Nei tempi in cui un’azione politica si valuta dalle reazioni immediate su facebook (per poi essere superata e dimenticata in poche ore), forse sarebbe meglio rischiare di passare per incompetenti piuttosto che spingere verso una riflessione collettiva.
Già, perché in questa piccola porzione di mondo che è Brindisi, sembra un’impresa riuscire ad affrontare con obiettività e giusto equilibrio ogni problema che riguarda i cittadini.
L’attenzione verso fatti che interessano la società dura lo spazio di appena qualche ora; una velocità che sembra creata apposta per distogliere l’attenzione collettiva verso la cosa più importante: la programmazione del futuro, il disegno della città che vogliamo.
Un esempio è quanto accaduto in città negli ultimi giorni.
Giovedì il Comune cambia buona parte della giunta varata appena tre mesi fa.
Entrano un nuovo assessore alle Attività Produttive e promozione territoriale, un nuovo assessore allo sviluppo e alla Programmazione economica e, soprattutto, un nuovo vicesindaco (una persona vicinissima ai movimenti di sinistra che in campagna elettorale usava epiteti irripetibili nei confronti della gente con cui oggi ha scelto di lavorare).
Come se non bastasse, vengono affidate tre deleghe in gangli vitali della società quali Politiche giovanili, Università, Servizi sociali, Cultura e Turismo.
Ce ne sarebbe abbastanza per porsi delle domande ed innescare una discussione.
Cosa sta succedendo? Sta cambiando qualcosa nei rapporti di potere? Le persone chiamate a guidare i processi hanno le competenze giuste per offrire le risposte necessarie? Perché si ostenta che una determinata nomina sia espressione di una persona che, per sua stessa ammissione, non ha mai incontrato il nominato? È vero che tre (o più) consiglieri erano determinati a presentare le proprie dimissioni se il Sindaco non si fosse piegato al proprio diktat?
In una realtà normale, la società civile avrebbe espresso alcune considerazioni, tutte le forze politiche avrebbero operato valutazioni, ogni media – secondo il proprio “sentire” – avrebbe offerto la propria visione delle cose.
Insomma, come sarebbe stato auspicabile in una città che punta a crescere, ogni persona avrebbe avuto a disposizione più chiavi di lettura per capire, per riflettere, per analizzare e, quindi, per agire con coscienza e consapevolezza.
Già, in tutti gli ambienti “normali”, le modifiche nella compagine dirigente avrebbero innescato un confronto tra persone informate e capaci di contribuire ad un dibattito sereno e costruttivo sul “dove stiamo andando” e “che futuro vogliamo disegnare”.
E invece no.
Da noi accade che il giorno dopo, invece di riflettere e dare il via al confronto costruttivo, si passa a parlare vacuamente di tutt’altro.
Fermi tutti. Stop. Dimenticate tutto. C’è la nomina del Consiglio di Amministrazione dell’Asi.
Per capirci, stiamo parlando di quell’ente brindisino di cui pochi conoscono le reali competenze. Di quel consorzio che ha vissuto una lunga stagione di commissariamento senza che nessuno alzasse mai il dito. Quelle organizzazioni che, in tutta Italia, vengono gestite da decenni dalle logiche della politica legata ai grandi e piccoli gruppi industriali.
Anche qui, dopo le scelte operate, ce ne sarebbe abbastanza per porsi delle domande, per rappresentare delle riflessioni.
Invece no.
Ci limitiamo tutti ad osservare gli eventi come si fa con uno spettacolo del Bagaglino. Ti prende finché dura e magari qualche sketch ti fa riflettere più di altri (mitico quello dei “centristi” che prima lodano i grandi risultati reciproci raggiunti grazie alla collaborazione tra Comune ed Asi e, poche ore dopo, ritengono opportuno che il Comune si tiri fuori dal Consorzio).
Poi tutto finisce, si chiude la porta e si resta in attesa di prendere posto davanti ad un altro evento capace di catturare la nostra attenzione.
Sarò ripetitivo, ma tutto sembra quasi fatto apposta per castrare la formazione della coscienza critica, per evitare di far capire cosa accade: se gli eventi stanno seguendo una strada prefissata oppure se tutto scorre senza un senso preciso.
In ogni caso, una cosa è certa: ogni giorno che passa la gente normale conta ancora meno; sempre più persone restano escluse dal possesso degli strumenti in grado di incidere nei processi decisori. E l’aspetto, comico e tragico, è che lo schermo dei social offre tutt’altra impressione, rende l’illusione di essere partecipi.
