May 8, 2025

prostitute-medioevo IV “FEMMINE DA CONIO” NEL MEDIO EVO E NEL RINASCIMENTO
Anche nei secoli cosiddetti bui, oscurantisti e bigotti, i bordelli continuarono ad essere assai frequentati. Com’è noto, il Medio Evo fu un periodo storico di forti, paradossali contrasti sociali e di costume. In parallelo alla cultura ufficiale, al misticismo e alle pratiche religiose, si svilupparono costumi libertini a base di mondanità sacrilega, scurrilità e sorprendenti orge rituali di massa celebrate addirittura nelle Chiese. A tale illuminanti restano gli studi di M. Bachtin e di A. Gurevich.
Tornando al nostro tema principale, va subito detto che anche i Padri della Chiesa, in primis Agostino e Tommaso, considerano la prostituzione un male necessario, anzi un “remedium concupiscientiae”. In quei tempi del resto, non è che ci fosse un’alta considerazione della donna, vista solo come mammifero atto all’accoppiamento e alla riproduzione, e a lungo sospettata persino di non avere un’anima… In quanto alla vendita del proprio corpo, questa è considerata sì un peccato mortale, ma contingente e recuperabile, perché poi c’è comunque sempre il sotterfugio della redenzione che cancella ogni macchia e conduce alla grazia di Dio. Santa Pelagia e Santa Taide (Thais, la cortigiana egizia del IV secolo redenta da un anacoreta) sono due illustri esempi di pentitismo redditizio, di “ravvedimento operoso”.
prostituzione-medievaleUna chicca finale prima di lasciare i secoli “bui”. Nel 1347 la regina Giovanna di Napoli fece costruire in quel di Avignone, un grande bordello per fronteggiare la domanda che veniva dalle migliaia di pellegrini che ivi si recavano per vedere il Pontefice. Ricordo che la città francese fu sede di papato per ben settant’anni, dal 1305 al 1378.

 

Sottolineo il fatto che in questa cittadina francese deve essere rimasta una forte tradizione puttanesca, se è vero come è vero che nel 1907 Pablo Diego Ruiz Blasco, in arte Picasso (è il cognome materno), dipinse il suo celebre olio “Les demoiselles d’Avignon” ispirato appunto ad avvenenti lavoratrici di casino. (N.d.r.: Attenzione, della peccaminosa Avignone se ne parlerà ancora, nel capitolo riservato all’800).

 

BELLEZZE OPULENTI DEL RINASCIMENTO
sodoma_monte_oliveto_prostitute1Chi non ha presente le giunoniche forme delle donnone di Rubens, Tiziano o Carpaccio? E’ così che piacevano allora le femmine, bionde, cellulitiche e “lattumate”. Questo secolo è ricordato soprattutto per le cortigiane. Qualche anno fa, un bel libro di Lynne Lawner edito da Rizzoli, “ Vita delle Cortigiane”, spiegava nel dettaglio quel mondo muliebre. Lascio la parola all’autrice: ” La fioritura delle cortigiane fu un fenomeno culturale e un’invenzione sociale. Costoro si sentivano donne colte, raffinate e in effetti venivano trattate con ogni rispetto” Tra le cortigiane più in vista dell’epoca non posso non citare

1) IMPERIA, detta la Farnesina perché fu a lungo l’amante del Cardinale Agostino Chigi;

2) FIAMMETTA, amante di Cesare Borgia;

3) VERONICA FRANCO, fine poetessa, amata anche di Enrico III di Francia; 4)

ZUFFETTA, al secolo Angela Moro, così chiamata perché figlia di uno sbirro (Zuffo).
Ebbe una relazione col poeta veneto Lorenzo Venier.
Per capire il clima e la vita corrente dei palazzi di quei tempi, si possono leggere “Le sei giornate” di Pietro Aretino, “Le cronache” di Matteo Bandello, la “Storia dei costumi” di Fuchs o, ancora, “Le figlie di Venere”, della storica austriaca Monica Kunzel, ove si descrive la vita delle colte cortigiane ammesse alla corte papale.
Illuminante anche la serie di disegni degli abiti delle cortigiane disegnate da Cesare Vecellio, fratello del più noto Tiziano.

 

A proposito di corte papale, le “Call Girls “ dei cardinali dovevano intendersi di filosofia, teologia, musica e anche di…Kamasutra. E’ stato rinvenuto un testo che commenta nei particolari le 72 posizioni d’amore (Discussione da davanti; Far musica coi piedi; Il Vade retro, ecc.)

Le figlie di Venere si facevano pagare bene: Caterina Sicula, per un pacchetto di notti d’amore in abbonamento, esigeva ben dieci scudi più una collana d’oro. In una lettera, tal monsignor Ciccolini se ne lamenta assai con un collega…

 

Le città dove in quei tempi si esercitava maggiormente la venerea professione furono Roma e Venezia. Ma anche Bologna, Firenze e Napoli non scherzavano. Già ai primi del ‘400 a Firenze vi erano gli “Ufficiali dell’onestà”, preposti a vigilare sul mercato del sesso.

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Alla fine del medesimo secolo Papa Innocenzo VIII commissionò un censimento ad hoc: nella città eterna risultarono in servizio n. 6800 meretrici. La metà di quelle presenti in Venezia. Anche qui era attivo un o speciale corpo di vigilantes, nominato dal Consiglio dei dieci, preposto al controllo delle attività di meretricio; In particolare gli sbirri controllavano che le allegre comari non si avventurassero fuori del “Castelletto”, una sorta di “Quartiere a luci rosse “del tempo…

Questi sorveglianti, anticipando Arbore di 500 anni, erano denominati “I signori della notte”…

 

Le povere donne dovevano inoltre sottostare ad alcune prescrizioni. Non potevano portare il velo, andare in carrozza scoperta, esibire monili d’oro o sedere in Chiesa. In occasione dell’ampliamento dell’Arsenale, dovettero versare al governo cittadino una sostanziosa una tantum.

Anche a Roma, dovendosi procedere a ricostruire un ponte danneggiato dalla piena del Tevere, Paolo III, che era un Farnese e quindi un uomo d’affari, impose alle prestatrici d’opera corporea un “giulio” per ogni performance…, e poi ci lamentiamo delle gabelle d’oggi…

 

…(continua)

 

Gabriele D’Amelj Melodia

 

I PARTE: PREMESSA E PROSTITUZIONE SACRA

 

II PARTE: LE DONNINE DELL’ANTICA ELLADE

 

III PARTE: L’AMORE MERCENARIO NELL’ANTICA ROMA

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