III PARTE
LE DONNE (SOLO QUELLE) E NON I CAVALIER, L’ARMI E GLI AMORI IO CANTO
OMAGGIO ALLE PRINCIPALI FIGURE FEMMINILI PRESENTI NELLA LETTERATURA MONDIALE
di Gabriele D’Amelj Melodia
LA DAME AUX CAMELIAS
Ora, bellezza più incantevole di quella di Margherita non era possibile vedere. Alta e sottile all’estremo, aveva una testa meravigliosa, piccolissima, come se la madre l’avesse creata così per farla con più attenzione. In un ovale di indescrivibile grazia, mettete, sotto archi di sopracciglia così puri da dirsi dipinti, due occhi neri, velateli di grandi ciglia che abbassandosi ombrino appena il roseo delle gote, tracciate un naso fine, diritto, spirituale, dalle narici un poco dilatate, disegnate una bocca regolare dalle labbra vezzosamente dischiuse su denti bianchi di latte, colorite la pelle col velluto delle pesche non ancora toccate da alcuna mano, e avrete l’insieme di questa graziosa testa… Margherita passava tutte le sere a teatro o ai balli .Ogni qual volta si rappresentasse una commedia nuova, si era certi di vederla apparire nel palco di prima fila, con tre cose che non la sciavano mai l’occhialino, un sacchetto di dolci e un mazzo di camelie. Venticinque giorni il mese le camelie erano bianche, gli altri cinque giorni, rosse; né mai si seppe la ragione di questo cambiamento di colore…
Caro Alessandro Dumas junior, ma ci sei o ci fai? E’ chiaro che la storiella dei fiori bianchi o rossi erano una specie di semaforo dell’amore! Del resto, tu che sei stato uno dei numerosi amanti di questa antesignana delle olgettine, dovresti saperlo bene…. Questa furba ragazzina di provincia, Alphonsine Rose Plessis, nata in bassa Normandia da una famiglia miserabile, capì che l’unico modo di far carriera era quello di far fruttare il tesoro che aveva tra le gambe. E così, a soli sedici anni, da semplice lavapiatti di un bistrot parigino, dopo aver ingentilito i suoi dati anagrafici in Marie Dupplessis, scalò presto tutti i gradi della professione passando da prostituta semplice a cortigiana, poi a mantenuta,( fu l’amante di Dumas figlio e forse anche del padre, noto donnaiolo, e di personaggi illustri, uno fra tutti Franz Liszt), infine a nobile signora. Sposò infatti il conte Edouard de Perregaut, rimanendogli sempre sposa infedele fino alla morte per tisi, che avvenne quando lei aveva appena ventitre anni. Come è noto, nella “Traviata” diventa il personaggio di Violetta Valery. Il romanzo “La signora delle camelie” ebbe molto successo, forse perché all’epoca piacevano queste storie da feuilleton riguardanti peccatrici redente, signori in frac, valzer e carrozze coupé. Mah, troppo mielosa ipocrisia e mitologia spicciola, in quanto alla descrizione fisica di Margherita concepita dal giovane Dumas come se stesse dettando una ricetta di cucina, credo che rappresenti uno degli esempi più alti di kitsch letterario.
EMMA, L’INSODDISFATTA
“ Di veramente bello, la signorina Emma aveva invece gli occhi: sebbene fossero grigi parevano neri a causa delle lunghe ciglia, il loro sguardo ti colpiva francamente, con candida arditezza. I capelli, le cui bande nere parevano fatte ciascuna d’un pezzo unico tante erano come avrebbe dovuto, pensava di essersi sbagliata. Emma cercava di immaginare cosa esattamente si intendesse nella vita con quelle parole, felicità, passione, ebbrezza, che le erano apparse tanto lisce, erano divisi nel mezzo da una scriminatura sottile. Aveva le guance rosee. E come un uomo portava l’occhialino di tartaruga infilato tra due bottoni del corpetto….Prima del matrimonio, lei aveva proprio creduto di amarlo, Ma dato che la felicità non aveva coronato un tale amore belle nei libri.”
