Il comitato portuale indetto dall’autorità portuale di Brindisi in data 23 maggio 2016, ha decretato il rinvio della votazione sulla richiesta di concessione degli ormeggi traghetto di punta delle Terrare del Porto da parte del gruppo armatoriale Grimaldi.
Il risultato ha dato ragione ad una maggioranza che si è espressa a favore del rinvio. E rinvio è stato, anche per aver accontentato la politica in questa fase elettorale.
Istintivamente mi sentirei preso dall’impulso di scrivere la cronaca di quanto sta accadendo in città oggi. Sarebbe sufficiente segnalare la presenza di una grande “coalizione” di persone le quali protestavano contro il gruppo armatoriale Grimaldi e la minaccia del monopolio napoletano.
Ogni volta che un presunto potente “minaccia” di scuotere la città dal suo piattume ideo-economico, perché in effetti potrebbe trattarsi di quel piattume che crea lagne a ritmi quotidiani, accade un fenomeno sorprendente.
Invece di propendere per l’adattamento al flusso di un mercato globalizzato, forza invisibile che si fa finta di non avvertire, il falso stato di conforto che si nutre di lamentele assume le sembianze di un gruppo inferocito di simil-patrioti che pare difendano obbrobriosamente lo stesso stato di conforto, avvalendosi inoltre delle scommesse di un futuro roseo.
Pragmaticamente, il futuro roseo sarebbe associabile alla fioritura di nuova concorrenza nel porto cittadino; questa concorrenza non sarebbe possibile se si tiene conto di frasi composte da poche lettere che escono dalle bocche, con più o meno carisma, di coloro che difendono lo stato di conforto: “Grimaldi si prende tutto. Non ci sarà modo di far approdare altre navi. La competizione svanirà. I prezzi non saranno più controllati in maniera equa e così via”.
Sarà anche vero tutto ciò!
Ma perché non cambiare per un attimo il punto di vista, sovvertire gli interessi personali e adottare la filosofia di quegli altri comuni che, prima di noi, si sono adattati ai nuovi sistemi del mercato (portuale, in questo caso)?
Un altro aspetto che contraddistingue il porto di Brindisi e lo differenzia nel 2016 dai porti italiani più sviluppati, è senza dubbio il fattore delle lungaggini legato alla realizzazione delle opere infrastrutturali. In merito al monopolio non è al 100% giusto affermare che il porto di Brindisi possiede quell’unico numero di approdi per quel determinato tipo di imbarcazione. Basterebbe pensare ai potenziali ormeggi in via di miglioramento situati in banchina Sant’Apollinare. Quanto veramente desideriamo la competizione fra armatori nel nostro porto? Se ciò si traducesse in un urgenza da colmare, l’economia marittima brindisina si mobiliterebbe senza mezzi termini per garantire l’agibilità agli approdi potenzialmente usufruibili. Spesso nel mondo d’oggi occorre “sacrificare” quello che ci è caro per poi rendersi conto della fortuna che si ha sempre avuto davanti. Perché non proseguire in linea con questo investimento?
E’ peraltro evidente che questa concessione può e deve risultare vantaggiosa per la compagnia e per la città. La contropartita diventerebbe molto più favorevole in quanto la città di Brindisi potrebbe avvalersi, in qualsiasi momento, della stretta collaborazione di Grimaldi per risolvere i problemi che possono verificarsi nel corso degli anni ed essere orgogliosi che una delle più grandi compagnie Italiana nel Mondo ha deciso di fare sede sul nostro territorio. Il tutto non si presenterà come una totale riverenza da parte del Gruppo Grimaldi verso la città. In realtà dovrà costituire l’inizio di una relazione di reciprocità, come anche di maggior scambio di informazioni e progettualità tra Brindisi e il suo ospite. Ciò implicherebbe l’azione attiva di Brindisi e Grimaldi, per il semplice motivo che nulla nasce dalla diffidenza e dal clima di scontrosità. Brindisi è riconosciuta negli ultimi anni per essere dimora di una mentalità chiusa davanti al rischio, al contrario lo staff Grimaldi non sarebbe sprovvisto di questa ristrettezza di pensiero e le decisioni difficili, con cautela, sono effettuate nei tempi debiti e gestite con il giusto riguardo. Per cui, su questo fronte, la flotta Grimaldi sembra un alleato da non far sfuggire.
Farsi sfuggire quest’opportunità, che Grimaldi faccia sede sul territorio di Brindisi, potrebbe significare l’assenza di una garanzia importante nel momento in cui il la sede dell’Autorità di Sistema Portuale verrà riservata a Bari. L’incubo barese imperversa a Brindisi e fa riflettere sull’autonomia di un porto che meriterebbe di risplendere. Continuando a rinviare la votazione sulla richiesta di concessione, non si farebbe altro che suscitare nell’armatore partenopeo la convinzione di far migrare i suoi interessi commerciali presso altri porti più “accoglienti”.
Mi azzarderei a proporre questa domanda: quando con l’autorità di sistema portuale le decisioni verranno prese a Bari, non avendo l’arma della concorrenzialità Brindisi rispetto a Bari, il traffico arriverebbe più a Brindisi o si fermerebbe a Bari?
Il sollievo che si è provato in comitato non ha fatto altro che descrivere il sentimento comune della cittadinanza: una cittadinanza che, a mio parere, si è riunita in toto contro la richiesta di Grimaldi armatore. Contrariamente ad uno scambio critico di idee, sembrerebbe di essere spettatori di un “contagio” di idee. Sono cieco, oppure la stanno pensando tutti allo stesso modo? Chi non ha mai letto di portualità e shipping da fonti svariate di informazioni, è convinto che l’idea che sta difendendo derivi da quella certezza che servirebbe a Brindisi per venir fuori da questo periodo di malcontento?
Per un approfondimento su “Brindisi: Analisi del Caso Concessione del Gruppo Grimaldi” invito il lettore a visitare il mio blog su Portualità, Shipping e Logistica “www.maritimestrategy.wordpress.com”, grazie per l’attenzione.
Antonio Bonatesta
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