April 30, 2025

Top Album

Gli album che non si discutono. Quelli che mettono d’accordo critica e pubblico. Quelli che piacciono agli appassionati di generi diversi e che resistono all’invecchiamento.
Amerigo Verardi: Hippie Dixit
Il ritorno di uno dei più grandi artisti italiani con un album ricco di suoni, idee e cuore, un vero flusso di coscienza, non semplice psichedelia. Vena melodica inconfondibile in brani che pure mai si accontentano di soluzioni convenzionali.

 

David Bowie: Blackstar
Il congedo definitivo di un artista che fino alla fine ha cercato di osare donandoci un altro album memorabile e dallo stile unico.

 

Radiohead¬: A moon shaped pool
Una delle poche band in circolazione capace di mettere d’accordo vendite e qualità in un contesto di indipendenza artistica che sfugge ad ogni catalogazione. Bellissimo
Nick Cave and the bad seeds: Skeleton Tree
Un disco con molta elettronica, cupo come non mai e che trasmette il dolore che ne ha segnato la  preparazione per via del lutto che ha colpito Nick Cave. Di un’intensità che fa quasi male.

 

Ryley Walker: Golden Sings that have been sung
Terzo disco. Un’esplosione di suoni raffinati che riporta alla magia creativa dei grandi songwriter acustici dei primi anni settanta. Tra David Crosby e Canterbury.

 

Ben Seretan: A bowl of plums
Autore newyorkese ed indie rocker di talento purissimo adottato dal nostro paese. Un’etichetta italiana ha prodotto i suoi due dischi e lui ricambia girando lo stivale a suonare le sue canzoni che talvolta sanno di punk americano a volte di cantautore moderno. Una presenza fuori dal tempo che nella forma e nell’immediatezza ricorda il grande D. Boon dei Minutemen.

 

P.J. Harvey: The hope six demolition project
PJ Harvey fin dagli inizi di un quarto di secolo fa ha rappresentato un approccio diverso delle donne al mondo indie rock: spesso spigoloso, raramente rassicurante e spesso alla ricerca di soluzioni innovative. The Hope Six Demolition Project, come già il suo predecessore aggiunge alle canzoni dai suoni asciutti anche testi politicamente critici rispetto alla società contemporanea.
Giorgio Tuma: This life denied me your love
Giorgio Tuma, al quarto disco è un musicista salentino più conosciuto all’estero che in Italia. Ha lavorato tre anni per produrre questo capolavoro del dream pop che esce per l’apprezzata etichetta spagnola Elefant. Un disco corale che vede la collaborazione di Michael Andrews, Laetitia Sadier (Stereolab), Populous,  Matilda Davoli. Atmosfere sognanti, arrangiamenti raffinatissimi, melodie splendide. Un disco prezioso e moderno che però sfoggia la bellezza di un classico.
Cult Album, dischi belli, ispirati ed irrinunciabili per gli appassionati di genere
Cool Ghouls: Animal Races
La migliore declinazione del 2016 per quanto riguarda il pop psichedelico, quartetto di San Francisco che al secondo disco non sbaglia una canzone.

 

The Winstons: The winstons
Una vera sorpresa arrivata dall’Italia ad inizio 2016, un supergruppo formato da Roberto Dellera (Afterhours), Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa, produttore e coilaboratore di PJ Harvey) e Lino Gitto. Un atto di devozione al pop dei sixties, alla scena di canterbuty ed al Progressive. Bellissimo

 

Yorkston, Thorne, Kahn: Everything sacred
Altra specie di supergruppo indie formato da James Yorkston (songwriter scozzese da sempre dedito alla riscoperta della musica tradizionale anglosassone) Suhail Yusuf Khan (abile suonatore di sarangi – strumento indiano ad arco) ed il grande bassista Jon Thorne. Questo è il disco folk del 2016, in cui la musica riesce a fare abbracciare in modo assolutamente naturale culture e tradizioni lontanissime abbattendo le frontiere che oggi ci opprimono.
Goon Sax: Up to anything
Esordio di un terzetto di giovanissimi australiani. Chitarre elettriche senza troppi effetti, tutto molto semplice e lineare ma irrinunciabile per quanti amano l’indie rock che si ispira ai Velvet Underground del terzo omonimo disco.
Parquet Courts: Human Performance
Newyorkesi al quarto disco. Una via all’indie rock intelligente che strizza gli occhi al kraut come pure alle soluzioni sbilenche di pop alternativo dei Pavement.
Bidons: Clamarama
Italiani. Al terzo disco. La migliore proposta di garage sporco e distorto del 2016. Produce la label Area Pirata che non sbaglia un colpo.

 

Niccolò Fabi: Una somma di piccole cose
Atmosfere intime, i suoni sono ridotti all’essenziale per un disco in cui il cantautore romano cresce e mette a nudo la sua anima con testi bellissimi. Una somma di piccole cose, proprio come il titolo del disco.

 

Warm Morning Brothers: A bunch of weeds
Una scoperta inattesa in quanto si tratta del quarto disco della band. Band Piacentina dei fratelli Modicamore che gestisce in proprio anche una label (Other Eyes Records). Pop di grandissima classe che non ha rivali a livello internazionale, fiati e archi arrangiati in modo superbo e brani dalla melodia contagiosa di scuola Bacharach. Incredibile siano passati inosservati sino ad ora.
Motta: La fine dei vent’anni
Una lunga gavetta e poi questo esordio in proprio prodotto da Riccardo Sinigallia consacra Francesco Motta a personaggio italiano del 2016. Nuovo cantautorato italiano ma dalla forte impronta rock come è giusto che sia per un vero animale da palcoscenico.
Vanishing Twin: Choose your own adventure
Altro grande esordio per il 2016. Per gli amanti del pop sixties dal sapore retrò. Un punto di incontro tra Stereolab, Pram, Soundcarriers e Broadcast.

 
His Clancyness: Isolation Culture
Jonathan Clancy, passaporto americano, ormai ha stabilito il suo quartier generale in italia. Dopo i progetti Settlefish ed A classic education ha fondato un’etichetta (Maple Death Records) ed ha varato  questo nuovo progetto da esportazione che giunge alla seconda pubblicazione. Una via intelligente  e personalissima all’indie rock. La miglior risposta ai Parquet Courts viene proprio dall’Italia.

 

Badbadnotgood: IV
Toronto, Canada, partorisce un ibrido di difficile definizione che affonda le radici nel jazz ma si contamina con fusion, soul ed hip hop. Per quanti erano stati ammaliati lo scorso anno dalla bellezza del disco di Kamasi Washington.

 

Tredici Bacci: Amore per tutti
Una specie di orchestra di 15 elementi che opera a New York capitanata dal compositore Simon Hanes. Altro grande debutto che arriva sul finire dell’anno. Una dedica alla library music italiana di Ennio Morricone e Nino Rota che si contamina con jazz e soul. Grande promessa per il futuro.

 

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