Schiacciata, come tra due battenti, tra la platea brutale di tutti gli Homais della terra e le quinte pesanti dei suoi fantasmi di biblioteca, la povera infedele di provincia recita fino alla morte il suo assolo di primadonna. Incarnazione delle tante creature illuse da una nuvola o da una parola. Alter ego del suo stesso autore (Madame Bovary c’est moi ), di cui accusa gli stessi sintomi di ardori repressi, Emma, riveduta, corretta e modernizzata nelle sue passioni, sarebbe stata uno splendido personaggio di un film di Woody Allen: sognatrice, smaniosa di novità, affetta da sindrome compulsiva da shopping che le fa contrarre debiti insostenibili …, tutto come nell’originale flaubertiano eccetto il finale tragico: anziché il mortale arsenico, la sbattuta Emma ruberebbe dagli scaffali della farmacia del dottor Homais una buona dose di sonnifero …
LE ANTENATE DI LOLITA
Nate ambedue nell’800, una, Natascia, dalla penna del conte Tolstoj e inserita in quel grande affresco che è “Guerra e Pace”, l’altra “La Pisana”, frutto della fantasia del malinconico Ippolito Nievo, queste ragazzine implumi portano seco, in nuce, il seme del lolitismo che esploderà, in tutta la sua scandalosa bellezza, in Lolita (1955), romanzo clou di Vladimir Nabokov, colto professore e cacciatore di farfalle, non solo in senso metaforico-beleniano…
Alla faccia del perbenismo ipocrita borghese, le bizzose e acerbe ninfette sono sempre piaciute agli uomini, specie a quelli di una certa età, e potrei fare numerosi esempi di rapporti, più o meno clandestini, tra giovani fanciulle in fiore e panciuti signori ( Victor Hugo e la quindicenne Cèlina, Baudelaire e la piccola Louchette, Flaubert e le sue avventure con giovanissime turche durante un viaggio, Karl Kraus e Irma,Majakovskij e la sedicenne Elsa, Charlie Chaplin e la giovanissima Oona, figlia di Eugene O’Nieill che piaceva pure a J.D: Salinger, Pablo Picasso e la diciassettenne Marie Thérese). Qui di seguito riporto brevi descrizione delle due figure tratteggiate da Tolstoj e da Nievo:
(Natascia)…”Una giovinetta sulla quindicina, nera de’occhi, grande di bocca, non bella ma piena di vita, con le sue spallucce scoperte, da bimba, con i suoi neri boccoli sfuggiti all’indietro, con le sue braccia nude e le piccole gambe dai mutandoni di merletto sulle scarpine scollate, era in quella graziosa età in cui la ragazzetta non è più una bambina, e la bambina non è ancora una giovinetta…”
(La Pisana)…” Era una bimba vispa, irrequieta, permalosetta, dai begli occhi castagni e dai lunghissimi capelli. Già da piccolina conosceva già certe sue arti da donnetta per invaghire di sé, e avrebbe dato ragione a coloro che sostengono le donne non esser mai bambine, ma nascer donne belle e fatte, col germe in corpo di tutti i vezzi e di tutte le malizie possibili.”
I giochi di capriccio e di passione delle due piccole donne, bene esemplificano l’imagerie femminile romantica, non priva di trasporti, vezzi ma anche vizi…specie la contessina (la Pisana), impulsiva, audace, selvaggia, sensuale, rivela molte affinità con la Lolita che, quasi un secolo più tardi, porterà alla rovina il maturo Humbert-Humbert, innamorato pazzo di lei.
Ora vi fornisco un piccolo assaggio di Dolores- Dolly-Lo-Lolita che in seguito ritroverete molto meglio descritta e commentata: “…spalle fragili e sfumate di miele, schiena nuda, serica e flessuosa, capelli castani, seni immaturi, fianchi puerili e quel suo adorabile addome rientrante…” Il russo cosmopolita fa un solo boccone della polverosa prosa dei suoi predecessori, inventando un linguaggio magico, sensuale, evocativo che la strepitosa traduzione di Giulia Arborio Mella consegna intatto ai lettori di lingua italiana.
( continua )
Gabrierle D’Amelj Melodia
Le Donne (solo quelle), omaggio alle principali figure femminili della letteratura. Di Gabriele D’Amelj Melodia. I PARTE:
Le Donne (solo quelle), omaggio alle principali figure femminili della letteratura. Di Gabriele D’Amelj Melodia. II PARTE:
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