadro reale però è meno esaltante: nelle tre Regioni al voto, Fi perde voti solo da Vieste in giù: nella scorsa tornata regionale Forza Italia aveva raccolto in Puglia 149mila voti; oggi scende a 121mila, un calo del 19%. Un arretramento netto, soprattutto se rapportato alla crescita del PD e delle sue liste civiche, che salgono da 542mila a 681mila voti (+25%). Eppure sia il Pd che Fi esprimevano il candidato presidente.

A Brindisi città il dato elettorale rischia di fare ancora più rumore.
L’assessora Antonucci, sostenuta da D’Attis, dal sindaco Marchionna e da buona parte della maggioranza, si ferma a 1051 voti. Un risultato modesto se confrontato con le 2406 preferenze di Lino Luperti, ex candidato sindaco, fino a due mesi fa oppositore della giunta e approdato in Forza Italia dopo un tentennamento con il centrosinistra. Luperti, però, continua a muoversi come un corpo estraneo: nel suo messaggio post-voto non nomina mai il partito.
«Il consenso ottenuto mi riempie il cuore di gioia… È solo un punto di partenza», scrive, parlando esclusivamente di sé, della città e dei suoi sostenitori.

Nel resto della coalizione il quadro non è più rassicurante. La Lega, come previsto, non lascia segni particolari. Fratelli d’Italia, invece, partiva con ambizioni alte a Brindisi: il segretario cittadino Massimiliano Oggiano aveva una macchina organizzativa forte, il sostegno del partito e di ampi pezzi della maggioranza: al suo fianco si sono esposti, tra gli altri, il PRI e i Moderati. Nonostante ciò, si ferma a 2183 voti, un dato importante ma sotto le aspettative: troppo basso rispetto al peso dei suoi “grandi elettori”, ad una buona campagna elettorale e al clima che sembrava favorevole. Sarebbe bastato poco per approdare in Regione. E questa riflessione acuisce le recriminazioni.

Nel suo messaggio social Oggiano ringrazia tutti, poi però lascia trapelare una critica interna evidente:
«Non tutto è stato lineare… e non sempre le attese hanno incontrato i fatti. Ci sono dinamiche che parlano da sole e percorsi, ormai chiaramente evidenti, che rivelano più di mille parole».
Parole amare e dure che delineano strascichi, divisioni, diffidenze e sostegni mancati.

Insomma, la fotografia che emerge è quella di un centrodestra brindisino incapace di presentarsi come comunità politica. Ogni candidato ha camminato per conto suo, ogni corrente ha difeso il proprio perimetro, ogni leader ha parlato esclusivamente al proprio cerchio. E i tradimenti, rectius, i disimpegni sono del tutto intuibili.

Lo spettacolo offerto ancora una volta è stato quello di una coalizione frammentata, impegnata più a misurarsi al proprio interno che a proporsi come alternativa credibile. Con una leadership che appare piú riconoscibile che autenticamente riconosciuta.

Nei prossimi mesi sapremo se chi guida il centrodestra locale continuerá a difendere posizioni personali o vorrá e avrá la forza di ricostruire un campo politico che oggi appare logorato e distante dalla città.

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