December 9, 2025

La vertenza Cerano torna al centro del dibattito politico nazionale. In poche ore si sono intrecciate una nuova interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, le accuse del deputato di Forza Italia Mauro D’Attis e la replica del senatore Mario Turco. Sullo sfondo, il futuro della centrale “Federico II”, la tutela dei lavoratori e lo stallo della riconversione energetica.

 

M5S: “Serve chiarezza dal Governo, troppi ritardi sul phase-out”

Il Movimento 5 Stelle, dopo la visita ai cancelli della centrale insieme al senatore Mario Turco e ai rappresentanti territoriali, annuncia una nuova interrogazione al Governo. L’iniziativa ha il sostegno dell’europarlamentare Valentina Palmisano e dell’onorevole Leonardo Donno.

Nel testo depositato in Senato vengono evidenziate le criticità legate all’attuazione del DL 36/2022:
– la chiusura al 31 dicembre 2025 tuttora disattesa;
– le aree non ancora messe a disposizione da Enel;
– l’Accordo di Programma mai avviato, nonostante 61 manifestazioni di interesse;
– progetti industriali bloccati;
– proroga dell’“esercizio minimo” che aumenta incertezza e carica di timori l’indotto, dove si paventano circa 50 licenziamenti.

Il M5S chiede risposte precise: sul rispetto del phase-out, sull’avvio dell’Accordo, sulla disponibilità delle aree, sugli effetti dell’esercizio minimo, sulle tutele immediate per i lavoratori e sull’eventuale uso dei poteri sostitutivi in caso di nuovi ritardi.

“Continueremo a vigilare – afferma il Movimento – perché la transizione diventi un’opportunità e non l’ennesimo fattore di crisi”.

 

D’Attis (FI): “Basta ipocrisie. Lavoratori garantiti, ora si attendono gli atti del Governo”

Sul Nuovo Quotidiano di Puglia, il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Mauro D’Attis interviene duramente. Garantisce che “il lavoro dei dipendenti diretti e indiretti sarà tutelato” e attacca il M5S, chiamando in causa il senatore Turco.

D’Attis critica “l’ipocrisia” di chi oggi chiede garanzie, ricordando che il Governo Conte escluse Brindisi dal Just Transition Fund, indirizzandolo invece su Taranto e Sulcis. Rivendica la norma “D’Attis-Battilocchio”, che – sostiene – consente oggi di immaginare un futuro per le centrali di Brindisi e Civitavecchia.

Per il deputato azzurro, “la transizione è difficile” e la verità è che “Brindisi e Civitavecchia devono abbandonare il carbone”, mentre il Governo sta valutando la possibilità di mantenere gli impianti in riserva. Sottolinea inoltre che Enel, al tavolo previsto proprio dalla legge D’Attis-Battilocchio, “ha assunto un impegno pubblico: garantire i lavoratori diretti e dell’indotto”.

Riguardo alle criticità occupazionali, D’Attis rimanda alle responsabilità congiunte di Enel, Governo e Regione, chiamati a vigilare sui rapporti tra aziende dell’indotto e lavoratori e a gestire eventuali percorsi verso la pensione o la riconversione.

 

La replica di Turco: “Brindisi tradita dal Governo. La verità è documentata”

Il senatore Mario Turco risponde con una nota articolata. “Le dichiarazioni riportate dalla stampa – afferma – tentano di riscrivere la realtà”.

Turco chiarisce che l’esclusione di Brindisi dal JTF non dipese dal Governo Conte ma da criteri europei condivisi da tutti gli Stati membri. Ricorda che il Conte II avviò strumenti alternativi e dedicati al territorio: Accordo di Programma per la riconversione e CIS Brindisi, con interventi “immediatamente cantierabili”.

Secondo il vicepresidente del M5S, tutto è stato bloccato dall’attuale esecutivo: “Il Governo Meloni ha fermato il CIS, ignorato l’Accordo di Programma e paralizzato ogni proposta utile per il territorio”.
Il risultato – sostiene Turco – è che oggi Brindisi “non ha il JTF per motivi europei e non ha più neppure gli strumenti nazionali che erano pronti”.

Il senatore attacca: “È troppo comodo scaricare sul passato. Il Governo è in carica da oltre tre anni e ha voltato le spalle a Brindisi. Servono responsabilità, non polemiche”. E conclude chiedendo di riattivare immediatamente CIS e Accordo di Programma.

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