May 4, 2025

diario-di-bordo-newSe oggi la nostra attenzione può ricadere su alcune auto in corsa, cariche dei “tunz-tunz” musicali, negli anni ’70, era quasi del tutto normale ascoltare le canzoni napoletane dai finestrini di alcune auto, rigorosamente roboanti o smarmittate.

 

La canzone napoletana in quel periodo rappresentava una sorta di status symbol, una colonna sonora dedicata non solo ai drammi musicali partenopei, ma anche a quella personale, fatta in alcuni casi, di scafi blu, “bionde” e codici d’onore.

 

 

mario-merola La sceneggiata napoletana è un genere di rappresentazione popolare, che alterna il canto con la recitazione.

Una forma d’arte nata e sviluppatasi a Napoli tra gli anni ’20 e gli anni ’40.

I canoni e le tematiche portate in scena dagli autori sono l’amore, il tradimento, l’onore, talvolta la malavita. Negli anni ’70 la sceneggiata conosce una sorta di revival.

 

Il rilancio fu dovuto a Pino Mauro, Mario Trevi, Carmelo Zappulla e soprattutto al cantante e attore Mario Merola. L’attore interpreterà anche molte pellicole che lo consacreranno come il re della sceneggiata.

Dopo la metà degli anni ’70, Mario Merola interpretò insieme a Patrizio, giovane promessa neomelodica, scomparso all’età di 24 anni, la commedia drammatica “Papà è Natale”.

 

patrizioDa giovanissimi rokkettari, ma già ricchi di esperienze musicali fatte in giro per l’Italia, decidemmo con fare decisamente indisponente e goliardico di assistere, per una volta nella vita, a questo genere di commedia.

Ma, ben presto la nostra aria da bulletti scomparve.

Nel vecchio e maestoso cinema-teatro “Di Giulio”, delle facce poco rassicuranti ci consigliavano di spegnere i nostri bollenti spiriti e di assistere allo spettacolo in modo composto e in religioso silenzio.

Tuttavia la nostra curiosità si rivolse soprattutto nei confronti del “cattivo” della commedia, preso di mira dal pubblico con improperi ed epiteti abbastanza pesanti, come un arbitro di calcio nella sua peggior giornata…

Il pubblico era ben presto entrato nella parte, tanto da far temere per l’incolumità dello stesso attore.

Una cosa “normale” che si ripeteva anche negli atri spettacoli, tanto che in uno di essi, nel napoletano, un attore fu ferito da un colpo d’arma da fuoco.

 

Al termine dello spettacolo, pur non apprezzando il genere, comprendemmo che il rispetto per la musica e per ogni forma di spettacolo deve esistere sempre, aldilà delle nostre ragioni o gusti.

Da allora, non abbiamo più assistito a questo genere di spettacoli.

Ma un sorriso beffardo ci accompagna ancora oggi, quando una sola nota neomelodica esce fuori da una finestra o da un’auto in corsa…

 

MARCO GRECO

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