Hai voglia a sgolarsi per chiedere processi che generano riflessione e partecipazione.
Anche gli appelli più sensati rischiano di restare nel vuoto ed entrare nell’oblio.
Un esempio?
Il recente articolo di Lilli Colelli, persona lungimirante ed attenta lettrice della realtà.
Colelli parla di sport, politica e soldi. Tre argomenti che altrove destano l’attenzione della collettività e risvegliano riflessioni importanti capaci di incidere sulle scelte della politica.
Ed infatti – come ricorda Colelli – nelle vicine Fasano e Cisternino, grazie alla capacità politica di saper elaborare progetti per recepire finanziamenti pubblici, le Amministrazioni costruiranno ed ammoderneranno due palazzetti a costo zero per i rispettivi comuni.
A Brindisi, invece, regna l’immobilismo con la deprecabile eventualità che – considerate le nuove norme di capienza per la Serie A – la città possa perdere una delle poche occasioni di promozione ed orgoglio collettivo: la squadra di basket che milita nella massima serie italiana.
Certo, ognuno è libero di essere favorevole o meno alla costruzione di un nuovo Palazzetto e di ritenere giusto che i finanziamenti a fondo perduto del Coni finiscano nelle mani di quelle realtà che hanno scelto di puntare decisamente anche sullo sport.
Ma non è questo il punto.
Colelli suona la sveglia a tutti.
Lui, con un esempio tangibile, ci dimostra perché Brindisi, non solo non riesce a disegnare la città ideale ma addirittura rischia di perdere quello che ha e che, con fatica, riesce a mantenere.
Ecco il punto.
Siamo davvero convinti che la decadenza di Brindisi dipenda dal destino cinico e baro? sia colpa del resto del mondo brutto e cattivo? che non c’entri davvero nulla l’atavica assenza di una presa di coscienza, collettiva ed individuale, dei propri abitanti?
Magari anche queste mie piccole riflessioni cadranno nel vuoto.
Non nutro l’illusione che raggiungeranno un numero di lettori pari a quello dei pezzi di cronaca che parlano dei pompieri che salvano il micetto rimasto bloccato su un albero, né che i commenti su facebook saranno un decimo di quelli scatenati da un terremoto così distante da non muovere nemmeno il lampadario di un’abitazione al secondo piano.
Ma almeno ci ho provato.
Io non mi rassegno all’apatia, all’indolenza e all’immobilismo.
E tu?
Oreste Pinto
No assolutamente. Infatti chi non vuole rassegnarsi, continua a combattere per salvare la Fontana Tancredi, il Castello, l’ambiente e la salute di questa città nonostante il disinteresse di chi invece è portatore di interesse. Si insiste a dire NO allo spostamento della TAP, perchè Brindisi non è terra di nessuno, facile preda per soprusi e imposizioni dall’alto, come tutto ciò che è avvenuto negli ultimi 40 anni. Si chiede rispetto per questa comunità, ignorata e lasciata sola. Evidentemente l’indolenza, la mancanza di reazioni forti, vengono considerate acquiescenza e disinteresse per tutto ciò che ci appartiene. “Una pata di fichi” e promesse mai mantenute( si consideri il futuro dell’Aeroporto con ventilate aperture di altri scali nel raggio di 50 Km o la fusione con Capodichino, di cui nessuno parla), evidentemente soddisfano le nostre aspettative. E poi si scrivono analisi, indagini sociologiche sul perchè giovani e ormai anche meno giovani vanno via. Sarebbe il caso per una volta di ascoltare l’appello di Oreste, manifestare interesse vero per questa città e rispetto per noi stessi. Vigilare sull’operato di chi ha la responsabilità di amministrare la città e chiedere conto delle loro azioni e decisioni è un diritto-dovere di ogni cittadino. Far scivolare tutto sulle nostre teste o peggio far finta di non vedere “tanto sono tutti uguali e non cambia niente” è indegno di una società civile. Raffaella Argentieri, Presidente Fondazione Di Giulio.
E visto che tutto ormai ruota intorno a Facebook, creiamo una pagina facebook in cui inseriamo tutte le notizie che riguardano la città. Rendiamo i cittadini consapevoli. Perché l’informazione è anche potere….
Massimo Abate
Brindisi 2021