Viaggiare in aereo o in treno, fare il pendolare sugli autobus, frequentare locali, prendere il caffè in un bar, ti permette di osservare i mutamenti di una società.
Ad esempio, l’ingresso della telefonia mobile e di come le persone reagiscono ai cambiamenti, alla tecnologia, all’innovazione.
Come la gente si isola, non parla, esprime i concetti degli altri, non legge i giornali e i quotidiani, non compra più dischi e libri.
Quasi tutti usano uno smartphone per ascoltare musica, per socializzare, leggere e scrivere commenti. Ci isoliamo anche quando siamo seduti a tavola per il pranzo e per la cena.
La priorità è interagire anche con più persone nello stesso istante.
Singolare è invece che se hai il bisogno di parlare o di esprimere le tue opinioni, hai intorno a te diversi amici o il proprio nucleo famigliare pronti ad ascoltarti, guardarti negli occhi e accarezzarti il cuore.
Un “presunto” incontro di civiltà, un tempo necessario, la regola, un riferimento atteso per affrontare il cammino della vita, che diventa la possibilità di un dialogo consapevole.
Diversi concerti e alcuni spettacoli teatrali, soprattutto estivi, disegnano le coordinate in cui si muovono gli avventori attraverso la nuova tecnologia digitale.
Molti entrano in ritardo ma hanno quasi l’obbligo di fare passerella e di conquistare le prime fila.
Una volta arrivati, con forte debito verso l’estetica, si fotografano con il palco alle spalle testimoniando la loro presenza su facebook e whatsapp.
Il pubblico sembra essere più il protagonista di se stesso rispetto alla musica e agli artisti.
Dopo i selfie iniziano le chiacchere con i fastidiosi tocchi di vetro e l’odore di fritto in sottofondo ad accompagnare il profondo disinteresse che disturba e offende chi studia, ricerca, fatica, produce e offre musica e cultura.
Alcune volte ci siamo vergognati per la nostra sofferenza e intolleranza come generazione di dinosauri in via di estinzione.
Nelle nostre consapevoli stramberie, lasciateci ancora il gusto di ascoltare, sorprenderci e di catturare ogni filo di emozione di cui sentiamo ancora il bisogno di riscoprire in un mondo asettico e che sembra essersi svuotato dai suoi valori artistici ed educativi.
MARCO GRECO
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