May 1, 2025

… stamattina è primavera , anzi di più … è un sabato, una promessa, una speranza, forse una liberazione …
passeggio leggendo il giornale …
è ancora presto, è una splendida giornata di sole che rende bella anche questa periferia nella quale mi trovo casualmente …
è tutto inondato da una luce calda che presto mi dispiacerà lasciare per correre a casa ad accompagnare i miei figli alle rispettive scampagnate …

 

mi attira l’insegna di un bar che non conosco …
decido per un espressino ed un pasticciotto piccolo crema-amarena se ce l’hanno …
mi piace fare colazione da solo …
entro …

 

dietro al bancone una donna che risponde con un enfatico buongiorno accentato come certi mari del sud …
è una creola dalla pelle ambrata che ricorda certi vini dolci invecchiati in botti di ciliegio …
cerco di nascondere il mio stupore e di non indulgere con lo sguardo nella sua scollatura audace …
non voglio essere sgarbato e mi costringo a leggiucchiare i titoli del giornale che ho in mano …
ce la faccio fino all’espressino che lei poggia delicatamente sul bancone ma durante il piegamento per prendere il pasticciotto è costretta a sporgersi notevolmente in avanti …
ed è un attimo …

la scollatura è davvero audace …

 

addento quel dolce dalla calda crema e bevo la schiuma morbida dell’espressino … è tutto soffice, avvolgente ed inebriante come certa panna su una granita di caffè … arriva il primo messaggino di mio figlio … pà vieni …
lo ignoro e continuo a rimanere unico cliente di quel bar che ora mi sembra un’isola di beatitudine …
i miei tentativi di non guardare la ragazza sono sempre più vani e senza esito … lei è ferma di fronte a me e con studiata indifferenza guarda fuori dalla vetrata il poco traffico mattutino …
penso che questo sia un luogo dell’anima e non più un bar di questa strada a scorrimento veloce …
la musica di sottofondo è piacevole e lontanissima …
sul televisore a muro, senza che ne esca alcun suono, scorrono immagini di spiagge bianchissime, palme ripiegate a sfiorare la riva e riverberi di luna invitanti … l’altro messaggino su whatsApp è di mia figlia … un dai e un cuoricino …
dovrei andare …
ma adesso la musica di fondo si è fatta più triste …
forse un fado disperato …

qui è come Ogigia quell’isola fatta “ per conoscersi e non per viverci “ …
quel luogo della mente nel quale la ninfa Calipso , l’occultatrice, tenne avvinghiato Ulisse per sette anni incantandolo mentre lo serviva …

ma cosa era quell’incanto? …
cosa si nascondeva dietro quell’attrazione? …
cosa c’è di magico nella donna che ti serve e ti ascolta da dietro ad un bancone ? …

 

Ulisse lo sapeva: è la donna che ti accoglie in una anticamera al di là della vita e della morte …
le poche parole che scambi con lei “attraversano la notte senza la minaccia di un’alba” …
qualunque uomo si pone di fronte ad un’ostessa come se quella fosse la soglia di un altro mondo …
per sette anni Calipso cercò di far bere a Ulisse l’ambrosia ed il nettare rosso che lo avrebbero reso immortale e senza vecchiaia …
per sette anni Ulisse ripensò invece ad Itaca senza mai assaggiare quei doni …
di notte la ninfa dalla pelle scura lo occultava nelle proprie lenzuola e solo allora metteva momentaneamente pace alla propria anima dominata dalla malinconia e dall’incertezza …

 

arriva il secondo messaggino di mio figlio …
pà dove sei? è tardi … devo andare via assolutamente …

 

quando Calipso lasciò andare Ulisse lo chiamò alitròs, furfante , e “lo carezzò con la mano” …
nessuno avrebbe mai più avuto tanta intimità con l’eroe …

 

me ne vado anche io e, mentre la creola risponde al mio buongiorno con il suo ancora più carico di venti marini caraibici, mi sento di appartenere a quella stirpe di eroi che sono riusciti solo con la propria determinazione a liberarsi da un incantesimo intessuto dagli dei …

 

esco …
sto ritornando a casa …
… stamattina è primavera , anzi di più … è un sabato, una promessa, una speranza, sicuramente una liberazione …

 

Apunto Serni

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