May 4, 2025

Etichetta: Dead Oceans

Genere: shoegaze/noise

Gli A Place To Bury Strangers giungono al quarto capitolo della loro rumorosa discografia. La band newyorkese si impose all’attenzione dei critici nel 2007 con l’esordio omonimo, proponendo un aggressivo e frastornante connubio fra noise, shoegaze e post-punk. Ascoltando gli A Place To Bury Strangers la prima cosa che salta immediatamente all’orecchio è la mole di distorsione ed effetti di cui si carica la chitarra del frontman Oliver Ackermann, vero e proprio deus ex machina del sound della band, in tutti i sensi, essendo anche un abile costruttore di effetti a pedale per chitarra. Ackermann è infatti il proprietario della Death By Audio, una boutique di effettistica che vanta clienti eccellenti del calibro di The Edge degli U2. L’artigiano/chitarrista/vocalist ha riversato tutta la sua passione per l’elettronica nell’elaborazione di un sound fortemente saturo e stratificato, come se White Light White Heat venisse suonato dalla versione indemoniata dei Jesus And Mary Chain.

Il nuovo Transfixiation è un album conservatore (stilisticamente parlando) che presenta però delle piccole novità, merito soprattutto del cantato di Ackermann che accantona l’approccio monotonale che gli era valso più di qualche critica. L’iniziale “Supermaster” spiazza per la sua inusitata leggerezza, quasi a voler suggerire un cambio di rotta ed uno smorzamento del sound. Falso indizio spazzato via dall’assalto di “Straight” e “Deeper” dove le distorsioni tornano in primo piano, assistite da una sezione ritmica tipicamente post-punk che ha il grande merito di non fungere da semplice accompagnatrice, merito anche del lavoro in fase di produzione che contribuisce a tenere tutti i volumi dei vari strumenti sullo stesso livello. Filling the Void”, “I’m So Clean” e “Love High” sono i brani più rappresentativi dell’album, con i loro assalti sonici al fulmicotone ed una rinnovata voglia di sparare nelle orecchie dell’ascoltatore tonnellate di rumore. Perché è di questo che stiamo parlando. Gli A Place To Bury Strangers sono un gruppo rumorosissimo, i feedback, la poca intelligibilità di alcuni passaggi o la voce sommersa dai suoni più disparati non sono difetti di produzione o prodotti della scarsa perizia tecnica, ma effetti voluti, veri e propri marchi di riconoscimento.

Sul fronte dell’innovazione invece l’album mostra decisamente poco da segnalare eccezion fatta, come detto in precedenza, per la voce di Ackermann, che opta per un registro leggermente più vario. Transfixiation non è certamente il disco della svolta, ma la riproposizione di uno stile indissolubilmente associato al nome del gruppo. Chi già conosce gli A Place To Bury Strangers ed apprezza il loro stile può schiacciare il tasto play con il sorriso sulle labbra, quanti invece speravano in una svolta rimarranno delusi.

James Lamarina

 

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