May 2, 2025

IV PARTE
LE DONNE (SOLO QUELLE) E NON I CAVALIER, L’ARMI E GLI AMORI IO CANTO
OMAGGIO ALLE PRINCIPALI FIGURE FEMMINILI PRESENTI NELLA LETTERATURA MONDIALE
di Gabriele D’Amelj Melodia

 

LA GIOVANE VACCHERELLA
Nanà cresceva, diveniva una giovine. A quindici anni era già grande come una vaccherella, di carnagione bianchissima, assai grassa, così rotonda che si sarebbe detto una palla. Signorsì, aveva quindici anni, tutti i denti e non portava busto. Una vera freschezza di gazza stemperata nel latte, una pelle vellutata di pesca, un naso grazioso, una bocca rosea, dei luccianti vivi a cui gli uomini avevano voglia di accendere la pipa. La sua folta capellatura bionda, color d’avena fresca, sembrava averle gettato una polvere d’oro sulle tempie. Oh, una bella bambola, le cui grosse spalle avevano le rotondità piene e la matura fragranza di una donna fatta.”
Così il grafomane sperimentatore Zola dipinge, col suo linguaggio verista tardo romantico, la sua imbambolata bambolona boteriana. Nel catalogo delle prostitute letterarie, un posto di primo piano va a Nanà e ai suoi fianchi da balia. Figura emblematica di quei tempi misogini ed ipocriti che fanno gravare il peso di tutti i vizi di Francia sulle grasse spalle della ragazza perduta che comunque, alla fine, in quei foschi colori, riscatta la vita perduta con una dolorosa fine, suscitando cristiana pietà.

 
L’ADULTERA TRAGICA PER ANTONOMASIA
Vronskij entrò nella vettura dietro il capotreno, poi si fermò per cedere il passo a una signora che ne usciva. Con l’intuito dell’uomo di mondo, ne rilevò l’appartenenza all’alta società. Provò il bisogno di guardarla ancora una volta, non perché era molto bella, non per quell’eleganza e quella grazia modesta, ma perché, nell’espressione piacente del viso, c’era qualcosa di affettuoso e di dolce. I suoi occhi grigi, luminosi,che sembravano scuri per le sopracciglia folte, si fermarono attenti con un’espressione amichevole sugli occhi di lui.”
Così il conte Tolstoj descrive l’incontro tra Alioscia Vronskij, ufficiale e gentiluomo, e Anna, maritata Karenin, anch’egli Alioscia di nome. “Anna Karenina” è il classico polpettone ‘800 sui vezzi e sui vizi di una società alto borghese, in questo caso russa, in cui si prega, si parla in francese, si tradisce, si spettegola, si compiono i soliti riti sull’altare del perbenismo ipocrita. Vladimir Nabokov, scrittore e critico, lo riteneva addirittura un capolavoro. Ma quando uscì, non fu accolto con molto favore. Anche gli editori si rifiutarono di pubblicarlo, così Tolstoj si dovette accontentare di darlo alle stampe come feuilleton d’appendice, sul periodico “Il Messaggero”: a puntate, proprio come i miei brevi saggi su Brundisium…

 
L’adulterio, nel panorama meteorologico amoroso dell’800, è spesso una pioggia di primavera. In Anna Karenina assume i connotati di un’alluvione che rompe ogni argine. Da quando il fico Vronskij gli è apparso in tutto il suo fatuo splendore di denti e spalline, Anna non capisce più niente, manda al diavolo codici mondani ed etici e si butta con folle passione nelle braccia del suo macho, come più tardi si butterà sotto le ruote di un treno. ( E non fu certo un incidente, visto che non aveva le cuffiette). Se nelle commedie di Feydeau le corna fanno ridere, nel mondo dei romanzi strappacuore le corna sono sempre foriere di lutti e tragedie. Come nel melodramma. Anna quindi, tra le figurine femminili della narrativa mondiale di sempre, rappresenta l’emblema della passione extraconiugale, il modello più classico dell’adultera sfacciata e disperata il cui destino è già segnato in forma di tragedia purificatrice. Guerra e pace all’anima sua.

 
L’ALTRA PENELOPE
Dio mio dopo quel bacio così lungo non avevo più fiato sì disse che ero un fior di montagna sì siamo tutti fiori allora un corpo d donna sì è stata una delle poche cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende per te oggi sì perciò mi piacque sì perché vidi che capiva o almeno sentiva cos’è una donna e io sapevo che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti quanto più piacere potevo per portarlo a quel punto…”
E così di seguito, in apnea per un’altra pagina (è il monologo dell’episodio” Il letto”), senza un’ombra di punteggiatura, fiume di parole che fluisce direttamente dalla coscienza di una donna alienata, logorroica, contraddittoria ma viva, umana, femmina, certo più dell’ingessata Penelope a cui James Joyce vagamente l’ispira, in quel difficile, contorto ma geniale testo che è l’Ulysses. Marion, detta Molly, la moglie di Leopold Bloom-Ulisse, è dislalica, iperlalica macchina di pensiero smontata da mani sfrontate, un torrente di guizzi e frantumi di ricordi e pulsioni. Ma è anche Gea, la dea terra, il grembo matriarcale e materno a cui ogni sera tornano Ulisse e Telemaco (Dedalus). Molly Bloom è un’instabile, una viziosa, vogliosa e impudica, fedele alla sua infedeltà, una che si lascia andare, ma è anche una romantica signora irlandese.

 
Joyce ha stravolto la forma-romanzo dall’esterno, l’ha rivoltata come un calzino e si è inventata un anti Odissea che ha solo pallide tracce di riferimento a quella di Omero. Ha giocato sul rovesciamento della psicologia dei personaggi, tutti segnati dalla logica degli opposti. Tanto è spericolato e intraprendente Odisseo, quanto imbranato e incerto Leopold. Tanto ragazzotto semplice e imbelle Telemaco, quanto sofferto, meditabondo, intellettuale Stephen Dedalus. Di Molly, l’anti Penelope, ho già parlato.
Resta solo da segnalare come, mentre l’Odissea classica è un lungo percorso attraverso cui si costruisce, pezzo per pezzo, l’Io, il tragitto dell’Io nell’Ulysses serve invece a decostruire, a smontare l’Io, denunciando il disfacimento morale, intellettivo, sociale dell’uomo moderno. E’ il classico tema della crisi dell’uomo che sarà affrontato da molti pensatori e scrittori del primo ‘900.

 

( continua )
Gabrierle D’Amelj Melodia

 

Le Donne (solo quelle), omaggio alle principali figure femminili della letteratura. Di Gabriele D’Amelj Melodia. I PARTE:
Le Donne (solo quelle), omaggio alle principali figure femminili della letteratura. Di Gabriele D’Amelj Melodia. II PARTE:
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