Parafrasando il titolo di un noto film del 2000 del trio Aldo – Giovanni e Giacomo e riferendo l’ingiunzione (il taglio diretto dell’espressione la rende tale, infatti non si afferma – potresti chiedermi se sono felice – ma si pone in maniera secca una condizione che più che un invito pare un comando) alla richiesta di comprensione che un essere umano altro da noi potrebbe richiedere, seguono alcune considerazioni sull’empatia che si spera possano divenire spunti di riflessione in un momento storico in cui i comportamenti umani appaiono dettati da spinte emozionali volte alla distruzione più che all’accettazione ed alla comprensione.
Il punto focale della questione è che forse (lasciamo il dubbio) abbiamo perso il senso umano dell’esistente e dell’esistere, trasformati in soggetti che consumano e disperdono energie psichiche in investimenti illusori perché effimeri (in relazione alla durata ed al significato essenziale).
In tal maniera l’altro da noi perde la caratteristica di soggetto, di co-attore di uno spazio condiviso (la relazione) e diviene per noi egli stesso oggetto : dall’identità di persona al genere di cosa ed in quanto tale da usare come oggetto di consumo per i propri bisogni ed interessi.
In questo contesto di sfruttamento e di uso della relazione umana e dei sentimenti ad essa collegati oltre a non trovare spazio l’empatia ( dal greco ev pathos = sentire dentro , condividere uno stato d’animo od un sentimento che prova un‘altra persona ), è bene chiedersi quale possibilità di ascolto ed accoglienza esista per chi lancia una richiesta di aiuto…
Umanamente corretto, oltre che opportuno per il superamento del degrado e della barbarie che rendono le relazioni fra le persone improntate a comportamenti distruttivi, sarebbe , tornando alla frase citata , chiedersi se l’altro sia felice aprendo in questo modo uno spazio di dialogo volto all’accoglienza di un disagio ove esistente o all’espressione di un bisogno, di un desiderio mai comunicato che di sicuro andrebbe ad arricchire la relazione .
Un altro aspetto fondamentale riguarda la fiducia che riponiamo nell’altro, e la forza (resilienza) che possediamo nell’affrontare la frustrazione che può derivare da un rifiuto.
”Chiedimi se sono felice” è quella richiesta che posso fare in modo diretto , senza rimanere in attesa che l’altro comprenda il mio stato emotivo e psichico ed agisca di conseguenza.
Vale la pena di provare e di non desistere , così come dice la canzone di Baglioni :
strada facendo vedrai
che non sei più da solo
strada facendo troverai
un gancio in mezzo al cielo….
Iacopina Maiolo
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