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ANTONIO E MIMMO, I NOSTRI ARTIGIANI DELLA QUALITA’
Come due intellettuali di prestigio arricchiscono le nostre menti riscaldando i nostri cuori
Di Gabriele D’Amelj Melodia
Ogni volta che, sul “Nuovo Quotidiano di Puglia”, vengono pubblicati in contemporanea due articoli di cultura locale a firma di Antonio Errico e di Mimmo Tardio, l’amena lettura vale, come si suol dire, il prezzo del giornale.
Il pezzo di Errico si intitola “Riflessioni”, ed ha un’eco vagamente mogoliana: quello di Tardio ha un titolo più seducente ed evocativo: “Lo scrigno riaperto”.
Tutti e due contengono perle di saggezze, un vero tesoro di idee, intuizioni, interpretazioni tessute in un ordito di straordinaria finezza che ha la non comune caratteristica di coniugare la profondità delle analisi con l’assoluta limpidezza e leggerezza della forma espressiva.
Tra tutti gli altri articoli, pur interessanti e utili, che spaziano tra politica, economia, società, territorio, cronaca e, spettacolo e sport, i pezzi di Antonio e Mimmo rappresentano piccole isole sulle quali noi, poveri naufraghi sballottati dalle vorticose onde del presente, possiamo un attimo riposare trovando ristoro.
E così ci abbandoniamo rilassati tra le braccia dell’immaginazione ragionata, assaporando lentamente il piacere del testo che ci viene offerto con discrezione, direi con understatement, sotto forma di parole confezionate con misura aurea ed assemblate senza effetti speciali né retorica alcuna, ma solo con genuini ingredienti: amore, sensibilità, grande umanità ed una strepitosa fluidità espositiva.
La semplicità nella narrazione e la capacità affabulatoria sono costanti presenti nella cifra culturale e stilistica di entrambi i nostri autori. La scorrevolezza e l’apparente facilità “di corsa” non devono però trarre in inganno: non sono doti naif o frutto del caso, ma la naturale conseguenza di un lungo percorso di letture, di scritture, di studio organico e strutturato.
Ecco perché i due sono in grado di parlare, con pari competenza e disinvoltura, di Pavese o di una … scamorza, di un altalena tra i melograni o di Omero e Pessoa.
Ciò che riesce a realizzare la coppia di intellettuali doc nostrani, è un prodotto di alto artigianato artistico.
Errico e Tardio sono due veri “Gemelli del gol”, che vanno sempre a segno, che non sbagliano mai i loro interventi, arricchendo le nostre menti e riscaldando i nostri cuori.
I due brillanti giornalisti hanno davvero molto in comune: hanno più o meno la stessa età e la stessa estrazione sociale, la stessa formazione culturale (Università di Lecce), l’identica casa editrice (Manni) , i medesimi interessi (narrativa, poesia, saggistica, animazione culturale) e i medesimi riferimenti-pilastro: Salvemini-Fortunato-Fiore padre e figlio, Bodini,Corti, Durante, De Donno, Nigro, autentici monumenti della fiera identità del Sud e molti di essi della salentinità ,vissuta e recepita come valore d’appartenenza e scrigno di affetti, memoria e tradizioni “provinciali” ineludibili e mai negoziabili: alla faccia del cafonal Briatore il quale, pur essendo di Cuneo, si permette di etichettarci tali senza sapere che ci fa un complimento …
Prima, per necessità di sintesi, ho impropriamente definita “cultura locale” la sfera d’azione e di riferimento del duo Errico-Tardio. Ovviamente l’espressione, almeno in questo caso, non ha niente di riduttivo e il percorso di ricerca, di analisi e di confronto operato dai due maestri di giornalismo e di saggistica, parte dalla realtà che ci circonda per poi ampliare la visione rapportandola al “resto del mondo”, senza mai perdere le coordinate fondanti dell’appartenenza al territorio dei padri.
Grazie, professori, per le sensazioni e le emozioni che ci regalano i vostri scritti, mai banali, sempre illuminanti e dettati dall’impegno e dall’urgenza di esternare conoscenze acquisite ed esperienze di vita, veicolate da competenze consolidate in una ben definita “visione del mondo” che vi consente di essere gelosi custodi della nostra memoria collettiva e di trasmettere valori, idee e sentimenti, tutti basati sui cardini della conservazione delle nostre radici e sull’amore per il territorio che ci appartiene.
Vorrei terminare questo mio intervento con l’auspicio che “Quotidiano” si decida al più presto ad editare un paio di volumetti che raccolgano un florilegio dei brillanti articoli scritti negli ultimi tempi dai nostri stimati cantori del Salento, i quali ci hanno insegnato , con arte magistrale, a “ vedere “ la poesia nei nostri luoghi e nella nostra gente.
Gabriele D’Amelj Melodia
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